“L’onda lunga” della crisi; Capodanno più ridotto, S.O.S ristorazione

 
 

Per il cenone di fine anno abbiamo speso ( “noi” = pòpulo veneto) 140 milioni di euro per cibi e bevande. Un calo del 32% rispetto all’anno scorso a causa principalmente della chiusura di ristoranti, trattorie, pizzerie, pub e agriturismi per l’emergenza COVID19 ma anche delle ridotte disponibilità economiche delle famiglie colpite dalla crisi economica legata alla pandemia.

Il quadro è perfettamente in linea con il dato nazionale secondo quanto emerge da una ricerca promossa da Coldiretti e Ixe’ sul bilancio del primo Capodanno blindato degli italiani costretti a passare San Silvestro in casa per le misure di restrizione imposte dalla pandemia.

Nonostante la boccata di ossigeno rappresentata dall’asporto e dalla consegna a domicilio, il crollo delle spese di fine anno ha dato un colpo di grazia ai consumi alimentari degli italiani che nel 2020 scendono al minimo da almeno un decennio con un colpo senza precedenti per la ristorazione che dimezza il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro nel 2020. Quest’ultimo dato è frutto del lavoro d’indagine promosso sempre da Coldiretti su dati forniti da ISMEA.

Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.
In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione
rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.

Un colpo di grazia – conclude Coldiretti – per il patrimonio regionale che vale circa 6 miliardi di euro valore realizzato da oltre 60mila imprese agricole.

 
 

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