Immigrazione e terrorismo

 
 

Verona è la quarta città d’Italia come presenze turistiche, quindi un possibile obiettivo per gli attentati terroristici che prendono di mira i luoghi più frequentati. Con questo, non intendo certo aumentare la paura, ma parlare di una realtà che purtroppo ci deve allertare tutti.

Scrivere e tentare di commentare obiettivamente quanto è successo a Barcellona e poco dopo a Turku in Finlandia, senza essere influenzato dalla rabbia contro gli assassini e dalla pietà nei confronti delle vittime innocenti, mi risulta difficile, così come mi è arduo trovare una giustificazione per le 361 vittime di attentanti di stampo jihadista, che dal 2012 hanno funestato l’occidente. Ma non credo che il terribile fenomeno del terrorismo sia direttamente collegato alla migrazione dei popoli dal sud del pianeta. Indubbiamente esiste un problema immigrati, affrontato in ritardo e male dall’Europa, che vede l’Italia come primo sbocco delle migrazioni. E’ mia opinione che non esistano formule che possano risolvere questa tragica situazione epocale che ha origini profonde ed antiche. Non le soluzioni di estremo buonismo, che ipotizzano l’apertura totale a tutti i profughi, non valutando le ingerenze delle varie mafie e le carenze di strutture adeguate per l’accoglienza, l’inserimento nel mondo lavorativo legale e conseguente integrazione. Così come non funzionerebbero nel tempo le scelte drastiche e radicali di espellere tutti i mussulmani e di chiudere e sigillare i nostri confini. La questione è molto più vasta e ritengo non trovi soluzioni definitive né con le aperture e neppure con le chiusure indiscriminate. Il controllo degli immigrati, la loro collocazione in tutti i paesi europei e il loro corretto inserimento nella nostra società, con l’impegno di rispettarne le regole e le tradizioni, sono atti di civiltà e di solidarietà, che dovrebbero impegnare tutti i paesi europei in egual misura. 

Detto questo, ritengo che gli immigrati possano essere parzialmente responsabili di un aumento dell’insicurezza pubblica e dei reati contro le persone e le proprietà, ma che poco o nulla abbiano a che fare con l’espandersi o il diminuire del terrorismo di matrice islamica. Una buona parte degli attentatori sono europei di origine africana o asiatica, nati in Europa, dove hanno vissuto e studiato. Dobbiamo chiederci: perché queste persone hanno preferito abbracciare l’interpretazione malata di una religione che li ha portati al suicidio ed all’omicidio di massa? Perché non hanno accettato i valori dell’occidente? I valori delle nostre democrazie? Forse perché questi valori, nel mondo, hanno generato popolazioni troppo ricche ed altre troppo povere?

Gli attuali esodi sono il risultato e la sintesi di una mala politica di conquista e di colonizzazione che ha originato il fenomeno della migrazione dovuta alle guerre, alla fame ed al tentativo di migliorare le proprie condizioni economiche. Dalla fine dell’impero ottomano, la Gran Bretagna e la Francia in particolare, ma anche altri stati europei, iniziarono a spartirsi le ricchezze di quei territori, a disegnare nuovi stati ed a stabilire le reciproche influenze. Dopo la seconda guerra mondiale, anche gli Stati Uniti, l’URSS ed ultimamente la Cina, hanno allungato le mani sulle ricchezze di quei paesi. Quello che interessava alle nazioni più potenti non era certamente la democrazia e il benessere dei popoli, ma il controllo delle risorse del loro sottosuolo e delle fonti energetiche. Per mantenere il controllo sullo sfruttamento di quelle ricchezze, i potenti stati occidentali, ora tra le vittime del terrorismo, hanno creato e poi sostenuto dei veri e propri tiranni. Quando alcuni di questi dittatori hanno iniziato a non obbedire agli interessi ed alle richieste di chi li aveva insediati, sono stati accusati, spesso a ragione, di essere antidemocratici, oppressori dei loro popoli e pericolosi per la sicurezza mondiale. Gli stessi USA, Francia e Gran Bretagna, che li avevano spinti al potere, li hanno distrutti. L’obiettivo delle potenze occidentali era di eliminare gli ostacoli ai loro interessi economici, non curandosi affatto delle conseguenze che la destabilizzazione di quell’area avrebbe causato all’Europa. Il presidente della Siria Bassar al Asad è stato duramente attaccato, Gheddafi e Saddam Hussein sono stati destituiti e giustiziati, la Siria, l’Irak e la Libia sono cadute in una sanguinosa e devastante guerra civile. Tutto questo non per la democrazia, per i diritti dei popoli o per la giustizia, ma per la gestione dei pozzi petroliferi. Perché l’Arabia Saudita, che finanzia ed esporta il radicalismo islamico, rimane un’intoccabile alleata degli Stati Uniti e dell’Europa con cui commercia in armi e petrolio? Non mi pare che sia uno stato esempio di democrazia e di rispetto per i diritti umani.

Per questo ritengo che il terrorismo islamita non sia solo una conseguenza del disagio sociale e delle incontrollate migrazioni di profughi, ma abbia radici ben più profonde e pericolose. Il recente attentato a Turku ci ricorda che la Finlandia ha il più elevato rapporto musulmani-terroristi, con 1590 volontari ogni milione di musulmani, poi viene l’Irlanda, con 724, il Belgio, con 699, la Svezia, con 631 e l’Austria con 619. Tutte nazioni con un livello relativamente omogeneo della ricchezza interna, con un’alta qualità dei servizi sociali, dove le condizioni degli immigrati sono considerate buone e che, tranne il Belgio, non hanno partecipato alla spartizione coloniale dei secoli passati

Mi chiedo: è la religione islamica che guida e muove il terrorismo internazionale, o si tratta di un suo uso strumentale, fatto da coloro che interpretano il Corano imbastardendolo per annebbiare le menti di persone deboli, fragili, facilmente manipolabili, che in nome di un presunto martirio e per liberare il mondo dagli infedeli cristiani, si prestano ad essere artefici di morte ed a loro volta carne da macello? Ani Zonneveld, di Los Angeles, fondatrice e presidente di Muslims for Progressive Values, un’associazione di musulmani progressisti con oltre diecimila membri, sostiene: “i terroristi che hanno colpito Barcellona sono esseri spregevoli, vogliono fare notizia uccidendo degli innocenti. Cercano obiettivi facili: mercati, gelaterie, caffè, dove c’è una dimensione gioiosa. Continueranno a colpire l’Europa, ma il loro modo di agire non ha nulla a che vedere con l’Islam. Il fatto che a essere uccisi siano i civili, degli innocenti, contraddice gli insegnamenti di Maometto secondo cui in tempo di guerra i civili e i credenti (inclusi cristiani ed ebrei) non devono essere presi di mira, è vietato avvelenare le fonti d’acqua e calpestare l’erba destinata al pascolo”. Affermazione contraddetta da quanto dichiara il sospetto Moussa Oukabir che ha scritto: “bisogna uccidere gli infedeli e risparmiare soltanto i musulmani praticanti”. La religione e la lettura del Corano, come della Bibbia, può essere interpretata in vari modi, a seconda dell’uso cui serve.

Detto questo la domanda che viene spontaneo porsi è: “Che fare?”

Con i fanatici che non si fermano davanti a nulla, che temono solo Dio e che sperano nel martirio, ogni dialogo e negoziato è inutile. La violenza e la morte, dall’Irak, dalla Siria, dalla Libia e dall’area medio orientale sono arrivate da noi in Europa e non siamo preparati. Dovremo abituarci a vivere, e non sarà facile, con il pericolo di possibili attentati, conseguentemente con la violenza e la morte. Il mondo occidentale ha combattuto per secoli per conquistare la democrazia ed acquisire le idee generate dalla Rivoluzione francese. Abbiamo superato l’Inquisizione, i processi e le carceri ecclesiastiche. Ora non possiamo, non dobbiamo retrocedere e mettere in discussione le nostre libertà ed i nostri diritti e tra questi l’emancipazione femminile. Non possiamo accettare che una donna sia obbligata a coprirsi il capo, a rifiutare di farsi visitare da un medico uomo in un ospedale pubblico, a subire crudeli mutilazioni ed altri soprusi. Chi arriva da noi deve essere ben inserito, messo nelle condizioni di lavorare, ma deve rispettare il nostro modo di vivere e le nostre leggi. Chi non lo accetta deve essere espulso con fermezza e decisione. Non è tollerabile che un imam predichi in una moschea occidentale, come è accaduto, che i mariti possono picchiare le loro mogli per educarle. Si è già verificato che il fanatismo di pochi abbia contagiato negativamente la moderazione di altri, che sono diventati più faziosi per non sentirsi giudicati.

Valutando che le guerre, i bombardamenti ed i massacri nelle aree “calde”, purtroppo non cesseranno entro poco tempo e che profughi disperati continueranno a cercare un po’ di pace da noi, sarebbe opportuno che i paesi europei collaborassero e si organizzassero senza ostili chiusure ed egoismi.

Infine, bisogna sperare che il mondo politico non strumentalizzi elettoralmente questa drammatica situazione, ma che collabori attivamente e con responsabilità per il bene del paese e dei popoli.

Giorgio Massignan (VeronaPolis)

 

 
 

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