La collezione De Betta in mostra al Museo di Storia naturale: anfibi, rettili e conchiglie

 
 

Un’inaspettata eredità permette a Edoardo Francesco De Betta di abbandonare la detestata pratica di avvocato per dedicarsi alla sua passione, le scienze naturali. Un destino per cui si farebbe firma e che il fortunato protagonista sa ben mettere a frutto.

Nato in Val di Non nel 1822, De Betta lascia la toga e Milano per trasferirsi a Verona nel 1848, erede della cugina Teresa, andando negli anni ad approfondire gli studi naturalistici, soprattutto zoologia sistematica e faunistica, entrando in contatto con studiosi italiani e stranieri e scrivendo i primi lavori di argomento malacologico.

Nel 1854 viene eletto consigliere comunale, fino al 1863. L’anno dopo, su sua proposta, l’Accademia di Agricoltura arti e commercio delibera di innalzare in piazza dei Signori un monumento a Dante Alighieri. Nel 1865 diventa podestà di Verona, affrontando il difficile compito di mediazione con le autorità austriache che, consce del loro imminente tracollo, mantengono un oppressivo sistema di polizia.

 Edoardo De Betta scompare nel 1896, lasciando una ricchissima biblioteca personale e opere proprie di rilevanza internazionale sulla fauna veneta e trentina, in particolare sui molluschi e sui rettili.

Il Museo di Storia naturale di Verona rende omaggio allo studioso con una mostra temporanea nell’atrio d’ingresso, dove periodicamente vengono proposti, a rotazione, alcuni pezzi delle collezioni di studio normalmente non visibili al pubblico, parte dei quasi cinque milioni di esemplari normalmente esaminati dai ricercatori e dagli esperti di settore; fino al 12 giugno 2022 sono esposti i 1300 esemplari della raccolta erpetologica (anfibi e rettili), conservati in alcool o formalina, a secco e preparati scheletrici. Tra le specie più importanti presenti ci sono quelle oggi scomparse dalla provincia Verona, come il pelobate fosco, un anfibio scavatore la cui popolazione è attualmente in forte riduzione in Italia e considerata in pericolo di estinzione.

La parte malacologica è costituita da circa 90.000 esemplari di conchiglie marine, di acqua dolce e terrestri, appartenenti a 5.000 specie, molte italiane ed europee, alcune provenienti da altre parti del mondo. I cataloghi di de Betta rappresentano preziosi documenti scientifici sulla distribuzione dei molluschi in Italia. La collezione malacologica è stata riordinata nella prima metà del ’900 e la nomenclatura aggiornata negli anni ’70; negli anni ’90 è stato creato un catalogo informatizzato, assegnando a ogni esemplare un numero identificativo.

Info – La collezione erpetologica e malacologica di Edoardo de Betta è visibile nell’atrio del museo di Storia naturale a palazzo Pompei (Lungadige Porta Vittoria, 9 – Verona) dal 9 aprile al 12 giugno 2022, da martedì a domenica dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30), chiuso il lunedì, aperto il 18 aprile e il 25 aprile.

Biglietti e informazioni di visita 
http://museodistorianaturale.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=69848

 

 
 
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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