Filobus, auto e alternative. La mobilità futura di Verona

 
 

LETTERE ALLA REDAZIONE

L’amministrazione comunale veronese sta provando a ridiscutere con il Ministero dei Trasporti il progetto del filobus, che notoriamente risulta essere una soluzione inadeguata ed anacronistica per la mobilità cittadina. La riteniamo un’azione doverosa. Le preoccupazioni dal punto di vista economico, visti i problemi di bilancio che stanno affrontando le amministrazioni locali e le aziende municipalizzate che si occupano di trasporti, sono legittime. Per questo è necessario chiedere il supporto del Governo. Quello che ci convince meno è una delle motivazioni addotte dal Sindaco: “non si parlerà più di un sistema di trasporto pubblico di massa, visto che nei sistemi di trasporto servirà mantenere il distanziamento sociale.”

Il mondo della mobilità cambierà totalmente nel futuro? Secondo noi solo una cosa è certa: ci troviamo in una fase di transizione (dove prevale una forte avversione all’utilizzo del mezzo pubblico) destinata prima o poi a terminare.

È possibile gestire questo momento storico affrontando le difficoltà, nello specifico il poderoso incremento di traffico che ci attende tra qualche mese, ottenendo dei benefici di lungo periodo? Pensiamo sia possibile, anzi indispensabile. A Milano è stata subito iniziata una discussione con l’elaborazione di un documento aperto al contributo dei cittadini denominato Strategia di Adattamento, una base per chi amministra per ripartire immaginando la città post-covid. Si propone per esempio di incentivare la mobilità dolce e di promuovere la diversificazione degli orari di ingresso al lavoro per smussare i picchi di traffico. A Verona, la principale iniziativa è stata quella di ampliare le zone 30, concettualmente corretta per numerose motivazioni tra cui la riduzione degli incidenti, dell’inquinamento acustico e atmosferico, la riqualificazione dello spazio pubblico. Però senza una progettazione e un’adeguata comunicazione ai cittadini l’iniziativa ha mostrato il fianco a numerose critiche, perfino quelle di forze politiche facenti parte dell’amministrazione. Ma anche in questo caso si è sbagliato mira. In una delle città con il tasso di motorizzazione più alto d’Europa si continua a voler difendere lo status quo di città “autocentrica”, preservando il diritto degli automobilisti di correre il più velocemente possibile verso il successivo semaforo rosso. Ancora non si comprende che tutta la cittadinanza, compresi gli automobilisti, possono beneficiare della presenza di una mobilità alternativa all’auto che sia attraente, efficiente e veloce. I politici locali hanno la responsabilità di guidare la comunità verso le scelte migliori nell’interesse collettivo, anche se questo nell’immediato può entrare in contrasto con le aspettative del cittadino medio.

La nostra opinione è sempre quella che la nostra città deve avere un moderno mezzo di trasporto pubblico di massa ben integrato con le altre infrastrutture di trasporto, in particolare con le piste ciclabili, o con le corsie ciclabili così come da recente introduzione nel codice della strada.

Quello che è davvero necessario è lavorare per una progettazione di lungo periodo su mobilità e urbanistica.  Altrimenti Verona è destinata ad un peggioramento della qualità della vita dei suoi cittadini.

Ad amministratori lungimiranti dobbiamo chiedere non solo di gestire bene il presente ma anche di lavorare per il nostro il futuro, o meglio, per quello delle prossime generazioni.

Comitato per la Metropolitana di Verona

 
 

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