Riceviamo e pubblichiamo la nota di Alessandro Gennari, Vice Presidente del consiglio comunale.
“Quanto sta accadendo è paradossale. Il ministero chiede ai lavoratori di restituire i premi produzioni ricevuti nel 2014 e nel 2015. Per chi non lo sapesse si parla di cifre tra il 4500 e i 6000 euro per ogni dipendente e i 6000 sono la cifra più prossima. Dopo aver rinunciato a due mesi di stipendio per due anni, arriva anche questa tegola che significa mettere le famiglie e i lavoratori non sotto la soglia della povertà ma della miseria. Se nessuno si prende le responsabilità, allora vediamo quali sono ed a chi sono/erano in capo:
– I premi di produzione incriminati risalgono alle gestioni 2014 e 2015 e sono stati erogati dalla gestione Girondini, con presidente Flavio Tosi;
– La legge per la quale il Mibac chiede il rientro di quegli esborsi risale a una legge del 2010;
– Il direttore amministrativo era Andrea Delaini, che assieme all’ex sovrintendente e all’ex presidente-sindaco avevano piena contezza (si spera) dei bilanci. Così come tutto il vecchio CDA o CDI che dir si voglia. Senza contare il collegio dei revisori .
– L’ispezione e i rilievi ministeriali sono stati consegnati al Sovrintendente Gasdia nel 2018 poco prima della primavera e la cosa pertanto era a lei nota;
– Viene dato annuncio di questa richiesta quando il personale della Fondazione è ancora in riposo forzato a meno di due mesi dalla fine dell’anno e con la dirigenza messa all’angolo dal CDI che ha bloccato l’approvazione della attività 2019 se non vi sarà la totale copertura di bilancio per tutto l’esercizio 2019.
A questi fatti vanno fatte seguire le seguenti considerazioni:
– Si parte dal presupposto che i professori d’orchestra sono pagati per suonare, gli artisti del coro per cantare, gli impiegati per fare il loro lavoro. A nessuno di questi sono richieste competenze giuridiche e conoscenza delle leggi che regolano la pubblica amministrazione in generale e le fondazioni in particolare, compito che invece spetta al management (sovrintendente, dirigenti in ruolo, etc)
– E’ plausibile che una legge del 2010 sia stata così palesemente ignorata?
– A questo punto dovranno pagare i lavoratori o non sarebbe più corretto che Fondazione Arena, con un atto di grande responsabilità eserciti in via immediata una azione di rivalsa ai sensi della legge 20/1994 nei confronti di tutti i soggetti interessati (sovrintendente, presidente, consiglio di amministrazione, dirigenti) in tutte le sedi?
– Gli attuali Vertici non possono fare lacrime di coccodrillo fingendo solo umana comprensione nei confronti dei lavoratori in quanto dovrebbero essere stati tutti messi al corrente dei rilievi ministeriali e a questo punto viene da pensare si siano guardati bene dal divulgarne i risultati. Forse per evitare una sicura rivolta dei lavoratori che ora, oltre a non avere un contratto integrativo, si troveranno a subire gli strali ministeriali perché al di là del piano di una “prefica”, dal punto di vista operativo La Sovrintendente Gasdia dice di avere le mani legate;
– La Sovrintendenza sa benissimo che mettere a bilancio di previsione circa 1.800.000 euro dal ritorno di quei quattrini significa una boccata di ossigeno per tentare la “mission impossible” del portare a breve al cdi un 2019 con una parvenza di copertura, cose che le salverebbe tra l’altro il posto di sovrintendente per almeno un anno;
– Tale operazione è propedeutica anche alle intenzioni del sindaco-presidente il quale a quel punto avrebbe anche i tempi per poter operare lo switch fra Gasdia e De Cesaris “promuovendo” il secondo a sovrintendente e tenendo Gasdia alla direzione artistica.
La politica, da destra a sinistra, è chiamata a dare risposte vere e certe e non a continuare nel palleggiamento delle responsabilità. L’Arena di Verona come istituzione e come azienda con lavoratori e famiglie non può essere oggetto di giochi politici, lobbisti, amministratori dal culto onanista di se stessi. Serve un piano di rilancio che metta al sicuro i lavoratori e salvi la Fondazione dal declassamento, cosa che attualmente, al di là dei proclami e dei rimpalli di responsabilità, non c’è”.
È uno dei POCHISSIMI veronesi che segue la vicenda e dice le cose sensate con la conoscenza dei fatti. Manca poco ai mercatini di Norimberga e mi sa che diventerà la principale se non l’unica manifestazione culturale di Verona. Vinitaly, a parte, s’intende.