I ristori promessi e mai arrivati uniscono i Ristoratori del Veneto

 
 

È il «ritardo sui sostegni-bis» il principale problema che il mondo della ristorazione e del ricettivo sono costretti oggi ad affrontare. Dopo mesi di zona rossa, a fronte di riaperture tuttora condizionate dal contesto storico e di annunci sulla partenza dei bonifici, «di fatto ancora non sono arrivati quei ristori a fondo perduto che permetterebbero di guardare con un minimo di fiducia al prossimo autunno». Quell’autunno in cui «è impensabile chiudere di nuovo».

A sottolinearlo è l’associazione Ristoratori Veneto, nata nei giorni scorsi a Veronadopo mesi d’impegno, manifestazioni e iniziative come il flash-mob del febbraio scorso sul ponte di Borghetto a Valeggio sul Mincio per difendere un settore, fiore all’occhiello dell’Italia, messo in ginocchio dalle ricadute economiche delle politiche anti-Covid.

Dallo «sblocco dei sostegni-bis» al «ripristino dei voucher per risolvere il nodo della mancanza di personale» passando per l’«abolizione o sospensione temporanea del Documento unico di regolarità contributiva», sono alcune delle richieste dell’associazione, che abbraccia l’intero settore Ho.Re.Ca. — acronimo di Hotellerie Restaurant Café — e coinvolge già quasi 1.500 imprenditori del settore ristorativo e ricettivo da tutte le province del Venetoche hanno sentito il bisogno di unirsi per rappresentare le proprie istanze.

Racconta da Valeggio sul Mincio Alessia Brescia, portavoce di Ristoratori Veneto e imprenditrice la cui famiglia lavora nella ristorazione fin dagli anni Settanta: «La pagina social di Ristoratori Veneto è stata creata nel novembre 2020. Da allora abbiamo condiviso istanze da tutta la Regione, raccogliendo anche in piazza la voce di colleghi che sentono il bisogno di una rappresentanza pura, seria, a-partitica. Da lì il seguito è cresciuto fino a creare le basi per la nascita dell’associazione. L’ideale è sempre lo stesso cioè unire una categoria che negli anni si è costantemente divisa. Un’unione senza interessi, senza poltrone. Chi meglio dell’imprenditore con “le mani in pasta” può conoscere le problematiche reali? La nostra è un’associazione sudata, pensata, voluta. Fatta da famiglie con alle spalle una storia, esperienze di vita e sacrifici fatti per le proprie aziende e i propri dipendenti».

A fotografare il quadro economico e storico sono le testimonianze degli associati di Ristoratori Veneto. Da Padova, dove gestisce la pizzeria Ocio ai sassi, Nicolo Saviolo spiega che «il mio locale prima del Covid viaggiava spedito da ormai 14 anni, poi tutto si è fermato e a oggi sono arrivati solo i ristori di maggio 2020 e il 90% del fondo filiera. Intanto però affitti e altre spese di gestione non si sono fermati. Ora il lavoro sta riprendendo ma con calma, ci vorrà ancora molto tempo per abituare la gente a uscire e la certezza è che non possiamo permetterci di richiudere a ottobre». Dalla provincia di Treviso, Mauro Meneghin della Birreria Prosit dice: «I risarcimenti totali di quest’anno e mezzo equivalgono circa al 25% delle perdite subìte e sono numeri chiaramente insufficienti a coprire i costi fissi». Sempre dal Trevigiano, Achille Zorzi della Trattoria da Bimbari, spiega che «il nostro locale si salva poiché a conduzione familiare, perché per il resto sono mancati introiti fondamentali delle feste invernali e primaverili, delle cresime, delle comunioni e di altri appuntamenti tradizionali».

Tra le richieste che l’associazione vuol portare avanti, come detto, c’è il ripristino dei voucher: «Cuochi e camerieri, durante questo lungo periodo d’incertezza e con una cassa integrazione che non arrivava, hanno preferito cercare occupazioni alternative: sono più che mai necessari strumenti che consentano le assunzioni in modo regolare ma flessibile, perlomeno per questo periodo di emergenza». Quanto alla proposta di abolizione o sospensione temporanea del Durc, Ristoratori Veneto & Ho.Re.Ca ritiene «assolutamente incoerente, a causa di una situazione di emergenza sanitaria, obbligare interi comparti alla chiusura forzata, senza reddito a sostegno dei costi delle aziende e del sostentamento delle famiglie, e poi privarli anche degli aiuti perché non sono riusciti a pagare i contributi previdenziali». Ecco perché, inoltre, servirebbero «indennizzi a fondo perduto calcolati in modo proporzionale alle perdite subite mese su mese».

Conclude Brescia: «Abbiamo riaperto e questo giustamente ha spostato l’attenzione sull’impegno nelle nostre attività, ma non possiamo e non dobbiamo dimenticare. Ristoratori Veneto & Ho.re.ca. metterà tutte le energie e il tempo necessario per ristabilire i giusti equilibri mai avuti in precedenza, dando importanza alle ulteriori attività che entreranno a far parte dell’associazione. Aziende, famiglie, persone, non numeri!».

 
 

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