Bertucco: “In Fondazione, l’unica soluzione è tagliare i rami secchi”

 
 

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Michele Bertucco, consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune. 

Cambia il nome ma non il concetto: che si chiami piano industriale o piano di sviluppo non fa alcuna differenza, entro il 31 dicembre i vertici di Fondazione Arena sono tenuti a rimettere l’ente nelle condizioni di sostenere finanziariamente il ripristino delle mensilità tagliate ai lavoratori dal piano di salvataggio, naturalmente senza infierire nuovamente sul personale che ha già dato sia in termini di stipendio che di peggioramento delle condizioni di lavoro. 
Il fatto che a due mesi dalla scadenza del piano di risanamento i vertici stiano ancora lavorando sui “titoli” dimostra soltanto quanto i soldi dei contribuenti veronesi e italiani siano mal spesi. Centinaia di migliaia di euro per gli stipendi di manager che non dirigono, non decidono, non si assumono responsabilità e appaltano all’esterno i compiti che dovrebbero svolgere loro.
Gli estratti di visura camerale confermano che dal 16 ottobre 2018 il Direttore generale Gianfranco De Cesaris dispone di tutti i poteri necessari. Che cosa impedisce alla Fondazione di uscire dal pantano?
Nella speranza di sbloccare la situazione, ho chiesto la convocazione di un nuovo Consiglio comunale straordinario alla presenza delle organizzazioni sindacali e delle rappresentazione aziendali dei lavoratori, che si riunirà giovedì prossimo 25 ottobre, proprio alla vigilia del Consiglio di Indirizzo finora (ma non si può mai dire…) confermato per il 26 ottobre.
Non c’è da inventare nulla, occorre soltanto trovare i coraggio per tagliare i rami secchi dell’organizzazione che sono il museo Amo, il mondo oscuro dell’extralirica, gli appalti opachi, gli stipendi eccessivi del management“.

 
 

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