ULSS 9, istituito l’Osservatorio provinciale sulle Residenze Assistenziali per Anziani

 
 

La presentazione ufficiale lunedì 25 gennaio dopo le riunioni di coordinamento. Occorre ripensare ad un nuovo modello di RSA per il futuro.


I centri di accoglienza per anziani non autosufficienti sono le strutture che hanno pagato il prezzo più alto in termini di vittime dovute al Covid-19, un terzo dei deceduti per Covid-19 nella Regione Veneto è rappresentato proprio da anziani ospiti in RSA, Case di Riposo e Centri Servizi, quasi 2000 morti. Ed alcune sono state colpite in modo drammatico proprio a Verona e provincia, anche se a mio avviso occorrerebbe fare chiarezza sui numeri di decessi dichiarati dalle Direzioni delle strutture senza nascondersi dietro alla c.d. “comorbilità”. Ancora oggi alcune RSA, a mezzo stampa locale, dichiarano un numero di decessi per Covid di gran lunga inferiore a quelli reali, utilizzando per l’appunto l’alibi della “comorbilità”. In tal senso però L’ULSS deve assolutamente fare chiarezza.

Quello dei centri di accoglienza per anziani non autosufficienti è un dramma che merita più attenzione da parte di tutti i livelli istituzionali, considerato che avviene in strutture pubbliche e private che lavorano con accreditamento della Regione, e in cui la quota sanitaria è pagata con fondi pubblici regionali.

Proprio a tale riguardo Amnesty International Italia ha presentato in dicembre il Rapporto “Abbandonati”, risultato di una ricerca sulle violazioni dei diritti nelle strutture di residenza sociosanitarie e sociosanitarie durante la pandemia da Covid-19 in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che ha messo in luce le lacune delle istituzioni italiane a livello nazionale, regionale e locale nell’adottare misure tempestive per proteggere la vita e la dignità delle persone anziane nelle case di riposo nel corso dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

L’intempestiva chiusura alle visite esterne delle strutture, il mancato o tardivo sostegno delle istituzioni nella fornitura di dispositivi di protezione individuale (DPI) alle stesse, il  ritardo nell’esecuzione di tamponi sui pazienti e sul personale sanitario, sono alcuni degli elementi che hanno contribuito al tragico esito e che dimostrano la de-prioritizzazione di questa tipologia di presidi rispetto a quelli ospedalieri, nonostante la popolazione anziana fosse stata dichiarata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) tra le più vulnerabili al virus fin dall’inizio della pandemia.

L’emergenza sanitaria ha, inoltre, acuito problemi sistemici che affliggono le strutture oggetto della ricerca. Tra queste, la carenza di personale – aggravata dall’alto numero di operatori sanitari in malattia e dai reclutamenti straordinari dei presidi ospedalieri – ha comportato un grave abbassamento del livello di qualità dell’assistenza e della cura degli ospiti e ha fatto sì che si realizzassero condizioni di lavoro terribili per gli operatori stessi, sottoposti a un grave stress fisico e psicologico e che fossero sovraesposti al rischio di contagio.

I pochi Dpi a disposizione, le indicazioni scorrette circa il loro uso – o addirittura istruzioni relative al riutilizzo di dispositivi monouso – l’inadeguata formazione, l’esecuzione dei tamponi con frequenza irregolare e solo a partire da una fase avanzata dall’emergenza, quando il picco dei decessi della prima ondata era stato superato, la mancata attuazione di protocolli appropriati a contenere la circolazione del virus nelle strutture, hanno accresciuto le possibilità che gli operatori contraessero il Covid-19.

La chiusura delle visite ha generato diverse difficoltà tra i familiari nel reperire informazioni circa lo stato di salute dei pazienti. Molte famiglie hanno lamentato l’assenza di trasparenza da parte delle strutture sull’andamento epidemiologico all’interno delle strutture e sulle misure prese per proteggere i propri familiari. L’isolamento domiciliare di molti medici ha reso in molti casi impossibile il confronto diretto tra i familiari e il medico della struttura per ottenere informazioni più approfondite.

Infine, il Rapporto rileva come a partire dall’inizio dell’emergenza sanitaria, governo e autorità regionali e locali non hanno mai reso pubblici dati e informazioni omogenei e completi relativi alla diffusione del contagio nelle strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali, essenziali per una lettura puntuale del fenomeno e tale da consentire, tra le altre cose, di rispondere alle esigenze del settore evitando il ripetersi delle violazioni e della mancata tutela dei diritti alla vita, alla salute e alla non discriminazione dei pazienti anziani.

Proprio per fronteggiare la pandemia nelle sue varie declinazioni indicate nel Rapporto di Amnesty, dopo le prime tre riunioni di allineamento e coordinamento, dell’11, 23 dicembre e 5 gennaio, è stato istituito l’ “Osservatorio provinciale sulle strutture residenziali per anziani” composto dall’Azienda ULSS 9 Scaligera, dal Presidente della Conferenza dei Sindaci e dai Presidenti dei Comitati dei Sindaci afferenti alla stessa ULSS 9, dal Presidente della Provincia di Verona, dal Sindaco di Verona o suo delegato, dalla rappresentanza dei Direttori dei Centri di Servizi e dalla rappresentanza delle parti sociali  della Provincia di Verona e da rappresentanti dei Comitati dei Familiari dei Centri di Servizi.

Tutti i promotori sottolineano la necessità di considerare come obiettivo primario in questo momento il contrasto alla diffusione dell’epidemia Covid-19 all’interno delle strutture residenziali per persone anziane non autosufficienti, nell’ottica di tutela della salute degli ospiti e dei lavoratori che vi operano, indipendentemente dal rapporto di subordinazione e dalla tipologia contrattuale.

Pertanto, i promotori dell’Osservatorio hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa che in
primo luogo si pone l’obiettivo di favorire la collaborazione tra le parti, nella distinzione
delle prerogative e dei ruoli dei diversi soggetti, con l’intento di monitorare la situazione,
indicare i problemi che emergono e proporre soluzioni da sottoporre all’attenzione e alla
fattibilità della Direzione dell’ULSS 9 Scaligera, dei Comuni e degli Enti gestori delle
strutture residenziali per anziani.

In secondo luogo, l’Osservatorio impegna le parti a incontrarsi in videoconferenza con cadenza periodica, possibilmente con aggiornamenti quindicinali o, in caso di necessità, su richiesta delle parti in ragione di eventuali criticità che si dovessero determinare.

Si è convenuto, inoltre, che nel corso della settimana precedente l’incontro, l’Azienda
ULSS 9 Scaligera comunichi ai partecipanti la situazione con riferimento a: dati di
prevalenza sulla diffusione dell’infezione presso i Centri di Servizio; attuazione del Piano
di Sanità Pubblica; ricognizione sulle attività alternative ai Centri Diurni per anziani,
compresi i Centri Sollievo, e sui piani di riorganizzazione quando sarà prevista la ripresa
delle attività; modalità di coinvolgimento e presenza dei familiari; assistenza medica dei
medici di medicina generale presso le strutture residenziali per anziani.

Il nuovo Osservatorio favorisce il confronto sulle strategie finalizzate a circoscrivere i casi di Covid-19 nelle strutture residenziali per anziani, con l’obiettivo di tutelare gli ospiti e il personale che risulta negativo e a individuare le migliori azioni atte a gestire i pazienti positivi in ambienti protetti e con personale professionalmente preparato, il tutto salvaguardando l’autonomia dei singoli enti.

In questa fase di emergenza verranno attivati interventi mirati al sostegno di anziani soli e di quelli con malattie croniche attraverso la rete dei servizi domiciliari sia sanitari che sociali. A tal fine l’Osservatorio conviene che, al superamento della fase emergenziale, si condivideranno insieme le modalità di espletamento dei servizi (SAD e ADI) rivolti alla “domiciliarità” (spesa a domicilio, recapito di farmaci, prelievi salvavita, controlli medici, ecc.), sostenendo il confronto avviato per la programmazione del Piano di Zona Straordinario per valutare le risorse, i tempi e le modalità dell’implementazione dei servizi socio-sanitari pubblici e privati accreditati negli ambiti distrettuali, allo scopo di migliorare e integrare il sistema di prevenzione, cura e riabilitazione a livello territoriale.

Auspico che l’Osservatorio possa garantire agli ospiti delle case di riposo il diritto al più alto standard di assistenza ottenibile e l’accesso non discriminatorio alle cure, oltre ad attuare politiche di visita che permettano un contatto regolare con le famiglie.

Opportuna inoltre sarebbe, un’inchiesta pubblica e indipendente, oltre a quelle delle varie Procure, quella di Verona si è già attivata, che chiarisca le responsabilità e suggerisca misure concrete per affrontare le criticità riscontrate, tra cui il miglioramento dei meccanismi di sorveglianza delle strutture, è inoltre indispensabile che le autorità assicurino la massima trasparenza sui dati relativi alla gestione della pandemia da Covid-19.

Ricordo che le RSA sono state i luoghi nei quali il virus è stato più letale ma sono anche un business milionario, basta leggere i bilanci delle più grandi Strutture. L’occasione che ci si è presentata a seguito della pandemia deve farci riflettere pe realizzare un nuovo modelle di strutture per anziani non autosufficienti altrimenti finita l’allerta tutto tornerà come prima, è nella natura umana.

Alberto Speciale

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

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