Aeroporto Catullo – Il girotondo dei ciuchini

 
 

Gli inciuci non finiranno mai…

Leggiamo i titoloni dei giornali locali che annunciano che i soci hanno, in sostanza, raggiunto un accordo su una governance più soft con SAVE.

Ha vinto la linea del trio Sboarina – Riello – Arena, e tutti giù per terra…

In sostanza, rimane SAVE visti anche i brillanti risultati del 2018 come afferma il Presidente Arena, ma con la garanzia, udite udite, di avere gli investimenti sottoscritti dal socio SAVE.

Noi ci chiediamo perché non aver chiesto queste garanzie al momento dell’ingresso di SAVE o chi per lei come partner industriale, visto che il primo parere dei “saggi” lo indicava quale presupposto ancora nel 2014?

5 anni persi, persone lasciate a casa, aerostazioni inguardabili.

Una mossa astuta come lo sono per natura Riello ed Arena.

Nessuno parla invece del ridimensionamento della Catullo a cui sono stati contingentati il numero di movimenti aeromobili dagli 80 mila ai 42 mila e che quindi potrà crescere in modo contingentato nel medio-lungo termine, molto strano non trovate?

Però ci dicono che il collegamento ferroviario si farà e viene chiesto a gran voce dai comuni di Villafranca e Sommacampagna senza uno studio di fattibilità che pone in relazione i costi – benefici con dei volumi che, così stando le cose alla Catullo, non potranno mai giustificare un tale collegamento ferroviario.

Ed il People Mover?

Ma no, al territorio piacciono le cose fatte in grande stile. In tutto questo scenario, nessuno osa dire che il collegamento ferroviario, anche se partisse domani mattina con un costo di almeno 250 milioni di euro, potrà essere operativo tra 15 anni se tutto fila liscio.

Peccato però che tra 15 anni ci sarà un aeroportino di dimensioni ridottissime e l’opera sarà del tutto inutile. Noi crediamo che, come nella maggior parte dei casi, il discorso collegamento ferroviario serva solo per distogliere dal vero fallimento della gestione dei soci pubblici con l’ingresso di SAVE che ha centrato il suo obiettivo di ridimensionare irrimediabilmente lo scalo di Verona.

In questo scenario va evidenziato che sono partite le grandi manovre per “togliere” la concessione di Brescia agli incapaci soci Veronesi e metterla in gara. Su Brescia non rimane altro da fare, abbandonata a se stessa con un bel -31% di merci e -37% in meno di passeggeri nel 2018.

Ma per il nostro Presidente i risultati della Catullo S.p.A. sono sempre brillanti e guai a parlare dello scalo di Brescia e del fatto che il suo rilancio era l’obiettivo principale dell’ingresso del partner industriale SAVE, ma questa è un’altra storia.

Ieri in nota abbiamo indicato un articolo del 2015, con le roboanti dichiarazioni del Bravo Presidente. Ve lo riproponiamo per tener viva la memoria. (Dichiarazioni del Presidente Arena del marzo 2015 https://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Catullo-Arena-gestiremo-scalo-Brescia-soli-abbiamo-capacita/24-03-2015/1-A_016325782.shtml)

Brescia sarà messa in gara ed arriverà sicuramente un fondo che lo svilupperà come merita (magari il già attivissimo Sixian Holding per lo sviluppo di Europe 1 https://www.linkiesta.it/it/article/2015/09/30/il-fantomatico-progetto-del-super-aeroporto-di-brescia-sognato-da-capr/27547/), ed a quel punto il collegamento  ferroviario servirà per collegare Verona al nuovo e ristrutturato scalo di Montichiari, sempre collegamento ferroviario è…

A qualcuno potrebbero sembrare “Fanta Chiacchiere”, ma sicuramente stiamo molto vicini alla realtà. A quel punto avremmo un motivo, un bel motivo per ricordare il Sindaco con i suoi accoliti Riello ed Arena per aver fatto in modo che la città di Verona, unica per bellezza nell’area padana, perdesse il proprio aeroporto per motivi che lasceremo in dote ai posteri, e senza spiegare il perché!

Tutti giù per (a) terra…

 
 

3 COMMENTI

  1. Mah! Il piano cinese va contro Malpensa e tutti gli aeroporti della Padania. Cosa ne sarebbe di Bologna, Bergamo, Venezia, Verona, Linate? Sarebbe ben peggio di come sta oggi Torino, ferma al palo dall’apertura di Malpensa.
    Ve lo immaginate un aeroporto di Montichiari con tre piste e 100 milioni di pax (5 volte l ‘attuale scalo varesino e 2,5
    Fiumicino!!!)? Neanche unendo tre quarti degli aeroporti nazionali si arriverebbe a tanto. Solo il patron Esselunga Caprotti poteva fare l’uovo fuori dal cesto. Nessuno rinuncerà al proprio aeroporto sotto casa. Dovremmo essere la Turchia o simile in cui le scelte strategiche le fa uno solo. Capisco invece un grande scalo merci stile Lipsia a servizio di tutto il centro-nord d’Italia, questo si andrebbe benissimo e gli Aerogestiti hanno fatto gravissimo errori in merito, senza una apparente ragione. Fa dubitare molto in verità la mollezza bresciana che finora ha fatto solo fumo spadellando a vanvera voli intercontinentali passeggeri anziché concentrarsi con determinazione sulle merci.
    Tornando al Catullino nostro, venga anche il “boia da cani” ma con un piano industriale serio e certificato, pena la rescissione del contratto e relative penali.

  2. Il problema non sono i 42mila movimenti che, con la media passeggeri/movimento attuale e la sua crescita tendenziale, assicurerebbero circa 4,7/5 milioni di passeggeri annui, probabilmente la dimensione ideale per una piazza come Verona.
    Il vero problema è la qualità, sia per quanto riguarda le strutture aeroportuali (aerostazione, accesso e viabilità, servizi vari, pista e raccordi) sia per quanto riguarda, soprattutto la qualità dei collegamenti, che deve essere il giusto mix tra charter (Verona ha la vocazione per questo tipo di traffico) low cost (nazionale ed internazionale, quest’ultimo latitante), e linea, con collegamenti garantiti, ad esempio, almeno per gli hub di Parigi, Heathrow e Madrid oltre agli attuali Monaco, Francoforte e Roma.
    E quindi è un problema di soldi, tanti, che SAVE non ha e non avrà mai (per Verona) ed è un problema di competenza ed esperienza che attualmente Verona non ha e che non si recupera facilmente.
    L’esempio da seguire, facendo le debite proporzioni, è Bologna.

  3. Le competenze, con Franchini prima, (finito a Bari) e Carmine Bassetti dopo, c’erano e si stava risanando il bilancio. E’ stato Arena, buon ultimo, che sotto la pressione di SAVE e dei Patti scellerati, lo ha cacciato per dare la direzione all’uomo di Marchi e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: stop al “Piano Giulietta”, ridimensionamento del “Piano Romeo”, cancellazione dell’uso della margherita nord dei militari per una aerostazione nuova di zecca e finalmente all’altezza del ruolo, eccetera eccetera. Prima ci avevano pensato i politicanti da strapazzo a cacciare Franchini.
    Quasi tutto l’apparato amministrativo pesante come il reparto tecnico progettuale, mi risulta sia partito per Venezia (spero di sbagliarmi). Il Catullo è stato defraudato delle sue competenze più importanti nell’ottica di accentrare tutto a Venezia.
    Come vedete, il male viene da lontano e Verona non può che recitare il mea culpa.

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