Il falenetour sbarca a Verona

 
 

“Falene”, il romanzo del senatore Mantero, presento venerdì alla libreria Libre di Verona

Venerdì 1 marzo alle ore 18.00 alla libreria indipendente Libre! verrà presentato il romanzo di fantascienza distopica del senatore Matteo Mantero, con lui i giornalisti Riccardo Giumelli e Paolo Sacchi.

La presentazione di Falene è un appuntamento da non perdere per tutti gli amanti della fantascienza distopica.

“Ignorato dai più il sole si alzò nel cielo scaldando via la notte, schiarì le strade, colorò la terra e i muri grigi dei palazzi… l’astro arrivò al suo apice, quindi iniziò a scendere, cauto, fino a scomparire dietro l’orizzonte dei palazzi, per l’ultima volta”.

Inizia così, con un fulminante incipit, Falene, l’opera prima di Matteo Mantero, savonese, classe 1974. Ovviamente, non è solo l’inizio a rendere quest’opera una delle più interessanti nel panorama della narrativa di genere italiana. Lo è la sua struttura narrativa, il suo incedere lento e inesorabile, il suo precipitare da romanzo ‘kafkiano’ a romanzo ‘kinghiano’, la sua scansione quasi cinematografica, i suoi personaggi sfaccettati ed imprevedibili, i suoi ambienti marcescenti e maleodoranti.

“Scrivo da quando sono ragazzino, principalmente racconti e sceneggiature, scrivo perché fa parte di me, perché ne ho bisogno. Scrivo per dare sfogo al mio lato creativo. Invento storie cosicché, almeno lì, le cose vadano come dico io, anche se capita spesso che pure i miei personaggi smettano di darmi retta.” – esordisce così il senatore ligure del Movimento 5 Stelle – “Falene è il mio primo romanzo e vi assicuro che vederlo realizzato cartaceo con copertina, quarta e tutto il resto mi fa un certo effetto”.

Cos’hanno in comune una giovane zingara, un metronotte con dipendenza da psicofarmaci e un impiegato di banca costretto ad una vita insignificante?

“Sono gli unici a vedere l’eclissi che improvvisamente oscura il sole gettando la città in una notte oscura e senza fine” – spiega l’autore – “E mentre il Presidente della Nazione descrive entusiasta la ripresa economica e le persone continuano meccanicamente la loro vita senza mai alzare gli occhi al cielo, attirati dalle sfavillanti luci dei negozi e del centro commerciale, pervasi da un’irrefrenabile smania di acquisti, intorno a loro tutto muore e appassisce e il freddo diventa insopportabile per la mancanza di luce, ma né le televisioni né giornali ne danno notizia”.

Mantero si aggira con disinvoltura per le strade battute da Richard Matheson (L’ultimo uomo sulla terra), per le arterie cimiteriali che rimandano a “L’ombra dello scorpione”, passando per le macabre contrade dell’ultimo Ammaniti (Anna). Ma è evidente anche la passione di questo autore per il cinema politico degli anni Settanta/Ottanta che, forse non ci sarebbe bisogno di ricordarlo, colpiva l’establishment e l’aria (mefitica) dei tempi con il grimaldello dell’irreale e i pugni allo stomaco dell’horror estremo (da Zombi di George A. Romero al Videodrome di David Cronenberg, per approdare all’Essi vivono di John Carpenter).

“Ho impiegato quasi quattro anni a finirlo dedicandoci tutti i ritagli del mio tempo” – chiosa con la soddisfazione dipinta sul volto – “Per fortuna trenitalia mi ha dato una mano, 12 ore di viaggio ogni settimana per andare e tornare dalla Liguria, con il cellulare che non prende e internet assente, sono la condizione ideale per scrivere… Per me è stato un gran bel viaggio scriverlo, in tutti i sensi, spero che lo sarà anche per chi vorrà leggerlo”.

 
 

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