I commercialisti chiedono i modelli I.S.A. facoltativi per il primo anno

 
 

I modelli I.S.A., Indici Sintetici di Affidabilità del contribuente, sono gli eredi degli studi di settore e il loro primo anno di applicazione sta creando non poche difficoltà. La mobilitazione dei commercialisti, che da mesi segnalano le moltissime anomalie e i malfunzionamenti, a partire dai ritardi nella diffusione del software che serve a calcolarli, ha già ottenuto un primo risultato: la proroga dal 1° luglio al 30 settembre delle scadenze di versamento per i contribuenti che svolgono delle attività interessate dagli Isa. Ma la proroga è ritenuta a tutt’oggi insufficiente dal Consiglio Nazionale dei Commercialisti e dagli Ordini locali, che chiedono ufficialmente al governo che per il primo anno gli I.S.A. siano resi opzionali e non obbligatori. 

«Gli Isa sono un’evoluzione degli studi di settore la cui efficacia dovrebbe consistere nella costruzione di un nuovo rapporto tra fisco e contribuenti – sottolinea Alberto Mion presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Verona –  Per il momento sappiamo solo che, a causa dei ritardi nella diffusione dei software e per una serie di problemi applicativi, stanno generando grandi difficoltà a tutti i commercialisti italiani ed alle imprese. Per questo ribadiamo la richiesta di facoltatività per questo primo anno di loro applicazione.”

Alla prima prova sul campo gli I.S.A. stanno generando problemi di innegabile rilevanza: sono numerosissime le segnalazioni di anomalie e malfunzionamenti pervenute dal territorio, indicative di una situazione di grave disagio in evidente contrasto con le disposizioni dello Statuto dei Diritti del Contribuente. Non mancano anche i risultati paradossali, per cui in alcuni casi sono le stesse imposte pagate al Fisco negli anni precedenti, che venendo assimilate ad una voce di costo operativo per l’impresa, vengono interpretate dal sistema come un’anomalia, finendo per attribuire un indice di scarsa affidabilità del contribuente. 

«Invece che costruire una migliore collaborazione tra Fisco e contribuente – osserva il commercialista Gino Glisenti delegato Veneto ai rapporti con l’Agenzia delle Entrate – gli I.S.A. stanno ottenendo l’effetto opposto. Abbiamo recentemente segnalato al Garante del Contribuente del Veneto tutte le problematiche: dai ritardi nel rilascio del software da parte dell’Agenzia delle Entrate ai file in formato XML messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, senza contare le problematiche legate all’esito del calcolo che appare di difficile interpretazione.» 

Dal punto di  vista operativo sono 152 le versioni degli I.S.A. per le varie tipologie di attività, in cui vanno importati i dati pre calcolati messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate, previa acquisizione da parte dei professionisti della delega del cliente. I dati ottenuti dall’Agenzia devono essere sottoposti ad un laborioso controllo perché riguardano, in taluni casi, valori relativi a 7 anni precedenti. La compilazione dei modelli richiede una rielaborazione dei dati della contabilità e l’acquisizione di ulteriori elementi di natura extra contabile, attività, quest’ultima, che deve necessariamente avvenire con la collaborazione del contribuente. Ottenuti gli indici di affidabilità vanno analizzati, soprattutto gli indici di anomalia, per capirne l’origine: può trattarsi anche di un errore di compilazione, oppure di dati inesatti importati. Stabiliti gli I.S.A. occorre  analizzare i conseguenti adeguamenti dei ricavi/compensi, per migliorare il punteggio di affidabilità fiscale ottenuto, illustrare al cliente i risultati e le opzioni possibili per poi stabilire se sia necessario l’eventuale versamento integrativo delle imposte.

«La situazione è intollerabile – conclude Mion  –  perché sono anni che chiediamo delle regole fiscali chiare, comunicate tempestivamente e facilmente applicabili per permettere alle aziende una pianificazione fiscale certa nel tempo, invece ci troviamo di fronte ad iniziative dell’Amministrazione Finanziaria che sono anche in contrasto con lo Statuto del Contribuente che prevede che “i modelli di dichiarazione, le istruzioni e, in generale, ogni altra propria comunicazione siano messi a disposizione del contribuente in tempi utili e siano comprensibili anche ai contribuenti sforniti di conoscenze in materia tributaria e che il contribuente possa adempiere le obbligazioni tributarie con il minor numero di adempimenti e nelle forme meno costose e più agevoli”».

 
 

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