De Bosio: il grazie senza fine di Cecilia Gasdia

 
 

di Mauro Bonato

Se n’è andato Gianfranco de Bosio, eroico partigiano, instancabile docente, regista e sceneggiatore per prosa, opera e cinema, storico Sovrintendente dell’ente lirico Arena negli anni 1968-‘70 e 1992-’98.

Cecilia Gasdia esprime il profondo cordoglio di tutta la Fondazione Arena di Verona per la sua scomparsa.

«All’arte, all’etica e alla persona di Gianfranco de Bosio, l’Arena di Verona deve molto di ciò che è stata e di ciò che è tuttora – ricorda il Sovrintendente e Direttore Artistico Cecilia Gasdia – indicando la via ideale di quello che l’Arena potrà essere. Nella mia carriera ho avuto l’onore di incontrarlo più volte, ancora giovanissima come artista guidata da lui sul palcoscenico, sono tornata in Arena sotto la sua Sovrintendenza, l’ho incontrato nuovamente come docente mentre dirigevo l’Accademia per l’Opera veronese, e ho potuto recentemente affidare alle sue amorevoli cure la storica Aida: anche negli ultimi anni, in cui emergeva la fatica fisica, non trattò mai nessuna ripresa come mero repertorio, al contrario era sempre alla ricerca di nuove soluzioni, perché il teatro fosse sempre vivo, mai museale. Ricordo personalmente con immenso affetto la sua competenza, la sua misura, la memoria di ferro e la volontà inscalfibile, unite ad uno dei caratteri più gentili e sobri mai incontrati in tutta la mia vita professionale. Oltre a questo, a tutti i lavoratori e a tutti gli spettatori resta la sua arte, segnata dal rispetto assoluto per gli autori e per i luoghi a cui le opere erano destinate. Insieme a tutti i lavoratori della Fondazione Arena di Verona, mi stringo alla famiglia di Gianfranco, nostro maestro, in un grazie senza fine».

De Bosio veronese di nascita, classe 1924, durante la Resistenza fu fra i primi e più attivi componenti del Comitato di Liberazione Nazionale. Dopo la guerra, concluse gli studi in Letteratura francese nel 1946, presso l’Università degli Studi di Padova dove, ancora studente, aveva fondato il Teatro universitario. A lui si deve la ricerca pioneristica, completa e filologica del teatro di Ruzante.

Nominato Sovrintendente dell’ente lirico nella natia Verona introdusse in Arena prospettive di respiro europeo, affidando nuovi allestimenti alle visioni innovative di Vilar, Squarzina, Ronconi, Damiani, Pizzi, Bolognini, portando per la prima volta interpreti di rilievo ancora attesi al Festival (fra cui Plácido Domingo, ritrovato più volte, anche nel gala scenico del ’94 di cui curò la regia) o riportandone altri amati e da molto assenti.

In Arena debuttò come regista nel 1977 per la prima volta di Romeo e Giulietta di Charles Gounod (in italiano), per tornarvi con Mefistofele di Boito nel 1979 e con le verdiane Otello (1982) e La Traviata (1987).
Due produzioni leggendarie, lo ricordano: Aida (dal 1982) e Nabucco (dal 1991). La prima, regina dell’Arena, nacque dall’idea di ricostruire l’originaria regia dell’opera secondo le disposizioni sceniche che Verdi stesso curò, con le scenografie di Ettore Fagiuoli.

Nabucco, con la scena dominata dall’imponente torre di Babele stilizzata da Rinaldo Olivieri, ha avuto quasi altrettanta fortuna, con un primo quinquennio di rappresentazioni e una ripresa dal 2011 al 2015.

Gianfranco de Bosio fu naturalmente attivo anche al Teatro Filarmonico, con la regia di Axur Re d’Ormus di Salieri (1994) e con una Turandot di Puccini (2009).
Negli ultimi decenni ha intensificato la sua attività di insegnante.

 
 
Classe 1959. Sono iscritto all’ordine dei giornalisti dal 1983. Sono stato il responsabile dell’ufficio stampa di Amia per oltre trent’anni. Appassionato di storia e cultura veronese ho fondato la rivista Civiltà veronese e una casa editrice che ha pubblicato importati volumi, tra cui alcuni racconti inediti di Emilio Salgari e “Le invenzioni del cerusico coltelli di Berto Barbarani”. Appassionato di storia religiosa ho pubblicato oltre mille schede biografiche di santi, beati, venerabili e servi di Dio. Dopo aver fatto il parlamentare, il sindaco e il consigliere comunale, da pensionato voglio torno ad occuparmi di quanto mi appassiona.

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