Riso e COVID19, ecco la prima trebbiatura. Coldiretti: “Volano i consumi ma difendere il Made in Italy”.

 
 

E’ iniziata da una decina di giorni la prima raccolta del riso nel veronese al tempo della pandemia con il via alle prime trebbiature su tutto il territorio nazionale.

Nella nostra provincia si coltiva prevalentemente il Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta. “Quest’anno la produzione pur essendo di ottima qualità è in leggero calo per ettaro (-15%) a causa di punte di caldo e del maltempo. L’annata si presenta positiva per la qualità, ora è fondamentale che nella fase di raccolta non si verifichino episodi di maltempo con grandine”, evidenzia Luca Melotti, presidente di Coldiretti di Isola della Scala e uno dei maggiori produttori scaligeri.

Secondo i dati di Veneto Agricoltura la superficie coltivata a riso in Veneto nel 2019 è leggermente diminuita a circa 3.250 ettari (-4%): il 90% degli investimenti si concentra nelle province di Verona (2.200 ha circa, -2,6%) e Rovigo (720, -6,9%).
Positivi gli acquisti di riso da parte degli italiani che fanno registrare un aumento record del 16% nel 2020 spinti dall’emergenza Covid che ha favorito la preparazione casalinga dei pasti ma anche una svolta verso il consumo di cibi considerati più salutari.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti relativa al primo semestre del 2020 sulla base dei dati Ismea. Il cereale piu’ consumato al mondo – sottolinea la Coldiretti – è stato oggetto di una vera e propria guerra commerciale con l’inizio della pandemia con accaparramenti, controlli sui raccolti e limiti alle esportazioni da parte dei principali paesi produttori per garantire le forniture alimentari ai propri cittadini.

Un momento dunque importante per l’Italia che – continua la Coldiretti – si conferma primo produttore europeo di riso, con 228 mila ettari coltivati quest’anno e 4 mila aziende agricole che raccolgono 1,50 milioni di tonnellate di risone all’anno, pari a circa il 50% dell’intera produzione Ue e con una gamma varietale unica e fra le migliori del mondo.
Dalle risaie Made in Italy – ricorda Coldiretti – nascono opportunità di lavoro per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera, senza dimenticare lo straordinario impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sulla biodiversità con 200 varietà, iscritte nel registro nazionale, dal vero Carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato “re dei risi”, all’Arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta, passando per il Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.

A preoccupare è però – sottolinea Coldiretti -, il boom di arrivi di prodotto dai paesi asiatici, con una vera e propria invasione che ha saturato il mercato facendo concorrenza sleale ai coltivatori Made in Italy.
Lo dimostra il caso del Myanmar (la ex Birmania) che nel 2020 ha aumentato del 44% le esportazioni di riso di varietà Japonica in Italia, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat relativi ai primi sei mesi dell’anno, e continua a godere delle esenzioni tariffarie che erano state, invece, sospese per la varietà Indica con la decisione di applicare la clausola di salvaguardia.

E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori” ha concluso il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “dietro gli alimenti, italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci deve essere la garanzia di un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore”.

 
 

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