Firme False nel veronese, i condannati. Bozza patteggia e salva l’incarico di Assessore. Nessuno si dimette

 
 

“C’è il Partito democratico, la Lega Nord, Forza Italia e il Nuovo Centrodestra. Non manca nessuno nello scandalo firme false che ha colpito, a macchia di leopardo, gran parte della provincia di Verona.

Con una differenza, rispetto al caso di Palermo, per il quale la stampa ha fatto pelo e contropelo: il Movimento 5 Stelle non ne è coinvolto, anzi, sono stati alcuni attivisti pentastellati a denunciare il tutto, in qualche caso ricevendo come ringraziamento, qualche spintone e qualche minaccia velata. E nessuno, o quasi, ne sta parlando”.

Firme False, capitolo II. Quanto sopra riportato è stato estratto dal blog di Beppe Grillo, che sul caso scaligero spiega ancora:

“Hanno patteggiato sindaci di importanti centri come San Bonifacio (Giampaolo Provoli) e Pescantina (Luigi Cadura), di altri paesi della provincia come Pressana (Stefano Marzotto), esponenti politici di rilievo, come un assessore del comune di Verona (Alberto Bozza) e un ex assessore della Provincia (ora nel Cda dell’autostrada del Brennero), Carla De Beni.

Tutti hanno ricevuto condanne fino a cinque mesi e qualche giorno: il limite massimo per non doversi dimettere, secondo la legge Severino (che richiede sei mesi). Due consiglieri comunali del Movimento, Anna Firolli e Samuele Baietta, e i due deputati della zona, Francesca Businarolo e Mattia Fantinati hanno segnalato il fatto al prefetto, evidenziando come le elezioni che si erano tenute in quei comuni fossero da ritenere invalide: molte liste, infatti, non avevano raccolto le firme necessarie.

Ora sulla faccenda potrebbe dire la sua anche il Tar”.

“Resta un dato di fatto – la conclusione nel blog -: al di là di quanto previsto dalla legge, siamo davanti a numerosi politici che si sono dichiarati colpevoli, patteggiando un reato. Non solo nessuno ha fatto un passo indietro, ma non è arrivata nemmeno una sana autocritica. Tutto va avanti come se nulla fosse successo”.

 
 

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