“Cold Case” risolto dopo 18 anni: arrestato l’assassino che inferse 70 ferite a collo e schiena

 
 

Le indagini erano state avviate 18 anni fa dagli agenti della Squadra Mobile di Verona, a seguito del rinvenimento del cadavere di uomo all’interno della propria abitazione. Si riusciva sin da subito ad accertare che la morte era stata causata da numerosi colpi d’arma da taglio: circa 70 le ferite inferte al collo e alla schiena dall’assassino, secondo le analisi di allora, con una forbice di acciaio.

Gli sforzi investigativi, tuttavia, non consentirono, all’epoca, di risalire all’autore dell’efferato omicidio che rimase, pertanto, irrisolto.

L’Unità Delitti Insoluti – composta da personale del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, del Servizio Polizia Scientifica di Roma nonché, nel caso di specie, dalla Squadra Mobile di Verona che svolse le indagini nel 2001 – ha, di recente, riaperto il caso al fine di riesaminare le prove alla luce delle nuove tecniche scientifiche a disposizione. Gli approfondimenti e la rivisitazione di tutti gli elementi raccolti 18 anni fa, hanno consentito di far emergere univoci elementi indiziari di natura genetica a carico di L. I., cittadino romeno di 64 anni, pregiudicato e senza fissa dimora, fino ad oggi estraneo a tutte le attività d’indagine.

Gli agenti della Squadra Mobile di Roma e del Commissariato di P.S. “Ostia Lido”, sono riusciti a rintracciare il presunto assassino sul litorale ostiense, all’interno della sua roulotte.

L’operazione si è conclusa lo scorso 22 aprile con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Verona su richiesta della Procura della Repubblica.

 
 

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