Transizione ecologica e energetica: +Europa e Tommasi lanciano la sfida

 
 

Ieri pomeriggio, al centro Tommasoli, il gruppo di +Europa Verona ha invitato il candidato Damiano Tommasi, che sostiene in federazione con Azione, per un pubblico confronto con alcuni esperti di transizione energetica.

Un tema quanto mai adatto per la campagna elettorale in vista delle elezioni amministrative del 12 giugno, perché le scelte per incentivare l’utilizzo di energie rinnovabili o per potenziare l’offerta energetica sostenibile che riduca quanto prima e quanto più possibile le emissioni di CO2 sono scelte che riguardano direttamente la città di Verona e il suo futuro.
Tra i relatori, l’ingegnere Antonio Bottega, chimico e esperto divulgatore di temi energetici e ambientali, già docente al politecnico di Torino di sistemi energetici, che ha con chiarezza sottolineato i forti limiti del Piano Azione Energia Sostenibile e Clima (PAESC) che il Consiglio comunale ha approvato lo scorso 16 dicembre. «Tale documento programmatico», ha spiegato Bottega, «non è un vero piano concreto per l’utilizzo di energie rinnovabili a livello comunale, ma solo una cornice di riferimento per sviluppare progettualità. Inoltre, si tratta di un documento non del tutto coerente con quanto l’Unione europea ha fissato per i prossimi anni, prima con il green deal europeo e ora il piano REPowerEU».

Per questo Verona deve pretendere ed osare di più, quanto meno per avvicinarsi ad altre città europee che hanno ottenuto i finanziamenti europei della Climate Neutral and Smart Cities, per provare a raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Nove di queste città sono italiane: Roma, Milano, Torino, Bergamo Bologna, Firenze Parma, Prato e Padova.

Partendo da queste considerazioni, il candidato sindaco Damiano Tommasi ha ricordato che nel programma dalla coalizione sono presenti due emblematiche proposte.

«La prima è l’accorpamento dell’assessorato all’ambiente con quello alla mobilità, a testimonianza dell’importanza e dello stretto legame fra questi ambiti, che devono essere considerati assieme per offrire soluzioni non solo pratiche ma anche sostenibili».

In secondo luogo, Tommasi ha ribadito che «tutti gli assessorati si dovranno confrontare con un apposito ufficio che coordini le attività in materia di sostenibilità, anche energetica, perché non possono bastare nuove idee organizzative per migliorare la nostra città se non considerano l’impatto ambientale di ciò che propongono».

L’evento, organizzato da Fabio Fraccaroli, candidato di +Europa al Consiglio comunale, ha dato poi spazio agli interventi del professor Francesco Ravazzolo, docente di macroeconomia dell’Università di Oslo e di Bolzano ed esperto di temi energetici, e dell’ingegner Claudio Zocca, fondatore di Altraboletta e NEOS, due startup veronesi che lavorano sull’efficientamento energetico, sia aziendale che nel privato. I due relatori hanno illustrato quali modelli possono servire per progettare delle strategie energetiche che migliorino lo sviluppo economico della città, riducendo gli sprechi energivori sia dei cittadini che delle attività produttive.

Anna Lisa Nalin, componente della segreteria nazionale di +Europa con delega alla transizione ecologica e allo sviluppo sostenibile, ha concluso l’incontro sottolineando la portata decisamente politica delle scelte che il particolare periodo storico impone. Facendo sue le parole del Presidente del Consiglio Mario Draghi, pronunciate prima dello scoppio della guerra in Ucraina, ha ricordato che «la transizione ecologica non è una scelta, è una necessità. Abbiamo solo due possibilità: o affrontiamo adesso i costi di questa transizione, o agiamo dopo, che però vorrebbe dire pagare il prezzo molto più alto di un disastro climatico». Nalin ha chiarito che «proprio per questa necessità inevitabile servono scelte, come quelle proposte a livello nazionale da +Europa, che spingono ad una drastica riduzione della burocrazia (statale, regionale, comunale) che rallenta fino a bloccarle molte, troppe pratiche per nuovi impianti di energie rinnovabili. Verona è a un bivio, tra proseguire sulla strada che ha finora percorso, senza pensare al futuro e senza preoccuparsi attivamente per una vera transizione energetica, oppure cambiare strada».

 
 

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