La replica del Comitato dopo l’approvazione del project financing per la riqualificazione dell’Arsenale

 
 

In replica a quanto diffuso dall’Amministrazione comunale a seguito dell’approvazione del project financing per l’Arsenale, l’omonimo Comitato puntualizza quanto segue:

Ieri:

“La favola bella che ieri ci illuse ed oggi ci illude”

Nel settembre del 2015 un privato (RIZZANI DE ECCHER), dopo quasi quattro anni di tentativi, ha ritirato la propria proposta di finanza di progetto, anche se molto gradita alla Amministrazione comunale, forse perché si era dimostrata non sostenibile economicamente, di certo perché indifendibile, per gravi vizi di legittimità.

Oggi:

La proposta di finanza di progetto di un secondo privato (ITALIANA COSTRUZIONI) è stata approvata dal Consiglio Comunale lo scorso 30 novembre.

Secondo tale proposta, la palazzina comando verrebbe destinata ad attività congressuali ed espositive, la Corte Est in parte a scuola dell’infanzia ed asilo nido, in parte a bar e ristoranti ed attività commerciali; la Corte Ovest a spazi museali (parte del Museo di Storia Naturale) ed attività direzionali; la Corte centrale a piccole attività commerciali, oltre che a bar e ristoranti.

L’Amministrazione comunale intende bandire al più presto la gara ed assegnare i lavori prima delle elezioni della prossima primavera.

E questo senza ancora un parere di legittimità, richiesto all’Autorità Nazionale Anticorruzione e non ancora espresso, e senza che sia ancora perfezionata la necessaria variante urbanistica per la quale bisogna aspettare ancora un paio di mesi.

Nel frattempo la macchina della propaganda si è attivata per “illudere” i cittadini cercando di dimostrare la positività della proposta.

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Le motivazioni del Comune (COMUNICATO STAMPA E LETTERA DEL SINDACO ALLA SECONDA CIRCOSCRIZIONE DEL 12 DICEMBRE 2016) sono così riassumibili:

1) I FINANZIAMENTI

Il recupero dell’Arsenale può essere effettuato solo attraverso un unico progetto e, quindi, il progetto di finanza è l’unica strada percorribile perché il Comune non dispone delle somme necessarie (circa 45 milioni di euro).

Non è neppure possibile ottenere finanziamenti statali ed europei; su questo punto, dice il Sindaco Tosi, “sfidiamo chiunque … a provare il contrario”.

Il contributo pubblico (14,45 milioni di euro) è inferiore al massimo previsto dalla legge (30%) e gli impegni finanziari del Concessionario (nei 50 anni della durata della concessione) ammonteranno a 120 milioni di euro a fronte di un corrispettivo a carico del Comune, nello stesso periodo, pari a solo il 14% di tale somma.

2) I TEMPI

I lavori saranno completati entro il 2021 (circa 4 anni), mentre i lavori parziali che il Comune potrebbe realizzare direttamente con i soldi a propria disposizione comporterebbero un tempo di 5/6 anni.

3) L’INQUINAMENTO

L’attività di bonifica ambientale è a carico del Concessionario, che, solo in caso di supero delle previsioni di spesa, potrà chiedere che venga riequilibrato il Piano Economico Finanziario.

4) LA QUALITÀ DEL PROGETTO

È soprattutto la grande architettura in vetro posta a copertura della corte centrale, il “Parco dell’Arte Contemporanea”, l’elemento qualificante che costituirà un grande attrattore sia per i veronesi che per i turisti; i dodici esercizi commerciali, ivi previsti, hanno una superficie complessiva di vendita di soli 2.070 m2 e, essendo totalmente indipendenti, non costituiscono un “centro commerciale”.

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NOI PENSIAMO CHE QUANTO SOPRA NON POSSA ESSERE ACCETTATO!

Il Comitato, in collaborazione con il FAI, con ITALIA NOSTRA e LEGAMBIENTE, oltre a numerosi volontari, ha raccolto oltre 20.800 firme di cittadini di tutte le età che vogliono che l’ARSENALE resti di proprietà pubblica, che vi sia allocato tutto il Museo di Storia Naturale, che non sia realizzato un nuovo ulteriore Centro Commerciale.

Rispondendo a quanto prima elencato nelle motivazioni del Comune, precisiamo che:

1) I FINANZIAMENTI

Il Comune non ha mai voluto sviluppare una propria progettazione autonoma che avrebbe potuto essere realizzata per lotti. Ha voluto invece accettare la proposta di un privato e, a tal fine, non ha mai inserito l’Arsenale nella lista delle opere pubbliche anche se aveva incassato, fin dal 2012, 12 milioni provenienti dalla vendita del Palazzo del Capitanio; se non avesse fatto così, il Comune stesso sarebbe stato costretto a fare il progetto e la legge avrebbe impedito di accogliere la proposta del privato; ma tale scelta inaccettabile del Comune ha comportato anche che, per finanziare, ora nel 2016, la proposta del privato, è stato necessario togliere ben 12 milioni di euro di finanziamento ad opere interessanti in tutte le Circoscrizioni.

I CITTADINI SONO A CONOSCENZA DI QUESTI BALLETTI CONTABILI?

È falsa poi l’affermazione che il Comune non avrebbe potuto avere finanziamenti statali od europei; nel 2015 ci sono state ben 3 gare cui il Comune non ha voluto partecipare, come potremmo dimostrare documentalmente.

Per ora, infine, non è dimostrato neppure che il contributo di circa 15 milioni che verrebbe dato al privato sia legittimo, tant’è che la delibera del Consiglio Comunale subordina la propria efficacia ad un parere positivo della Autorità Anticorruzione (parere richiesto ma non ancora ottenuto).

Ma cosa potrebbe fare il Comune con 15 milioni? Secondo il Sindaco Tosi “si arriverebbe a completare la bonifica e una parte dei lavori di consolidamento e restauro del compendio, senza però garantire l’utilizzo di nuovi spazi, ma solo mantenendo in funzione quelli nella Palazzina Comando”.

L’ottimismo esternato nei riguardi della proposta del privato, diventa qui un grande pessimismo nella capacità del pubblico di fare l’intervento in proprio.
Secondo noi invece, la somma disponibile consentirebbe la bonifica, la messa in sicurezza di tutto il complesso con la realizzazione di finiture semplici (analoghe a quelle del capannone della Corte Est già oggi intensamente sfruttato) ed il completamento di una parte minore degli edifici.

Tutto l’Arsenale potrebbe essere utilizzato dalla cittadinanza e negli anni progressivamente (in Italia ci sono esempi positivi al riguardo) si potrebbe proseguire con questo iter virtuoso.

Noi abbiamo da tempo proposto che il progetto preveda il trasferimento all’Arsenale di tutto il Museo di Storia Naturale (circa il 50% della superficie dell’Arsenale) e la realizzazione di un centro polifunzionale socio-culturale, comprensivo dei necessari esercizi pubblici, nella restante parte.

In questo modo non si escluderebbero compartecipazioni dei privati, ma ciò dovrebbe avvenire con la regia e la gestione complessiva, oculata ed intelligente, del Comune in modo da consentirne l’equilibrio economico.

Questa Amministrazione ha, invece, deciso di non elaborare una propria idea di sviluppo e di accettare di fatto supinamente le idee del privato, senza mai confrontarsi in modo serio e reale con la città!

Si pensi, ad esempio, come potrebbe commentare un cittadino medio la limitazione possibile alla accessibilità delle aree verdi, prevista nella proposta del privato ed accettata dal Comune.

PERCHÉ IL COMUNE SI È SEMPRE RIFIUTATO DI ISTITUIRE UNA COMMISSIONE SPECIALE CHE, IN TEMPI PREFISSATI, STUDIASSE IL TEMA “ARSENALE” E FACESSE PROPOSTE CONDIVISE E CONCRETE?

A titolo di mera provocazione, osserviamo, ad esempio, che se il Comune avesse preteso almeno il mantenimento di quella parte di Museo di Storia Naturale, attualmente nella Palazzina Comando, stralciandolo dal project financing, il costo globale dell’intervento del privato sarebbe diminuito di 7/8 milioni; il Comune avrebbe ridotto di conseguenza considerevolmente il proprio contributo; si risparmierebbero, poi, 400.000 euro di trasloco alla palazzina 12, nonché la maggior parte dell’affitto previsto nei successivi 50 anni. Analoghe considerazioni potrebbero essere fatte se si decidesse di non accettare la “meravigliosa copertura in vetro della Corte Centrale” (alta, per inciso, quanto i condomini di B.go Trento) che vale a sua volta 3/3,5 milioni. Tutto ciò non basterebbe per restaurare in proprio la palazzina Comando, senza cederla per 50 anni al privato?

2) I TEMPI

L’intervento diretto del pubblico può comportare effettivamente qualche allungamento nei tempi, anche se ci sembrano francamente ottimisti quelli previsti per l’intervento privato, rendendo così comparabile la durata dei due percorsi. Qualcuno ha pensato, per esempio, ai rallentamenti per la necessità di traslocare il Museo, nonché al fatto che il direttore dei lavori dovrebbe comunque, per legge, essere nominato dal Comune, che dovrebbe assegnare l’incarico con bando europeo?

E poi, nessuno, ha pensato che se la procedura avesse avuto inizio 4 anni fa, ad oggi avremo la gran parte dell’Arsenale agibile?

DI CHI È LA RESPONSABILITÀ DI QUESTI RITARDI ASSURDI?

3) L’INQUINAMENTO

Il Comune, per sua stessa ammissione, è consapevole della presenza di inquinamento dei suoli da quasi tre anni. Come mai non si è attivato a fare un serio piano di caratterizzazione dei terreni ed un progetto di bonifica (di costo sicuramente contenuto) che avrebbe, per lo meno, consentito una quantificazione degli oneri attendibile e, quindi, avrebbe permesso di eliminare una variabile pericolosa nella procedura con il privato, che si è riservato il diritto di modificare, ove necessario, il Piano economico Finanziario.

DI CHI È LA COLPA DI QUESTI TEMPI INSPIEGABILMENTE PERSI?

4) LA QUALITÀ DEL PROGETTO

La scelta della copertura in vetro, non solo è architettonicamente quanto meno discutibile, nel contesto in cui verrebbe inserita, ma è anche molto costosa e va ricollegata, senza ombra di dubbio, alla necessità di valorizzare il “Centro Commerciale” che verrebbe realizzato nella Corte centrale.

È un errore, infatti affermare che si tratta di dodici negozi di piccole dimensioni, con una superficie di vendita di soli 2.070 m2 (che, comunque, non sono pochi, costituendo “un medio centro commerciale”).

Infatti lo spazio commerciale previsto dal progetto è di circa 5.800 m2, comprensivi sia della superficie di vendita che degli eventuali depositi annessi. Questa è la superficie urbanistica di cui tenere conto, come esplicitamente affermato anche dagli uffici comunali competenti nei pareri resi.

La legge regionale è chiarissima (L 50/12, art. 3) nel definire quanto sopra “grande centro commerciale” ed appare bizzarra la affermazione del Sindaco Tosi che, negando tale realtà, considera indipendenti le varie attività in quanto “senza servizi comuni ed ognuno con l’accesso dalla prospiciente corte”. Forse, nei centri commerciali esistenti, dove i percorsi coperti, a volte, sono considerati spazi pubblici, i singoli negozi hanno ingressi comuni?

E questo grande centro commerciale non è neppure supportato da uno studio del traffico accettabile, in quanto l’elaborato agli atti è quello commissionato ed allegato al precedente progetto Rizzani de Eccher, e che quindi non solo può essere superato per gli anni trascorsi, ma si riferisce ad un contesto sicuramente diverso.

È UNA IPOTESI TEMERARIA O UNA MERA BATTUTA COMICA QUELLA CHE ATTRIBUISCE AL PROGETTO DI ITALIANA COSTRUZIONI UN TITOLO DIVERSO DA QUELLO UFFICIALE E LO CHIAMA INVECE “CENTRO COMMERCIALE FRANCESCO GIUSEPPE”? 

 
 

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