Fondazione Arena, tanto tuonò che (ri)piovve. Levata di scudi di Bertucco e Cugini

 
 

Di segnali premonitori non ne sono mancati, tant’è che tuonò e piovve. Nella bufera gestionale più totale, Fondazione Arena naviga a vista con nefasti presagi che continuano a registrare nuovi sconquassi. Non fosse bastata l’indicazione senza unanimità della conferma del Sovrintendente, nelle ultime ore si è acuita ulteriormente la frattura con il Comune di Verona, mortificato un’altra volta mediante quello che il Sindaco, nonché Presidente di Indirizzo di Fondazione, ha etichettato quale “colpo di mano, atto considerato di dubbia legittimità”.

IL VULNUS

Cecilia Gasdia depone il nuovo organigramma di Arena di Verona srl, società che svolge la sua attività come ente strumentale della Fondazione per quel che riguarda l’extralirica, senza passare da chi ha la legale rappresentanza dell’ente stesso, il Presidente e Sindaco Damiano Tommasi.

Un’Azione che di fatto ha innervosito ulteriormente il Primo Cittadino che, senza tanti giri di parole, esprime rammarico, sconcerto e promette, riguardo questa specifica vicenda, nuovi capitoli, ovviamente a tutela del Comune e della città di Verona.

LEVATA DI SCUDI

Nel paradosso dell’enorme frattura che rischia a cascata di pregiudicare l’indotto della programmazione lirica stagionale, l’Assessore Michele Bertucco e la Consigliera Comunale Jessica Cugini serrano le fila e condannano l’operato della Sovrintendente con un durissimo comunicato.

IPSE DIXIT – ARROGANZA E MALAFEDE

È più di un colpo di mano di dubbia legittimità la deposizione del nuovo organigramma di Arena di Verona srl da parte della sovrintendente Cecilia Gasdia, atto clandestino, avvenuto senza informare il sindaco e presidente di Fondazione Arena, Damiano Tommasi. È il perpetuarsi di una modalità arrogante di gestire la propria carica.

Il cambio di assetto della srl, avvenuto senza un confronto con chi rappresenta il governo della città e presiede la Fondazione, è l’ennesimo comportamento prepotente che non stupisce chi conosce il passato della sovrintendente Gasdia. Basti ricordare come ad esempio, nell’ultimo bando per la selezione pubblica degli artisti del coro avesse fatto scrivere che la posizione in graduatoria delle lavoratrici e dei lavoratori non rappresentava “in nessun caso vincolo per la Fondazione”, e che questa aveva “la facoltà di attingere secondo l’ordine che riteneva più opportuno”. Decisione assunta in barba a un contratto nazionale del lavoro per personale dipendente dalle fondazioni liriche sinfoniche, come quella che lei dovrebbe gestire secondo i sensi della legge.

Tra l’altro Arena di Verona srl ad oggi non ha ottenuto dalla giunta comunale nessuna autorizzazione, per l’utilizzo dell’anfiteatro Arena per gli spettacoli di extralirica che sono già programmati e con i biglietti in vendita.

Alla luce degli ultimi avvenimenti, che confermano un modus operandi Gasdia, crediamo sia necessario, come richiesto dalle sigle sindacali di categoria ancora lo scorso sabato, un Consiglio comunale straordinario, dove sia possibile ascoltare le preoccupazioni più volte espresse (e in quest’ultimo tempo amplificate) dalle lavoratrici e dei lavoratori da tempo vessati da una mala gestione della Fondazione.

Così come riteniamo indispensabile, alla luce dell’inchiesta aperta dalla Direzione investigativa antimafia che indaga sulle infiltrazioni ‘ndranghetiste e le sovrafatturazioni milionarie emesse per anni a danno della Fondazione Arena, che Cecilia Gasdia venga a riferire se, oltre a ritenersi parte offesa, ha avviato una necessaria indagine che faccia chiarezza su quanto è avvenuto e sul mancato controllo dei conti che sarebbero stati gonfiati, per servizi non ricevuti, dai 150mila ai 200mila euro in più al mese per un totale di circa 9 milioni.

Crediamo infine che sarà dovere del Comune di Verona, una volta chiuse le indagini, costituirsi parte civile in una vicenda che ha leso non solo l’immagine della città e della Fondazione, ma soprattutto ha sottratto denaro pubblico a lavoratrici e lavoratori che tanto hanno sacrificato dei loro compensi in questi anni per venire incontro alle stagioni dell’ente.

Quel che si è capito da questo ultimo ignobile atto di una spregevole commedia, che niente ha a che vedere con il bene della città, è che ci sono due modi di intendere la mano tesa. Quello che è andato in scena ancora una volta, è ben lontano dall’accordo cercato dal sindaco. La mano tesa è quella dell’arroganza, sprezzante delle regole, che conosciamo e riconosciamo da tempo immemore.

 
 

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