Destini incrociati

 
 

Nel 1997 Federico Bozzini, storico e studioso veronese ed autore di molte pubblicazioni, ha raccolto in un libri, dal titolo “DESTINI INCROCIATI Nel Novecento Veronese”, alcune testimonianze narrate da sei personaggi, che ritengo siano stati fra i maggiori protagonisti veronesi delle scelte politiche ed amministrative, che hanno riguardato Verona, negli anni fra il 1940 e il 1993.
Questi protagonisti, ciascuno con le proprie caratteristiche, cultura, professioni e competenze, avevano tutti  il medesimo obiettivo: fare di Verona una città alla avanguardia nei vari settori: Agricoltura, Artigianato, Industria, Servizi, Turismo e Cultura. E cio con particolare riferimento alla complessità degli aspetti che riguardavano, in particolare, la ricostruzione di Verona e della sua Provincia dopo gli immensi disastri prodotti dalla seconda guerra mondiale.
Essi erano: Renato Gozzi, Agostino Montagnoli, Giorgio Zanotto, Gianfranco De Bosio, Giovanbattista Rossi ed Enzo Erminero.
E’ impossibile riportare in un articolo le storie di questi personaggi e le varie iniziative di cui ne sono stati protagonisti. Tuttavia, seppur per sommi capi, credo sia possibile citarne alcune, solamente per ricordare come erano le varie situazioni e posizioni politiche che anche a Verona erano emerse con le prime libere elezioni amministrative del marzo del 1946. In quelle elezioni la DC ottenne 36.846 voti, il PSI ne ottenne 30.516 e il PCI 15.831, facendo emergere un elettorato con una netta maggioranza di “Socialcomunisti”. Nonostante quella maggioranza socialcomunista, l’impegno assunto all’epoca fra le forze che avevano costituito il CLN, Comitato di liberazione Nazionale, prevedeva di riconfermare alla carica di Sindaco di Verona il Socialista Aldo Fedeli, affiancando come Vice Sindaco l’avvocato Democristiano Giuseppe Trabucchi. Quella scelta fu definita  il “Patto della Concordia”, perché con tale fatto quella classe politica aveva voluto anteporre gli interessi della collettività a quelli delle singole organizzazioni e forze politico-partitiche.
Sarebbe lungo l’elenco delle iniziative decise e realizzate da quello classe politica. Ne cito pero’ in piccola parte alcune che reputo possano dare una idea delle situazioni esistenti a Verona in quegli anni: la ricostruzione delle vie di comunicazione stradali, ferroviarie e fluviali che erano state distrutte dai bombardamenti, assieme agli elettrodotti, ai ponti sul fiume Adige e a quasi tutte le scuole, ospedali e le abitazioni civili. E ciò dopo aver riavviato e riordinato la nuova struttura tecnico- amministrativa del Comune di Verona. Nel contempo l’Amministrazione pubblica delibero’ nuove importanti opere infrastrutturali, fra cui la realizzazione  della Zona Agricola Industriale di Verona (ZAI), con notevoli aree attrezzate in cui trasferire: la Fiera di Verona, il Mercato Ortofrutticolo, la Centrale del Latte, il Mercato delle Carni, il Macello Comunale, ed altro ancora. Vennero realizzate in Basso Acquar la centrale elettrica e il nuovo depuratore delle acque. Altre importanti e notevoli opere strutturali vennero realizzate in partnership con lo Stato e con la Regione veneto e Trentino Alto Adige, fra cui l’Autostrada Brescia-Padova, l’autostrada del Brennero, e nel campo dell’istruzione la Sezione staccata di Verona della Facoltà di Economia e Commercio di Padova, dalla quale nacque, successivamente, il Polo Universitario Scaligero. Contemporaneamente vennero  realizzate altre imponenti strutture fra cui l’Ospedale Policlinico di Borgo Roma, divenuto da subito centro di eccellenza della sanità Veneta e nazionale, il Quadrante Europa, la nuova sede della Dogana, il mercato Agro-Alimentare, ecc.
Ricordo che negli anni 1945-1950 nel comune di Verona c’erano oltre 40.000 disoccupati, fra i quali molti ex combattenti e reduci, ex salariati e braccianti, e più del doppio era la disoccupazione nell’intera provincia di Verona, che aveva costretto molti veronesi a prendere il treno, con la “valigia di cartone”, per emigrare all’estero in cerca di occupazione.
La raccolta di queste testimonianze si conclude con un capitolo terribile, dal titolo: “Gli anni dell’indecenza”, in cui l’avvocato Gozzi e gli altri protagonisti affrontano i drammi conseguenti alla  “tangentopoli veronese”, citando il fatti e i soggetti che sono risultati fra i maggiori responsabili. Fra questi fatti viene ricordata pure  la crisi che già nel 1993 aveva investito e coinvolto ” l’Ente Lirico Arena di Verona”, in cui a quell’epoca aveva trovato una prestigiosa sistemazione un Sovraindente privo di qualsiasi competenza artistica e gestionale, e che aveva persino ricoperto l’incarico di segretario della Democrazia Cristiana di Verona.
Mi piacerebbe che queste testimonianze potessero diventare una occasione di studio e di riflessione per i futuri amministratori, che risulteranno eletti alle prossime elezioni dell’11 giugno 2017. E ciò per riprendere quello spirito di servizio con il quale quei protagonisti avevano saputo ricostruire, con il riconosciuto contributo dei lavoratiti la città di Verona e con essa lo sviluppo economico e sociale della nostra collettività provinciale, dal dopo guerra e negli anni successivi. Ma anche perché non possano ripetersi quegli errori che hanno allontanato molte persone dalla partecipazione attiva alla vita politica.

Giuseppe Braga– Pensionato veronese.

 
 

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