Dietro le quinte del Covid19: l’impegno nelle forniture ospedaliere, parla Nicola Zuccato

 
 

Travolti dalle notizie sul Covid19 – dai dolorosi bollettini di contagi e decessi a teorie complottiste, passando per ordinanze, consigli e auspici – e spesso, dunque, confusi, per mantenere la rotta dobbiamo affidarci a poche ma attendibili fonti di informazione e, per darci animo, sapere che ad arginare l’emergenza ci sono davvero tanti coraggiosi che lavorano in modo indefesso dietro le quinte. Alzando il sipario esemplarmente su uno di questi scenari, ecco la figura di Nicola Zuccato, che si occupa di forniture ospedaliere nell’area dell’Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Lombardia, Friuli e Veneto. Ma non è se stesso che vuole raccontare, bensì la situazione in cui agiscono i suoi collaboratori, che si sono messi a disposizione per continuare il lavoro in prima linea in quelli che sono tra i luoghi più a rischio.

Imprenditore del settore healthcare, Zuccato ha preso le redini dell’attività oltre trent’anni fa, dopo la morte improvvisa e prematura del padre: “Da allora -spiega – anche con l’aiuto di mio fratello Alessandro, ma soprattutto grazie ad un continuo impegno ed aggiornamento tecnico, questa piccola attività è divenuta l’azienda leader nel settore della fornitura di dispositivi per la cura e prevenzione delle lesioni croniche, che è adesso“.

Quante persone sono state coinvolte in questa attività extra “sul campo”?

In pratica tutti i nostri sessanta ed oltre dipendenti sul campo, ma non solo. Tutto lo staff tecnico ed operativo è stato chiamato a gestire a fianco dei medici ed infermieri in prima linea un enorme sovraccarico di richieste, tutte in emergenza, per attrezzare nuove postazioni di terapia intensiva o potenziare quelle esistenti. Si consideri che ancora adesso, a situazione stabilizzata, stiamo gestendo un carico di lavoro almeno doppio di quello pre-pandemia. Tuttavia la professionalità e disponibilità degli addetti, dimostratisi superiori alle aspettative, ci hanno consentito di gestire la crisi in modo esaustivo. Il vero problema è stato semmai reperire i presidi necessari per far fronte alle richieste, ma grazie ad un sistema di logistica avanzato, partnership di qualità e modifiche delle politiche di acquisto e di logistica, a volte anche antieconomiche (quali la conversione delle spedizioni del nuovo materiale acquistato da via nave a via aerea), siamo riusciti a coprire efficientemente e in tempo record il fabbisogno“.

Sostanzialmente, il vostro “sul campo” si traduce nel frequentare ospedali e luoghi di ricovero, dunque ad alto rischio?

Esattamente: noleggiamo le nostre superfici antidecubito – certo, non un bene salvavita, ma comunque importante e indispensabile per il paziente – consegnandole e ritirandole direttamente nei reparti, in alcuni casi direttamente al letto del paziente, sia in ospedali che in cliniche private e RSA. I nostri addetti non sono ovviamente autorizzati ad avere qualsiasi tipo di contatto diretto col paziente, ma l’accesso ad aree ad alto rischio è comunque necessario per il corretto espletamento del servizio, come da capitolato. Inoltre i materassi in rientro dai reparti COVID rappresentano un rischio infettivo non indifferente, che siamo stati tuttavia in grado di gestire in piena sicurezza fin dal primo momento, grazie a severi protocolli di sanificazione e gestione del rischio infettivo, che erano in atto ancora prima dell’inizio della pandemia“.

Può citare qualche episodio significativo dell’emergenza che stiamo e state vivendo?

“Per un’azienda come la nostra, impegnata nella fornitura di servizi, le eccezioni alla routine sono sempre all’ordine del giorno, anche in periodi di normalità, quindi non saprei indicare un episodio di maggior rilievo rispetto ad un altro. Di sicuro un caso interessante è quello dell’Ospedale Maggiore di Bologna, che ha chiesto la nostra disponibilità a trattare e sanificare – oltre ovviamente ai nostri presidi in noleggio – anche gli oltre 120 dispositivi antidecubito di sua proprietà. Tale invito, che abbiamo accettato, ci ha confermato la valutazione positiva relativamente all’efficacia del nostro processo di sanificazione“.

Efficienza dei servizi, grazie all’efficienza dello staff: corretta derivazione?

Sì: voglio cogliere l’occasione per sottolineare la professionalità e capacità di coordinamento e risoluzione dei problemi dimostrata in questo momento critico e difficile da parte di tutti i nostri operatori. Sia gli addetti al coordinamento delle attività, sia gli addetti al lavoro di sanificazione, sia quelli impegnati in consegne ed assistenza hanno dimostrato capacità e disponibilità straordinarie e devo ringraziare ciascuno di loro per il senso di responsabilità e la disponibilità resa“.

Vista da vicino, è stata un’emergenza sopravvalutata o sottovalutata?

Di sicuro inizialmente è stata sottovalutata, in primo luogo dalle autorità cinesi ed in seguito da quelle mondiali. Non so dar loro troppo torto: dopotutto, i precedenti allarmi sanitari mondiali – parlo della SARS e dell’H1N1 – avevano sollevato un gran polverone, per poi risolversi in un fuoco di paglia. Non si era capito l’immenso potenziale infettivo del nuovo Coronavirus, e non si poteva immaginare che, tra tutti i paesi del mondo, l’Italia sarebbe stato il primo in cui il virus avrebbe colpito al di fuori della Cina. In Europa abbiamo reagito per primi e con le misure più estreme, eppure qui il virus ha mietuto più vittime. Forse però c’è stata anche una successiva sopravvalutazione: mi chiedo se era proprio necessario questo lockdown totale, con i droni a caccia di chi fa jogging da solo in campagna, quando i paesi del nord Europa mi pare stiano avendo risultati simili ai nostri, con misure molto meno restrittive e dannose per l’economia“.

 
 
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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