Formazione figli, percorso ad ostacoli: l’incontro con Damiano Tommasi

 
 

Educare, ma non solo, andare il più possibile incontro alle famiglie per supportarle nel compito più difficile: la formazione dei figli. Esempi virtuosi di servizi educativi, da mettere in atto per garantire a tutti gli stessi diritti all’istruzione e formare nel tempo una comunità che sappia ascoltare, dialogare e vivere bene insieme.

È stato questo il tema dell’incontro che si è svolto ieri sera, al Centro civico Nicola Tommasoli, terzo evento pubblico della coalizione Rete!, che sostiene Damiano Tommasi candidato sindaco alle prossime elezioni amministrative di Verona. Al centro della conversazione, la qualità dei servizi educativi e scolastici.

Tommasi si è confrontato con Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia Romagna, e Raffaella Curioni Assessora a Educazione e Conoscenza del Comune di Reggio Emilia. Entrambi hanno raccontato come Regione e Comune in particolare nell’ultimo triennio, hanno lavorato per migliorare l’offerta, l’accessibilità e la qualità dei servizi educativi (0-3) e delle scuole per l’infanzia (0-6), e più in generale come stanno costruendo un nuovo percorso di educazione 0-99.

Si è partiti dall’esperienza 0-6 costruita da Bonaccini, che ha rimesso al centro dell’attenzione la cultura dell’infanzia e il diritto dei bambini, provando a garantire le più ampie possibilità di pari opportunità a tutti. In Emilia Romagna questo progetto è stato realizzato rafforzando la rete dei servizi educativi e delle scuole per l’infanzia, assicurando che siano accessibili a tutte le bambine e i bambini, diffusi su tutto il territorio regionale, abbattendo progressivamente le liste d’attesa e il costo a carico delle famiglie, alzando la qualità dell’offerta dell’intero sistema integrato.

È proprio questo l’aspetto fondamentale in cui emerge in maniera determinante la regia pubblica, che deve saper bilanciare il tema delle scuole comunali, statali e paritarie. L’esperienza emiliana racconta di un protocollo del sistema pubblico integrato, che tiene insieme tutte le gestioni garantendo qualità, risorse e coordinamento pedagogico, pur nelle autonomie degli approcci educativi.

Bonaccini ha illustrato il progetto “Al nido con la Regione”, uno dei programmi di maggiore successo della Regione Emilia Romagna. Nato tre anni, ha l’obiettivo di abbattere il costo delle rette di iscrizione ai nidi d’infanzia, compresi micronidi e sezioni primavera per bambini dai 24 a 36 mesi di età, e qualificare e sostenere il funzionamento e la gestione del sistema dei servizi educativi per i bimbi da 0 a 3 anni e di quelli integrativi (spazio bambini, centri per bambini e famiglie, servizi domiciliari e servizi sperimentali), pubblici e privati convenzionati.
Più in generale, è stato evidenziato anche dall’Assessore Curioni, come dalla qualità dello 0-6 e degli altri ordini di scuola, sia necessario costruire una comunità educante capace di fare rete e lavorare insieme con insegnanti, educatori e terzo settore (cultura, sport e sociale su tutti). La stessa esperienza della scuola diffusa 6-14, a Reggio Emilia, ha dimostrato che si può fare una buona scuola anche in musei ed agriturismi, o negli spazi aperti dei cortili scolastici.

Questi esempi virtuosi di buona scuola possono attivamente contrastare anche il fenomeno, purtroppo crescente, del disagio giovanile. La Dott.ssa Anna Ferrari, al pari degli altri relatori, ha sottolineato come la prevenzione sia sempre più efficace rispetto alle attività sanzionatorie. In seguito al lungo periodo di lockdown, che ha lasciato segni profondi in tanti bambini e giovani, è dalla scuola che si deve ripartire e dai suoi servizi educativi, che devono essere di qualità e che devono fondarsi in primis su ascolto attivo e dialogo con gli adolescenti. Nelle classi, ma anche durante le attività del doposcuola, dove è utile far sperimentare a ragazze e ragazzi esperienze che responsabilizzino e rendano loro attivi nelle scelte e nei comportamenti, affinché possano anche capire il peso delle conseguenze di ogni loro singola azione.

In conclusione, è emerso come sia possibile costruire una comunità educante di qualità. Per farlo, è necessario proporre un percorso scolastico che metta al centro il diritto dei bambini all’accesso di servizi scolastici. I sogni scolastici, non solo si possono realizzare, ma con una buona regia pubblica e politica si devono concretizzare, perché investire nella prima parte della semina di una comunità è fondamentale per la formazione di cittadini più virtuosi domani.

“La Regione Emilia Romagna e il Comune di Reggio Emilia rappresentano due eccellenze dei servizi educativi per l’infanzia – sottolinea Damiano Tommasi –. Quello di investire nella prima infanzia e nei servizi sulle famiglie è uno dei punti principali del nostro programma, ed è uno degli investimenti più redditizi per la qualità di una comunità che si va creando. Ascoltare da loro quanto stiano puntando su questi aspetti, fa capire come e quanto l’ambito educativo nel prossimo futuro debba essere al centro dell’amministrazione. Una comunità che ascolta le sue cittadine e i suoi cittadini, è una comunità che ha cura, e questo è il primo pilastro per creare quella rete di protezione che anticipa il problema del disagio e crea un valore positivo per tutti”.

“Da anni ci distinguiamo per le politiche che attuiamo sullo 0-6 e sull’infanzia – racconta Bonaccini –. Gli asili nido li abbiamo sempre concepiti non come meri luoghi dove lasciare i propri figli, ma come prime agenzie educative sul territorio. Continueremo a investire, perché abbiamo visto che chi ha fatto il nido e la materna, poi alle scuole medie e superiori ha una capacità di apprendimento e di socializzazione che ha a che fare direttamente con la capacità di crescita e di conoscenza futura delle ragazze e dei ragazzi”.

“La qualità dei servizi educativi di Reggio Emilia parte da lontano – aggiunge l’Assessora Curioni – e mantiene al centro del progetto della nostra città la cultura dell’infanzia e i diritti dei bambini all’accesso alle nostre scuole, per costruire dei percorsi di apprendimento. Dobbiamo difendere il diritto al futuro che devono avere i nostri bambini, per realizzare comunità più solidali, accessibili e in relazione tra loro. La centralità della scuola riesce a garantire questo tipo di percorso”.

 
 

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