Tempi difficili e uomini deboli

 
 

Cattolica, Catullo e non solo…

Tra le molte chiavi di lettura che si possono fare sulla fine della Società Cooperativa Cattolica Assicurazioni una è quella geopolitica.
Parliamo degli interessi di Verona subordinati a quelli di Venezia o, meglio, gli interessi delle imprese veronesi subordinate agli interessi delle imprese veneziane.

Un esempio lampante di tale subalternità è la vicenda dell’aeroporto Catullo che, una volta entrato nell’orbita della veneziana SAVE, è stato relegato a ruolo di scalo marginale.
Il modo migliore per liberarti di una impresa concorrente? Controllarla. Così SAVE ha fatto.
La stessa cosa è avvenuta con Cattolica, operazione più complicata della prima – perché resa agevole dalla disponibilità della classe politica-, ma perfettamente organizzata a tavolino.

La vicenda è nota, la riassumiamo

IVASS, l’organo di controllo delle assicurazioni, all’inizio del 2020 mette a ferro e fuoco la sede di Cattolica Assicurazioni, dopo l’estromissione e del DG Minali da parte del presidente Bedoni. A seguito dell’ispezione si scopre che la società, i cui fondamentali apparivano eccellenti fino al giorno prima, è fortemente indebitata.

Cosa mai vista a memoria d’uomo, IVASS indica il livello di indebitamento: 500 milioni di euro. A destare maggior scalpore è poi la dichiarazione, contenuta nel rapporto, che a preoccupare siano soprattutto le conseguenze future dovute al covid.

Tutto ciò nell’anno, il 2020, in cui le compagnie conseguono profitti stellari nella RCA proprio grazie al covid a ai due mesi di lockdown.
Quando ci si aspetta che il board della compagnia contesti, smonti e faccia a pezzi il verbale, ecco il colpo di scena. Nessuno contesta alcunché, anzi, il verbale è interpretato come un’ingiunzione, così in “soccorso” di Cattolica arrivano le Generali.

Quando si dice il tempismo…

Il Leone mette generosamente sul tavolo 300 milioni di euro per il 25% della compagnia, ma in cambio chiede che da società cooperativa si trasformi in spa. In tal modo, visto che il limite delle cooperative è che il possesso anche di una sola azione da diritto a un voto, le Generali diventano azionista di maggioranza di Cattolica.

Tutto ciò avviene in tempi così rapidi che, quando esce la semestrale di Cattolica i giochi sono fatti. Semestrale così brillante da far pensare che Generali abbia acquistato Cattolica con i soldi di Cattolica.
Un capolavoro! Dal loro punto di vista, naturalmente.

E la lettura geopolitica?

A chi sembrasse un po’ forzata, applicata alla vicenda della compagnia assicurativa, arriva ora a puntello l’entrata in gioco di un nuovo azionista che intende accaparrarsi il 10% di Cattolica, un certo Enrico Marchi con la sua FININT da Conegliano. Ma non sarà lo stesso Marchi..? Sì lo stesso di SAVE, l’uomo che ha seppellito il Catullo.

Tutto questo è avvenuto e sta avvenendo nell’indifferenza generale dei veronesi.
I soci Cattolica hanno aderito in massa al passaggio a SPA, plaudendo all’acquisizione di Generali. Probabilmente anche quando il marchio cesserà di esistere e la direzione chiuderà reagiranno nello stesso modo.

Resta il rimpianto

Cattolica è morta per la pessima politica di gestione dei suoi manager e del gruppo di potere che la sosteneva: il clero. Cattivi manager e cattivi preti.

La struttura mutualistica, aveva una sua profonda ragione d’essere e non è, come qualcuno sostiene, diventata improvvisamente superata. Una società cooperativa quotata in borsa è un ossimoro ma nessuno, ai piani alti del clero, ebbe illo tempore, il buon senso di opporre un diktat a alla scelta scellerata di farsi quotare.

La borsa e la speculazione finanziaria sono antitetiche alla cultura cristiana come aveva ben presente la comunità che costituì la compagnia, 135 anni fa, tutelando i diritti collettivi rispetto a quelli finanziari.
Un terribile mix di ignoranza e avidità, ha condotto la compagnia ad imboccare il tunnel della dissoluzione. Il modello virtuoso da seguire e cui ispirarsi c’era e c’è, si chiama Reale Mutua.

Ma, evidentemente, l’etica del lavoro piemontese e principi della massoneria, che permea la compagnia torinese, sono più forti di quelli veronesi e cattolici.

Cattolica Assicurazioni fu creta in gran parte di agricoltori, sostenuti dai notabili locali: il prete, il medico, il farmacista, il notaio; uomini più istruiti e preparati di loro, che perseguivano un obiettivo comune. La loro bussola erano i principi contenuti e codificati in una enciclica papale: la Rerum Novarum di Leone XIII.

Idee e progettualità. Uomini forti, in tempi difficili.

Tutto il contrario di ciò cui stiamo assistendo ora.

Ecco, citando il generale Massoud, se uomini forti fanno tempi facili, tempi facili fanno uomini deboli e uomini deboli fanno tempi difficili.

Per Verona si stanno preparano tempi molto, molto difficili.

Barbara Cotta Morandini

 
 

1 COMMENTO

  1. Verona si parla addosso, salottiera, esclusiva, profondamente antidemocratica, consociativa, appunto. Questa è la fine di un progetto, di un’idea di città e di società, perpetrata dal doroteismo vecchio ( DC) e nuovo (Lega/sovranismo) e da una Curia pecuniaria/ immobiliarista e lontana dalle anime. Insomma, il cancro di Verona.

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