UniVr, se ci sei batti un colpo

 
 

LETTERE ALLA REDAZIONE

L’Università di Verona, “siccome immobile…” si ferma da molti anni in quanto a nuovi corsi di laurea. In particolare, l’assenza di Ingegneria, almeno nelle sue specializzazioni più innovative, priva il territorio e l’Università stessa di eccellenze scientifiche e tecnologiche. Lontano da Verona, è tutto un fervore di iniziative. A Modena/Reggio Emilia/Mantova ampliano il corpo docenti per far fronte al boom di iscrizioni; a Ferrara, a Scienze Biologiche, hanno tolto il numero chiuso e 1500 giovani si riversano in città; Trento si propone come faro della meccatronica e dell’innovazione.

Verona invece è ferma da anni e non da’ segnali. Non fioriscono facoltà tecnologiche e di ricerca; non si amplia la visione al mondo tecnico/scientifico, che rimane limitato alle biotecnologie ed alla medicina. Manca la facoltà di Farmacia, e guarda caso, Glaxo si trasferirà a Parma. Come sempre Verona perde i treni che essa stessa ha costruito. Mancanza di visione strategica, idee per il futuro, coraggio. L’impressione è che ai veronesi di tutto ciò non importi nulla. E così, con il Vinitaly a forte rischio migrazione, la pubblica amministrazione non trova il modo di accogliere i visitatori e non modifica l’urbanistica di Verona Sud dove giacciono imperterriti ruderi di un passato remoto anziché una moderna architettura.

Per questi motivi l’Università di Verona deve tornare a crescere e aprirsi al mondo scientifico. Si ipotizzava una collaborazione con il MIT (http://web.mit.edu/), poi non concretizzatasi: non vorrei pensar male ma l’arrivo di gente nuova, sveglia, motivata, intraprendente, che esige servizi e cultura internazionali, credo che faccia paura a Verona e ai suoi politici, i quali se la godono col feticcio del balcone taroccato di Giulietta. E tanto gli basta.

Aldo Vantini

 
 

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