Croce chiede maggior tutela per le maestre venete

 
 

La prima campanella è già suonata ma per molte maestre veronesi molto amaramente, come racconta Valentina Sbravati, maestra veronese di scuola primaria che, come tantissime altre, sta vivendo un incubo.

Vincitrici del concorso pubblico del 2018 , già in ruolo sulla provincia di Verona da anni, si sono ritrovate improvvisamente spostate in altra provincia del Veneto perché a detta di “qualcuno” (l’algoritmo ministeriale) è giusto così.

Madri di famiglia con minori e non più giovincelle sono costrette giornalmente a circa 260 chilometri, chi più chi meno, per recarsi sul posto di lavoro quando a Verona non solo han lasciato famiglia ma intere classi di bambini di scuola Primaria che non si spiegano perché le loro maestre non ci sono più e al posto loro hanno – quando ci sono – supplenti improvvisati.

“Appena sarò eletto – dice Andrea Croce candidato in Lista Zaia -, cioè dalla settimana prossima, mi recherò all’Ufficio Scolastico Regionale e pretenderò una soluzione, come è stato fatto in Lombardia dove il personale è stato riportato nella sede di residenza. L’efficienza del sistema scuola non può che partire dalla tutela delle nostre maestre e delle loro classi.”

L’aggravarsi della situazione è data anche da un vincolo quinquennale introdotto dall’ultima Legge di Bilancio che costringe queste maestre a lavorare per 5 anni lontano da casa.

“In tempi di emergenza Covid – conclude Croce è assurdo che personale scolastico tartassato da protocolli di sicurezza viaggi su mezzi pubblici di ogni genere con un grave rischio per la salute, quando il lavoro è sotto casa.”

 
 

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