L’orologio di Gustavo si è fermato a dieci anni fa

 
 

Portare indietro l’orologio di dieci anni? Per Gustavo Franchetto, candidato alle Primarie che il Partito Democratico di Verona celebrerà il 2 aprile prossimo, sembra un’opzione possibile. Infatti lui che lasciò l’Ulivo, l’ensamble che ripetutamente tentò di tenere in un unico alveo i partiti di sinistra e di centrosinistra, proprio dieci anni fa, ora si ripropone come l’uomo che saprà ricucire le spaccature. L’uscita dall’Ulivo, proprio alla vigilia della nascita del Partito Democratico fu un momento dirimente nella lunga carriera politica di Franchetto; passò infatti con l’Italia dei Valori, formazione con la quale si candidò con scarso successo al Senato e alle Europee. Successivamente uscì anche da questa formazione e svolse una parte del suo ultimo mandato in Regione con la casacca di una formazione “civica”, dove però di civico v’era gran poco, perché in realtà vi si ritrovarono raggruppati alcuni fuoriusciti di vari partiti. Oggi dopo una pausa di qualche anno cerca di ritornare sulla scena veronese, confortato anche da un lauto vitalizio regionale e da una sostanziosa liquidazione.

Alquanto strana è la questione del sostegno che ha ricevuto dal deputato Vincenzo D’Arienzo, che, dopo averne lanciato il nome, si sospetta abbia fatto di tutto per far fallire la trattativa su Gianpaolo Trevisi, che avrebbe portato ad una candidatura unitaria di tutta l’area di sinistra. Infatti si arriverà a queste primarie con il rifiuto di accettare un candidato che non fosse passato dalle forche caudine di questa selezione interna.

In questi giorni Franchetto rilascia interviste a tutto spiano, dicendo tutto e il suo contrario, parla di Tosi in termini da vecchio politicante: “Nei primi tre quarti della sua amministrazione ha dato ai veronesi le risposte che volevano e ha compiuto quanto aveva annunciato quando si era candidato”. Viene da chiedersi qual è il significato di una frase così sibillina… un’anticipazione di possibili accordi con Tosi? Ma come?! Ma se si dice sia stato proprio il suo mentore, l’on. D’Arienzo, in simbiosi con Michele Bertucco, ad accusare la segreteria veronese del PD di avere l’intenzione, mai confessata, di cercare accordi con il sindaco uscente! Ma ecco che subito dopo il nostro corregge il tiro, dicendo che parlerà anche con Bertucco. Perché? Perché lui vuole riunire la sinistra! Ma allora dieci anni fa perché non restò nell’Ulivo e non aderì al Partito Democratico?

Con mossa da vero camaleonte insomma, riporta indietro l’orologio di dieci anni. Ma nel frattempo sono cambiate tante cose, l’antipolitica è sempre fortissima, abbiamo passato otto anni di crisi nera, Tosi e la Lega hanno preso strade diverse, Forza Italia si è disgregata, è comparso Renzi.

Ma il buon Gustavo si comporta come se nulla fosse accaduto. La realtà comunque è evidente: nonostante che la Destra sia divisa, nonostante che la Lista Tosi non avrà più il sindaco uscente da riproporre, con questo candidato, se per caso dovesse risultare vincente, il PD veronese riuscirà nella titanica impresa di perdere Verona anche questa volta.

Sakurambo 

 
 

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