Processo PFAS – Legambiente ammessa tra le parti civili

 
 

Legambiente Veneto e il Circolo Legambiente Perla Blu di Cologna Veneta esprimono soddisfazione per il riconoscimento a pieno titolo tra le parti civili nel processo contro i presunti responsabili dell’inquinamento da PFAS, rispetto ai quali è stato chiesto il rinvio a giudizio per i reati di disastro innominato ed avvelenamento delle acque.

Legambiente si è costituita parte civile in questo processo, attraverso il lavoro degli avvocati Giuliasofia Aldegheri ed Enrico Varali del Centro di Azione Giuridica dell’associazione, che hanno saputo rispondere alle eccezioni sollevate dagli imputati, portando il giudice a confermare la legittimazione a stare in giudizio come parte offesa e danneggiata del reato sia il livello territoriale, con il Circolo Legambiente Perla Blu di Cologna Veneta, che quello regionale, con la legittimazione di Legambiente Veneto. Gradimento di Legambiente che vale anche per l’accoglimento tra le parti civili di tutte le altre associazioni ambientaliste che nel tempo si sono impegnate sulla vicenda.

“Siamo molto soddisfatti per l’accoglimento nel processo – dichiara Piergiorgio Boscagin della segreteria regionale dell’associazione – che conferma la verità sulla dimensione del disastro. Quello da Pfas è un inquinamento che sta mettendo a repentaglio la qualità della vita di centinaia di migliaia di cittadini, non solo di operai e singoli ricorrenti. Giusto che questo processo veda Legambiente, e le altre principali associazioni ambientaliste che lavorano per la tutela degli interessi diffusi e collettivi, dar battaglia nel nome del popolo inquinato che esige verità, sicurezza e salubrità per l’ambiente in cui vive a prescindere dai valori di accumulo di Pfas nel sangue”.

Per Legambiente si tratta di un ulteriore significativo accertamento del lavoro di continua denuncia e di irreprensibile difesa dell’ambiente e degli interessi collettivi, che l’associazione ha svolto in questi 6 anni, a partire dai primi allarmi diffusi all’alba delle rivelazioni del CNR nel luglio 2013, e che hanno sollevato tra le Istituzioni e tra la popolazione la necessità di far luce su gravità e vastità dell inquinamento da Pfas. Denunce, azioni e documenti che Legambiente ha messo in campo grazie ad impegno e coinvolgimento di circoli locali e di tutti i livelli associativi assieme ai tanti cittadini e comitati locali riunitisi poi nel “Coordinamento Acqua Libera da Pfas” e che ha portato il caso all’attenzione delle Istituzioni nazionali con l’audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie che aprì alla specifica Commissione sui Pfas – e della popolazione – con i numerosi incontri pubblici e la raccolta nel 2017 di 15mila firme per chiedere l’avvio della progettazione dei nuovi acquedotti per l’area inquinata e l’introduzione di limiti di legge il più possibile prossimi allo zero.

Soddisfazione di Legambiente anche per l’accoglimento da parte del Giudice della citazione di Mitsubishi Corporation Inc. con sede a Tokyo (JP), International Chemical Investors S.E. con sede a Lussembugo e Fallimento Miteni s.p.a con sede a Trissino (VI) quali responsabili civili per il risarcimento dei danni e per le quali si augura la conferma di un formale coinvolgimento nel prosieguo del processo.

 
 

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