Bertucco e T. Ferrari chiedono chiarezza sull’indagine che coinvolge Flavio Tosi

 
 

L’operazione finanziaria che gira attorno alla società Ariel dell’ex Sindaco Flavio Tosi e di alcuni componenti della famiglia dell’ex assessore Enrico Toffali, era stata oggetto nel 2016 di una mia specifica interrogazione consiliare alla quale, purtroppo, Flavio Tosi non ha mai fornito una risposta di merito” – spiega Michele Bertucco, consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune.

Ad attirare la mia attenzione, i tratti piuttosto inconsueti dell’operazione e i rapporti politicamente inopportuni tra un Sindaco e un assessore: parliamo di una palazzina composta da 4 appartamenti, un magazzino, un negozio, una veranda e un’area urbana, situata nel quartiere di Borgo Trento, dalle ottime potenzialità “commerciali” essendo vicino all’ospedale cittadino ma di cui è usufruttuaria la madre di Toffali mentre la moglie dell’avvocato-assessore è titolare soltanto della nuda proprietà. Il 7 aprile 2010 la moglie cede la proprietà della palazzina alla società Ariel Srl, intestata a se stessa e alla figlia, e una settimana dopo le due titolari cedono il 95% delle quote della Ariel a Tosi per la somma di 400 mila euro, pari all’importo del finanziamento che risulta essere stato acceso sulla società. Tosi risulta pagare subito la somma di 180 mila euro (il mezzo di pagamento non è dichiarato nell’atto) mentre promette il saldo dei 220 mila euro entro due anni. 

Nell’interrogazione facevo notare che il termine del saldo scadeva il 15 aprile 2012, più o meno un mese prima della riconferma di Toffali ad assessore comunale.

Il quadro più ampio ricostruito dal Corriere della Sera e dalla Gabanelli a proposito del “tesoretto veronese”, rende l’operazione Ariel ancora più inquietante, alimentando i dubbi su questa strana compravendita.

Al tempo, inoltre, Flavio Tosi sembrava contare su una fortissima disponibilità finanziaria per sue campagne elettorali e per la capitalizzazione della sua fondazione politica. Da una parte Tosi affermava di vivere unicamente dei proventi delle sue cariche politiche, dall’altra parte molti dei suoi “donatori” pretendevano l’assoluto anonimato rifiutandosi di comparire nei resoconti delle campagne elettorali e della fondazione politica (cosa che la la legge di allora effettivamente consentiva per contributi fino a 50 mila euro).

Non da ultimo, erano i tempi delle inchieste Pesci e Aemilia, e la comparsa del nome del Sindaco di Verona, di alcuni suoi assessori e di faccendieri veneto-lombardi, nei verbali dei Carabinieri che stavano indagando sulle infiltrazioni della ‘ndragheta al Nord, aveva generato grande preoccupazione in città. 

C’è da dire che nessuna accusa è mai stata formalizzata a carico di alcun membro della giunta, la quale venne tuttavia scossa dalla defenestrazione dell’assessore allo Sport Marco Giorlo dopo una intervista a Report, e dagli arresti, su un mio esposto, del vicesindaco Vito Giacino, poi condannato per una vicenda di concussione nei confronti di un imprenditore locale. 

Comunque – conclude Bertucco non è mai troppo tardi per fare chiarezza…

“Si faccia chiarezza in tempi brevi perché le ombre su alcune operazioni stanno diventando pesanti. Noi di Traguardi siamo e saremo sempre garantisti, ed attendiamo che a pronunciarsi siano atti ufficiali e la giustizia ordinaria. Certo è che dubbi e domande sulla provenienza di alcuni fondi citati nell’articolo apparso sul Corriere di oggi sorgono spontanei e credo che in questioni con questa visibilità, anche a livello nazionale, si debba fare chiarezza per i cittadini di Verona e per l’immagine della nostra città” chiarisce invece il consigliere di Traguardi e Verona Civica Tommaso Ferrari.

Infine il diretto interessato, Flavio Tosi, si difende spiegando che “si tratta di una ricostruzione di fantasia, infarcita come nella trasmissione Report del 2014 di frasi al condizionale, ancora targata Gabanelli, e singolare coincidenza, tornano a colpirmi sotto le elezioni europee.

Cinque anni fa Report fece intendere che ero della ‘Ndrangheta, oggi parlano di questo operazione immobiliare che, a differenza di quanto scrivono Gabanelli e Gerevini, è perfettamente lineare, tutto tracciabile e verificabile: sono ancora qua che aspetto uno straccio di prova della famigerata puntata del 2014, che mai arriverà. E proprio per questo auspico che gli inquirenti aprano davvero un’indagine così che possa essere tutto chiarito.

Per il resto su certi giornalisti non posso esprimermi ulteriormente, ho già una denuncia in corso con loro e non posso dire tutto quello che penso, tranne che seguiranno altre denunce da parte mia. Purtroppo vale sempre il celebre motto: calunniate, calunniate, qualcosa resterà”.

 
 

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