La Regione Veneto respinge il progetto di una discarica sotterranea di rifiuti a Grezzana

 
 

Con Decreto n. 32 del 5 febbraio 2021 (BUR n. 26 del 19 febbraio 2021) il Direttore della Direzione Ambiente della Regione Veneto ha adottato il provvedimento non favorevole di VIA per la realizzazione di un deposito sotterraneo di rifiuti provenienti dalla lavorazione del marmo nel Comune di Grezzana (VR). “La verifica effettuata non permette di escludere che la realizzazione e l’esercizio dell’intervento possano determinare impatti ambientali significativi e negativi”.


«Basterebbe il buon senso ad evidenziare la spregiudicatezza del progetto di deposito in sotterraneo che costituirebbe, secondo il proponente, un intervento di messa in sicurezza dell’area di cava in sotterraneo, dopo che la stessa è stata così ridotta dallo stesso» (cit. documento Osservazioni dei legali dei cittadini).

Tutto nasce, come si legge dalla Relazione tecnica del geologo incaricato dalla proponente, da una richiesta del Consorzio dei Marmisti  della Valpantena che propone di realizzare un deposito di rifiuti, ovvero i fanghi ed i limi provenienti dalla segagione del marmo,  all’interno della Cava “Rie Lunghe”, già oggetto di gravissimi eventi franosi e di dissesto geologico derivanti dall’attività di cava svolta dalla ditta Micromarmo Granulati Srl e per la quale i vertici sono stati imputati del delitto di frana colposa e tuttora sub iudice (il dibattimento si celebrerà a giugno 2021).

     Tecnicamente il progetto prevede il riempimento di una ex cava di carbonato di calcio con materiali (costituenti rifiuto) provenienti dall’attività di lavorazione del marmo. In particolare il Consorzio dei Marmisti della Valpantena è andato a chiedere l’autorizzazione di un “deposito sotterraneo di rifiuti”. Tale progetto nasce, a parere del proponente, dall’esigenza di smaltire in sicurezza i rifiuti prodotti da una delle principali attività economiche della zona (estrazione e lavorazione del marmo) combinata con la necessità di riempire ex cave in sotterraneo di carbonato di calcio per ottenere una miglior stabilità della zona unitamente ad una ricomposizione ambientale che consenta un adeguato inserimento territoriale e paesaggistico.

La capacità complessiva del deposito prevede un volume netto di circa 385.200 m3, riempito con rifiuti aventi esclusivamente codice CER 01.04.13 (Rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra diversi da quelli di cui alla voce 01 04 07) e un volume netto di circa 35.000 m3 riempito con terre e rocce da scavo. Volume totale: 420.200 m3. Le attività sono previste per la durata di 1 anno (realizzazione opere preliminari) oltre a 12 anni (coltivazione del deposito). Questa zona risulta interdetta già dal 2012 a causa di gravi instabilità in corrispondenza della calotta.

La Provincia di Verona ha trasmesso la proprio diniego attraverso il Parere di merito per mezzo del proprio Comitato Tecnico Provinciale VIA nella seduta del 28 agosto 2020. Detto documento richiama peraltro specificatamente i contenuti del parere espresso dal precedente comitato provinciale relativamente al progetto presentato dallo stesso proponente nel 2018, avente lo stesso titolo e contenuti del tutto similari rispetto al presente. Si segnala l’assenza alla discussione del Comune di Grezzana pur essendo stato convocato a partecipare con modalità telematica.

La richiesta ha visto pervenire alla Amministrazione regionale, nel settembre 2020, anche la contrarietà al progetto – mediante le osservazioni in materia di VIA, AIA e valutazione di incidenza formulate – dai residenti o abitanti nel Comune di Grezzana per tramite degli Avvocati Daniele Giacomazzi e Stefano Zanini.

In particolare si legge, nelle dodici pagine del documento, che il progetto in esame prevede la realizzazione cli un deposito di rifiuti nel sito di cava denominato “Rie Lunghe” nel Comune di Grezzana e l’area su cui insiste detta cava è stata oggetto di vari fenomeni di dissesto ambientale, frane e smottamenti di varie dimensioni occorsi nel territorio collinare del Comune di Grezzana e che verso la fine del gennaio 2012 veniva avvertita un’esplosione di inaudita forza e fragore che molti residenti hanno scambiato per un terremoto, successivamente, nell’ottobre 2013, una frana di grosse dimensioni ha provocato l’apertura di numerose voragini nel terreno e coinvolto la S.P. n. 12 “di Piamene” comportandone la chiusura al traffico per totale inagibilità tra le località Coda e Senge, in prossimità della cava “Rie Lunghe”.

In tal senso, la Regione Veneto, alla luce dei dissesti che hanno coinvolto le attività di coltivazione di calcare per granulati, ha invitato la ditta Micromarmo Granulati Srl a presentare il nuovo piano di coltivazione della cava, anche in considerazione delle diverse determinazioni che la Provincia di Verona aveva emanato al fine di evidenziare, mediante specifico piano di messa in sicurezza, le azioni necessarie per fronteggiare eventuali criticità nelle aree di coltivazione. Sostanzialmente la messa in sicurezza della cava doveva, e deve, essere eseguita utilizzando materiali naturali o con sottoprodotti, in ogni  caso non  qualificabili come rifiuti ai sensi del D.Lgs. 152/2006.

     È evidente che, alla luce dei gravi eventi franosi oggetto anche di procedimento penale, la messa in sicurezza della cava “Rie Lunghe” deve avvenire attraverso interventi che innalzano il livello di sicurezza ambientale elidendo ogni rischio per la salute pubblica.

Le osservazioni evidenziate dai legali dei cittadini evidenziano come in questa prospettiva, il riempimento dei vuoti di cava deve avvenire, come prescritto dal precedente provvedimento amministrativo provinciale, esclusivamente con materiale non qualificabile come rifiuto (naturale o sottoprodotto) a nulla rilevando la fattibilità/sostenibilità economica di interventi di messa in sicurezza a cui il gestore della cava è obbligato in forza di legge. Il progetto risulta dunque essere, a parere dei cittadini, prima di tutto, incompatibile con la definizione stessa di messa in sicurezza poiché trasforma un’esigenza di ripristino ambientale in occasione speculativa. Ciò trova conferma nell’intero impianto progettuale che, anziché ipotizzare i migliori interventi per ricomporre l’assetto geologico-paesaggistico del sito, si concentra sull’asserita necessità (meramente economica) del Consorzio cli smaltimento di rifiuti.

Richiamando una forte necessità (“emergenza”) i produttori della zona, chiedono di autorizzare un deposito di 420.000 mc di rifiuti di cui circa 1/3 costituito da marmoresine” contenenti  stirene. Tuttavia per i cittadini detto quadro confligge con la realtà dei fatti in quanto lo stesso Consorzio, in data 4 maggio 2018, ha presentato un progetto di ampliamento della discarica c.d. Cava Orsara sempre nel Comune cli Grezzana (VR) di circa 450.000 mc che sommati a quelli ancora da attuare (circa 750.000). Le ditte associate al Consorzio producono annualmente da 40.000 a 50.000 metri cubi di rifiuto e pertanto il comparto ha una autonomia di smaltimento dei rifiuti prodotti di circa altri 30 anni. Non vi sarebbe pertanto alcuna emergenza.

Anche per quanto riguarda lo stirene valgono, sempre secondo quanto indicato nelle osservazioni, analoghe considerazioni perché è richiesta l’autorizzazione al conferimento di 150.000 mc ma il Consorzio non ne produce. L’unica ditta che li produce, conferisce nell’adiacente deposito di rifiuti della Refili di cui il titolare è socio, pertanto anche in riferimento a dette valutazioni, dunque, il progetto pare supportato da dati errati che rappresentano una necessità imprenditoriale che non trova reali riscontri e pare piuttosto mascherare la volontà meramente speculativa di smaltire rifiuti in conto terzi proveniente da zone extraprovinciali.

In conclusione, per gli estensori contrari al progetto appare evidente che la necessità di porre in essere dette attività di consolidamento conferma, se mai ve ne fosse bisogno, che la cava in esame non è geologicamente stabile proprio a causa dell’intensa e spregiudicata attività estrattiva.

Alla sequela di espressioni non favorevoli al progetto si è aggiunto quello del Direttore della Direzione Ambiente della Regione Veneto che firmando  Decreto n. 32 del 5 febbraio 2021 (BUR n. 26 del 19 febbraio 2021) ha accolto il parere 134 del 23 dicembre 2020, con il quale il Comitato Tecnico Regionale VIA ha espresso all’unanimità dei presenti, parere non favorevole al rilascio del provvedimento di VIA sul progetto in oggetto, in quanto la verifica effettuata non permette di escludere che la realizzazione e l’esercizio dell’intervento possano determinare impatti ambientali significativi e negativi.

Ricordo che verso il provvedimento è tuttavia ammesso ricorso giurisdizionale al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), entro 60 giorni, oppure in via alternativa al Presidente della Repubblica.

Scopriremo a breve se sarà azionato.

Alberto Speciale

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Qui sotto il link dei documenti contenuti nel sito web Regione Veneto afferenti il Procedimento unico (art. 27-bis DLGS 152/06)
80. Proponente: Consorzio Marmisti della Valpantena

Realizzazione di un deposito sotterraneo di rifiuti finalizzato alla messa in sicurezza provenienti dalla lavorazione del marmo nel Comune di Grezzana (VR) – Comune di localizzazione: Grezzana (VR)

 

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

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