Aeroporto Catullo – Partita aperta

 
 

Finalmente si muove la politica locale …

Sono passati più di 5 anni dall’ingresso di SAVE nella compagine azionaria della Catullo S.p.A., 5 anni passati con il controllo dell’asset in mano e con tutte le decisioni che venivano prese a Venezia e nell’interesse di Venezia.

Parlare di questi 5 anni sarebbe ripetere un monologo abbiamo scritto da anni, denunciando una palese e lenta morte degli scali di Verona e Brescia, senza tra l’altro, che i quotidiani principali della città scrivessero una riga al riguardo: incredibile ma vero!

Ci accodiamo alle “inchieste più importanti” di questi giorni, e denunciamo che quanto ora espresso è ciò che è sempre stato sotto gli occhi di tutti. Forse il modo, adesso, andrebbe cambiato. Non per fare un favore a SAVE, ma per evitare che la stessa faccia perdere del tempo, e con lei l’attuale presidenza che pare aver perso l significato di tempo.

Ora c’è stato un risveglio, quasi inaspettato, della politica locale targata Lega, da parte dei Fratelli d’Italia nulla è pervenuto, nonostante l’argomento sia noto da qualche anno: Borchia, Bricolo e Zavarise hanno suonato la carica ponendo al centro del rilancio post pandemia il rilancio dello scalo di Verona come da anni tutti auspicavano.

I risultati pessimi del Catullo targato SAVE sono sotto gli occhi di tutti e che di seguito elenchiamo alcuni sinteticamente:

Sistema Aeroportuale del Nord-EST

Affermare che esista un sistema aeroportuale del Nord – Est è tra le bugie più grandi che ci siano, e che continuano a propugnare (leggere le dichiarazioni del Presidente Arena pubblicate su L’Arena di oggi 26.1.21). Non esiste nessun sistema aeroportuale che porti questo nome. I sistemi Aeroportuali sono riconosciuti in primis da ENAC e poi dalla UE. A Verona, Venezia, Brescia e Treviso la UE non ha dato targhe particolari, e nemmeno l’Enac.

Verona è tra gli scali che è cresciuto di meno nel Nord Italia in termini di traffico passeggeri nel 2019

Per sapere se sei cresciuto bene ti devi confrontare con gli altri scali del Nord Italia o quanto meno quelli più vicini che possono essere competitors diretti. Il Nord Italia – che cresce con tassi di crescita molto più alti del Centro-Sud Italia – è cresciuto complessivamente del 7% nel 2019, quasi 2 punti percentuali in più di Verona, considerando che dei 193 milioni di passeggeri movimentati negli aeroporti Italiani nel 2019, ben 92 milioni sono transitati in aeroporti del Nord Italia. Se andiamo a considerare i singoli aeroporti che competono direttamente con lo scalo di Verona, abbiamo Bergamo che è cresciuto del 7%, Bologna del 10%, Treviso del -1.6% e Venezia dell’3.4%, possiamo concludere che Verona con il suo 5% di crescita nel 2019 rispetto a tutti gli scali del Nord Est hanno rappresentato il fanalino di coda nella crescita degli scali diretti competitors nel 2019, il tutto per merito di SAVE.

Riduzione della Capacità Recettiva dello Scalo di Verona

Dobbiamo ricordare che appena arrivata SAVE, al ponte di comando della Catullo, ha lavorato per cambiare il piano di sviluppo precedente operando un importante “ridimensionamento dello scalo” e facendo approvare dalla commissione ambiente aeroportuale appena 42 mila movimenti l’anno per il lungo termine (2030) invece degli 80 mila precedentemente sottoposti alla commissione ambiente e che avrebbero garantito almeno 8/10 milioni di passeggeri l’anno, in linea con il potenziale del territorio del Garda.

Investimenti Proposti in linea con la strategia di ridimensionamento

Da quasi 6 anni sia Verona che Brescia sono in attesa di sviluppo ed investimenti, l’unico progetto che vogliono realizzare è una versione rivista, e contenuta, del famoso progetto Romeo (fatto nel 2013) e che doveva essere operativo già nel 2015.

Ci chiediamo: dopo più di 6 anni come fanno a venderci questo come sviluppo, con cui lo scalo di Verona verrebbe irrimediabilmente “limitato nella crescita a 4.5 milioni di passeggeri all’anno”, sapendo che il potenziale del territorio è di almeno 10 milioni di passeggeri nel medio/lungo termine?

La strategia di ridimensionamento troverà la sua esecuzione nel progetto Romeo che altro non è che una rivisitazione del terminal partenze esistente, che ricordiamo essere costituito da una serie di capannoni industriali risalenti agli anni ’60: possibile che il grande rilancio sia la realizzazione del progetto Romeo ormai superato?

Abbiamo letto dai media che l’On. le Borchia chiede un nuovo management, in particolare un AD ed un capo del commerciale, consigliamo piuttosto, come unica soluzione plausibile, l’uscita di SAVE dall’azionariato Catullo e ripartire con progetti ambiziosi per il rilancio del territorio. Chiedere un nuovo AD, tra l’altro scelto da SAVE, sarebbe una ennesima beffa per tutto il territorio e con ogni probabilità ci ritroveremo un altro “Cazzanti (!)” sempre telecomandato da Venezia.

Tanto è che addirittura il Presidente Arena parla di una sorta di “cabina di regia” per il “Nuovo Catullo”, dopo che da quattro mandati appare seduto su una sedia divenuta, a nostro avviso, scomoda.

Quali sono i meriti per il mantenimento del posto se non quelli di portare avanti il rinnovo dei patti parasociali e il progetto Romeo che ucciderà il Catullo? Perché confermare che Verona debba essere telecomandata da Venezia per il tanto famigerato ed inesistente “Polo Aeroportuale del nord Est?”

Crediamo che sia necessario dare concretezza all’azione politica messa in atto dalla Lega, e magari accompagnata dai “Fratelli silenti” ad eccezione dell’assessore Bianchini che ha dato il proprio parere ecumenico.

La realizzazione del “Nuovo Catullo e del Nuovo D’Annunzio” sarà possibile solamente spingendo SAVE fuori dalla società di gestione e successivamente mettendo la Catullo S.p.A. sul mercato in cui abbiamo già visto un grande interesse dei fondi di investimento internazionali (australiani, cinesi, messicani).

Oggi la Catullo S.p.A. è “prigioniera” di SAVE che limita lo sviluppo in quanto in netto contrasto con il Piano Industriale di Venezia (tra l’altro confermato indirettamente dal Presidente Arena nella sua dichiarazione virgolettata di oggi). Verona è da sempre l’unico “competitor” dello scalo di Venezia, e fu una follia aver fatto entrare la stessa SAVE nell’azionariato della Catullo con deleghe di gestione tagliando fuori il territorio con i famosi patti parasocaili scritti dallo Studio Mercanti.

E’ arrivato il momento del cambiamento, si al nuovo management ma sotto il controllo Veronese.  Nella 1° fase del progetto diventa sicuramente fondamentale il ruolo della Fondazione Cariverona che ha sempre manifestato il suo dissenso (in solitudine) a quello che stava avvenendo con la gestione SAVE in Catullo.

La Fondazione – in questo scenario – avrebbe la forza economica e le capacità tecniche di acquisire le quote detenute da SAVE e successivamente organizzare una gara ad evidenza internazionale per l’ingresso di un partner (finanziario o industriale) che sottoscriva il piano industriale con investimenti mirati a rilanciare il territorio del Garda.

La nostra non è una critica a quello detto pubblicamente da Borchia, Zavarise, Zelger, Comencini e Grassi, ma avvisiamo che tutto il territorio del Garda ha già sentito questi proclami fatti in passato seguiti poi dal nulla. La concretezza all’azione politica diventa essenziale se si vuole veramente “liberare” la Catullo dalla situazione che i precedenti amministratori l’hanno messa.

Richiamate chi ha interesse vero ad investire, guardate oltre le quattro mura shakespeariane, un mondo fuori ha quattrini e voglia di investire per far fruttare un territorio che da solo muove buona parte del PIL italiano.

Gentile On.le Borchia, Consigliere Bricolo e Assessore Zavarise, e tutti voi schierati, il vastissimo territorio del Garda vi segue e vi giudica anche in questo percorso. Tutti si aspettano concretezza nella vostra azione politica, tutto il territorio è con voi!

Gira la palla…!

Gerardo Grote

 
 

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