La scelta di Gasdia Sovrintendente fa discutere le opposizioni

 
 

La scelta di Cecilia Gasdia quale prossimo Sovrintendente della Fondazione Arena, ha sollevato le reazioni delle opposizioni. In particolare il gruppo PD e Verona Civica si chiedono “quale sia il criterio che ha guidato il Sindaco Sboarina a passare da Gianfranco De Cesaris, un manager di punta ma senza esperienza in campo culturale, a Cecilia Gasdia, nome noto nel settore ma solo per meriti artistici, non certo manageriali. E’ Sboarina che contraddice se stesso. Nella situazione in cui si trova la Fondazione Arena l’improvvisazione dovrebbe essere evitata, tanto più che Gasdia era già stata prescelta per il ruolo di direttore artistico. Coprire una casella per lasciarne scoperta un’altra è indice di poca lucidità. L’imbarazzo della scelta avrebbe potuto essere proficuamente risolto con un bando pubblico per l’individuazione del profilo professionale e manageriale migliore. Evidentemente debiti politici pregressi hanno prevalso sulla razionalità. La mancanza di condivisione e di un confronto franco e aperto sull’indicazione del Sovrintendente rischia di portare in eredità alla Fondazione Arena soluzioni di ripiego”.

Non meno piccate le considerazioni di Michele Bertucco, di Verona e Sinistra in Comune.

“Uscita dalla porta principale, la candidatura di De Cesaris a Sovrintendente della Fondazione Arena è rientrata dalla finestra: è chiaro infatti che l’indicazione di Gasdia a Sovrintendente e di De Cesaris a direttore generale è funzionale al ripristino del disegno originale del Sindaco Sboarina, mandato a monte dalla mancanza dei requisiti di legge da parte del manager dell’automotive.

Proprio un bel pasticcio: non solo avremo un sovrintendente azzoppato e lottizzato e a digiuno di management, ma avremo anche un Sovrintendente-ombra estraneo al settore della cultura.

Non sono nemmeno stupito che il rappresentante del Ministero abbia sottoscritto col suo voto questa manovra che di fatto disconosce l’ottimo operato di Polo e le indicazioni dello stesso Ministero: basti pensare che il suo predecessore aveva votato con Tosi per la liquidazione coatta della Fondazione Arena che poi è stata salvata da Franceschini. E’ ormai in voga in certi ambienti garantire la continuità a prescindere da ogni considerazione politica e di merito.

Fa piacere che Sboarina sia tornato a parlare dei lavoratori della Fondazione Arena, gli unici finora a pagare di tasca propria il prezzo del salvataggio dell’ente. Di fatto però le nomine effettuate in Fondazione Arena e in Arena Extra sanciscono il ritorno del metodo-Tosi che scansa ogni confronto e premia la fedeltà politica o elettorale scaricando i costi sull’ente: vedremo come andrà a finire la vicenda Tartarotti…”

 
 

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