Aeroporto Catullo – I numeri li diamo noi

 
 

Catullo Traffico 2018: Bicchiere Mezzo Pieno o Mezzo Vuoto?

Nelle ultime settimane siamo finiti congestionati da articoli, guarda caso, sul traffico aeroportuale del 2018 pubblicati da Assaeroporti. Con i giornali locali del territorio che hanno esaltato i risultati degli aeroporti del Nord Est Italiano. Abbiamo letto articoli con titoli roboanti: “Aeroporti, il Nordest Decolla”– (La Cronaca di Verona); Aeroporti la “Sorpresa Bolzano  Incremento Passeggeri del 14,3%” – (Venezie Post); “La Crescita del Catullo Brilla a Livello Nazionale”– (Corriere di Verona); “Il Catullo traina l’exploit del polo aeroportuale” –(Il NordEst Qutidiano) e “Traffico, Save con il Catullo vola a +9%” – (L’Arena di Verona). I titoli ad effetto hanno sicuramente invogliato il lettore a scorrere gli articoli, ma alla fine della lettura ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli per la superficialità con cui i risultati del traffico passeggeri sono stati trattati.

Se non fossimo in Italia, potremmo essere convinti di rivivere l’epoca di Pol Pot.

Ci pare molto chiaro ed evidente il tentativo di voler dare un messaggio “di regime”, e pertanto distorto, sui risultati di questi 5 anni di gestione SAVE della Catullo SpA di Verona, proprio in un momento topico di rottura tra i soci pubblici del Catullo e la SAVE di Marchi. Si ha la sensazione che chi abbia scritto gli articoli di cui sopra voglia – ad ogni costo – dimostrare che la SAVE di Marchi abbia fatto bene in questi 5 anni di gestione.

Il presente articolo, invece, ha la sola finalità di spiegare realmente e con trasparenza il valore dei risultati di traffico 2018, cercando di dare al lettore una visione meno parziale di quanto riportato da una stampa locale faziosa, spesso asservita e politicamente orientata.

In termini generali, il trasporto aereo è cresciuto molto bene anche nel 2018 in tutta Europa.La propensione al volo dell’Italia risulta addirittura maggiore di quella di Francia e Germania, fatto che ha determinato il sorpasso del nostro Paese nei confronti dei francesi, facendoci conquistare un importante quarto posto per volume passeggeri (quasi 175 milioni) alle spalle di Germania (che di milioni ne ha movimentati 230), Spagna (250 milioni) e Regno Unito, primo Paese assoluto con 284 milioni, ma che registra già i primi effetti della BrexitNel 2018 è stato registrato chiaramente un cambio di rotta rispetto alla tradizionale scarsa propensione degli italiani ai voli intercontinentali, individuabile soprattutto nella crescita a doppia cifra dello scalo di Malpensa. Roma Fiumicino mantiene il nono posto a livello europeo, ma soffre molto la crisi Alitalia, come del resto anche Milano Linate, che ha drasticamente ridotto la flotta.

In Europa l’85% degli aeroporti ha fatto segnare una crescita positiva nei passeggeri. In Italia nel 2018 la crescita si è attestata al 5,9%. Tra gli aeroporti maggiori è continuata anche nel 2018 la crescita a doppia cifra di Milano Malpensa, Catania e Napoli, mentre Bergamo si è allineato all’incremento medio nazionale consolidandosi terzo scalo italiano. L’aeroporto di Roma Fiumicino ha fatto segnare nel 2018 una crescita della componente di traffico extra-Schenghen del 14% a confermare il buon momento delle destinazioni extraeuropee.
Per quanto riguarda le compagnie aeree, il gruppo Alitalia ha mantenuto il 42% sul mercato nazionale e Ryanair si è attestata sul 30%Sulle direttrici Italia-Europa il vettore irlandese ha fatto segnare invece il 27,6% di share, Alitalia poco più del 22%. La quota del traffico low-cost, che ha raggiunto il picco massimo con il 50% di share nel 2015, è stata soggetta a un assestamento con un leggera flessione al 47,7%conseguenza di una riduzione dell’offerta complessiva dell’1,5%. Ryanair ha conservato comunque un load factor da record assoluto del 95% e ha continuato a crescere in numero di rotte più che di Load Factor, come pure easyJet. Sul fronte delle merci, il Nord Italia, che ha trainato lo sviluppo del comparto negli ultimi dieci anni, ha segnato una battuta di arresto nel 2018, mentre è cresciuto il traffico del Centro Italia grazie ai risultati di Fiumicino. Comunque da segnalare che l’area del Sud Italia ha fatto registrare un traffico merci inferiore di quasi il 7% rispetto a dieci anni fa.

In merito ai risultati di traffico della Nord Est Italiano, la crescita è stata dell’8,4% che risulta essere la più alta registrata nelle varie macro aree d’Italia. La stampa locale tende a parlare del “Polo aeroportuale del Nord Est” che tuttavia non esiste come vero e proprio sistema, dacché in Italia ed a livello europeo sono stati riconosciuti come sistemi aeroportuali solamente quello di Milano (Malpensa, Linate e Bergamo) e quello di Roma (Fiumicino e Ciampino).

Gli aeroporti del Nord Est nel loro complesso (Trieste, Brescia, Verona, Venezia, Bolzano e Treviso) hanno movimentato più di 18 milioni di passeggeri nel 2018 come risulta dalla tabella che segue.

Da un punto di vista della crescita percentuale – anno su anno – Verona ha fatto segnare il risultato più alto con l’11,6% rispetto al 2017. Risultato importante, ma da parametrare con valori assoluti di modesta entità sui quali deviazioni percentuali ampie, in crescita o in declino, sono più facilmente realizzabili.

Nei giorni scorsi abbiamo letto che Verona era stata posta come elemento “trainante” per la crescita del traffico passeggeri per il Nord Est, ma questo assioma non trova riscontro nei numeri: il traffico di Verona incide per il 18% del traffico totale degli aeroporti ubicati nella macro area del Nord Est e quindi molto più marginale rispetto a Venezia che invece contribuisce per il 60%. Si è addirittura parlato di “Asse Verona – Venezia – Brescia” come il motore del traffico del Nord Est, dimenticando che Brescia ha fatto segnare un penoso -37,9%con appena 8,589 passeggeri.

Verona comunque ha confermato la sua propensione a crescere soprattutto nel traffico nazionale con un +19,1%. Tale risultato è sostanzialmente dovuto al cambio di strategia imposta da SAVE che sta trasformando lo scalo Veronese in aeroporto a spiccata vocazione low cost, soprattutto domestico. Va anche evidenziato come la pur consistente crescita percentuale per il 2018 di Verona si assottiglia molto quando viene posta a confronto con la crescita media degli aeroporti del Nord Est: la media nazionale infatti è stata del 5,9% mentre la media degli aeroporti ubicati nel Nord Est è stata del 8,4%. Importante anche sottolineare che Verona aveva già registrato 3.5 milioni di passeggeri nel lontano 2007 e a rigor di logica dovrebbe avere dei valori assoluti di crescita intrinsechi molto più alti e già ipotizzati come previsionali dalla stessa SAVE nel 2014/2015 in quanto oggetto di sviluppo di recupero, ma i numeri non hanno dato seguito alle previsioni. Lo scalo di Verona, che esprime un bacino di pertinenza molto esteso e che rappresenta una tra le aree a maggiore vocazione turistica ma anche industriale i d’Italia oggi – se fosse cresciuto in linea con la media della crescita nazionale dal 2007 in poi – dovrebbe aver registrato un traffico di almeno 5 milioni di passeggeri, o quanto meno dovrebbe aver raggiunto le previsioni a suo tempo stilate da SAVE. Non riusciamo pertanto a capire l’entusiasmo che emerge negli articoli pubblicati dalla stampa locale.

Staccandosi dal confronto Nord Est / Altri, diventa ancora più importante confrontare i risultati degli scali del Garda con i diretti competitors sul territorio: ossia gli scali di Bologna, Bergamo, Venezia e Treviso. La tabella che segue mette in correlazione il traffico totale 2018 con i volumi incrementali conseguiti, soprattutto di traffico internazionale.

Da questo confronto emerge chiaramente come pur avendo il tasso di crescita più alto tra gli aeroporti competitors, gli aeroporti del Garda sono quelli che in termini di valori assoluti di passeggeri incrementali sono cresciuti di meno nel 2018. Verona poi diventa fanalino di coda quando andiamo a confrontare i passeggeri incrementali internazionali, quelli più pregiati, in pratica quelli che ogni territorio vuole.

Il settore merci nel 2018 segna una flessione del 0,5%; comunque Malpensa rimane lo scalo che movimenta più merci con Fiumicino secondo e Bergamo al 3° posto. Di seguito una panoramica dei risultati cargo degli aeroporti “vicini” a Verona e Brescia.

In merito al sistema del Garda, Brescia ha fatto segnare un -31,7%, a conferma che la situazione risulta irrecuperabile e merita di un intervento del Ministro. Verona fa segnare un -1,5% che conferma la sua non vocazione alla gestione delle merci. I risultati per gli scali del Garda sono stati molto negativi per le merci che invece avrebbero dovuto rappresentare  un “core business”, visto e considerato che il territorio del Garda risulta essere tra i più ricchi ed industrializzati d’Europa.

A questo punto rifacciamo la domanda iniziale: alla luce del traffico 2018 per il Catullo, il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?

Noi siamo dell’idea che il bicchiere sia mezzo vuoto se non completamente vuoto. I numeri registrati non danno il senso di un aeroporto in fase di rilancio, come può invece essere Napoli, Malpensa o Catania. Gli ultimi 3 anni sono stati molto positivi per tutto il settore e sarebbe stato necessario capitalizzare tale opportunità anche su Verona, recuperando posizioni perse negli anni e tentando di attrarre almeno un vettore ad erigere base di armamento sullo scalo ed invece l’aeroporto di Verona cresce principalmente in low costo domestico. I risultati di Brescia suggeriscono che lo scalo Monteclarense dal canto suo andrebbe addirittura chiuso.

Adesso toglietegli anche il bicchiere. 

 
 

1 COMMENTO

  1. Finalmente qualcosa di serio, trasparente e leggibile …

    Alla faccia dei giornali locali !

    Mancavo solo che paragonassero lo scalo di Verona a Gatwick per risultati ed efficienza. Abbiamo memoria corta, ma ricordiamoci quello che è successo quest’estate a Verona e quello che hanno scritto i passeggeri su Skytrax.

    Viva Verona News e Bravo Coratto che garantisce una stampa vera e trasparente !

    Alvise

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