Locatelli farà le cose per bene?

 
 

di Matteo Castagna

I media schierati a sinistra hanno cercato, in ogni modo, di far iniziare il mandato del Ministro alla Famiglia e Disabilità Alessandra Locatelli con un’affermazione forte, che potesse far infuriare la polemica con la cosiddetta galassia LGBT. 

Pare che l’intento sia stato schivato dal nuovo ministro con un’innegabile intelligenza. Chi ha orecchie per intendere,  comprende la sua particolare sensibilità per le problematiche relative alla disabilità, che, del resto, rappresentano buona parte della sua formazione e professionalità. Però sarebbe interessante anche interrogarsi su quanto sia realmente differente dire che “le famiglie arcobaleno non esistono” – come fece il predecessore Lorenzo Fontana – e “le famiglie arcobaleno non sono una priorità“, come ha affermato Locatelli. Sarebbe un buon esercizio estivo soprattutto per i sostenitori della società fluida.

Qualcuno ha posto l’accento sulla dichiarazione del Ministro, inerente l’assenza al Congresso Mondiale delle Famiglie, svoltosi a Verona e patrocinato da Fontana. Ma, lanciata così sui giornali, l’affermazione è monca, perché manca delle specifiche successive. Su La Stampa di oggi, il Ministro dice anche di non voler farsi tirare per la giacca dalla miriade di associazioni che hanno fatto il Family Day, senza, però, rompere con alcune realtà vicine a quell’area valoriale. 

Come dar torto a una Locatelli che intende mettere ordine davanti alla sua porta verso una certa, grassa canea, foriera di bisticci e polemiche, di scissioni e accuse, primadonnismi, di scelte elettorali poco coraggiose o molto discutibili, di montature e ricerca di mera visibilità da parte di gruppi pulviscolari, scollegati e personaggi litigiosi anche sullo stesso pianerottolo? 

Nasce, allora spontanea la domanda: con chi non vuole rompere Locatelli, nel mondo pro Life italiano? Lei ci tiene a precisare di essere “cristiana e cattolica”, a sottolineare le sue radici, di voler lavorare per incidere sulla natalità, nel rispetto della Costituzione, che indica la Famiglia come composta da mamma, papà e figli, di non voler occuparsi dei cosiddetti diritti civili e di non voler toccare le altre leggi vigenti.

Troppi esponenti e associazioni del mondo pro Life italiano hanno dimostrato di non voler accettare che la democrazia moderna si fonda sul diritto positivo, per cui tutto può essere oggetto di voto a maggioranza. (è così anche se molti non sono d’accordo, compreso chi scrive). 

Solo uno sciocco potrebbe, da posizione di governo, proporre leggi o abrogazioni di leggi, per cui non esistono i numeri né le condizioni sia in Consiglio dei Ministri, sia in Parlamento. Sarebbe, infatti, un karakiri politico che, in ultima analisi, favorirebbe la cultura e le istanze omosessualiste, femministe, sessantottarde. 

Forse è questo che alcuni paladini, poco pragmatici, del celodurismo familista non hanno ancora avuto la maturità politica di comprendere, nonostante i continuativi risultati negativi. Forse, occorre capire che c’è un tempo per ogni cosa e che l’attuale è quello dell’argine alle spinte sempre più pressanti verso le legislazioni ultraprogressiste di coloro che “non sono una priorità” per il Ministro Locatelli

Nel mondo pro-life ci sono pochi esempi che abbiano dimostrato con i fatti di aver capito come funziona, allontanandosi dal Family Day in tempi non sospetti e di poter  esser utili alla causa con  proposte, idee e radicamento territoriale. 

Saranno, dunque, le donne e gli uomini della “nova civilitas”, attualizzata dal pensiero e dalle opere di San Benedetto da Norcia, patrono d’Europa, a poter aiutare Locatelli a fare le cose per bene?

 
 

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