Ministro Martina a Verona: la qualità non è più solo italiana. Investire nei giovani

 
 

  Si è svolto ieri l’incontro, presso la sede della Società Letteraria, con il ministro Maurizio Martina in occasione della presentazione del libro “Dalla terra all’Italia” (Mondadori) che ha dichiarato: “proprio da questa città con la Fiera del Vinitaly ho capito un pezzo del lavoro che poi ho rappresentato in questo libro”.

Dopo i saluti della Presidente della società letteraria di Verona Daniela Brunelli, sono intervenuti oltre al Ministro Martina anche il Presidente di Verona Fiere Maurizio Danese e l’ex Dirigente Scolastico Antonio Benetti. Modera Giorgio Vincenzi.

Presenti i parlamentari Diego Zardini, organizzatore dell’evento, Gian Pietro Dal Moro (Commissione Agricoltura) e Federico Ginato (Commissione Finanze) oltre a Marco Rezzotti delegato del Rettore di Verona alla ricerca e Presidente della Società Genetica Agraria e Paolo Ferrarese Presidente di Confagricoltura. Per l’amministrazione comunale hanno partecipato l’Assessore Luca Zanotto e il Presidente della 1^ Circoscrizione Giuliano Occhipinti.

I Ministro Martina ha dichiarato la propria emozione nel ritornare a Verona, seconda città ad ospitare il tour promozionale del libro che è stato definito delle “tre A” in quanto vuole rappresentare i punti di forza di debolezza che il sistema agricoltura Italia ha negli ambiti Agricolo, Alimentare e Ambientale.

Il libro, racconta il Ministro, prova a raccontare i punti di forza e di fragilità che la nostra nazione ha e volge lo sguardo alle sfide dell’agroalimentare italiano e ai i punti di eccellenza ma anche le fragilità del comparto. E’ un libro dichiaratamente ottimista però è anche realista e quindi consapevole che ci sono ancora molti problemi ancora da risolvere, precisa il Ministro. Uno di questi è quello del ricambio generazionale, che è una questione decisiva per l’Italia perché non è solo un problema di anagrafe. E’ un dato fondamentale quello del ricambio generazionale in agricoltura più che in altri settori.

Questo settore ha anticipato il percorso, con le scelte fatte nella legge di stabilità dell’anno scorso a proposito di “Under 40” e  “azzeramento dei contributi previdenziali”, di investimento sull’avanzamento dell’imprenditoria giovanile stimando di poter far nascere 4 – 5 mila nuove imprese agricole, in realtà ne sono nate 10 mila con questa leva. Un successo senza precedenti. Viviamo dentro un passaggio nella fase dell’esperienza agricola Europea e dobbiamo sapere interpretare tale cambiamento adesso che la crisi è stata superata nella sua dinamica più drammatica. Il Ministro crede che l’Europa abbia bisogno di far evolvere il suo modello anche di tutela dell’esperienza agricola Europea passando dalla “politica agricola comune” ad una “politica agroalimentare e agro ambientale comune”. Dentro questo scenario il tema vero è che ruolo gioca l’Italia, che dovrà necessariamente provare a giocare fino in fondo il ruolo di un paese che fa della qualità il suo assioma decisivo. Ma dobbiamo sapere che la qualità non è solo nostra perché non è più così in quanto c’è un gigantesco tema di competizione. Nella qualità che noi non possiamo non leggere ci sono oggi paesi emergenti che fanno qualità più di noi talvolta come ad esempio i vini del Cile.

Dobbiamo saper leggere e interpretare la nuova fase mondiale, come ad esempio il cambiamento degli stili di vita e di dieta in oriente (Cina) ed essere capaci di introdurre nell’esperienza agroalimentare italiana i giovani perché quella è la chiave per aprire un lavoro ancora più forte su queste direttrici. Per spingere su questa leva di rinnovamento  generazionale occorre proporre ai giovani un passaggio culturale non banale che il Ministro identifica nel proporre loro di fare impresa agricola. Perché ci sono stati tempi, che non sono più i nostri tempi, in cui si poteva fare agricoltura senza fare impresa perché in alcuni territori del nostro paese, per diverse ragioni, l’agricoltura era anche un grande ammortizzatore sociale che, anche, a causa di sovvenzioni pubbliche erogate consentiva ed autorizzata all’agricoltore di non interrogarsi su “come fare impresa”.

Il libro stimola a porre maggiore attenzione e lavorare di più sui caratteri imprenditoriali dell’esperienza agroalimentare italiana in particolare agricola perché l’alimentare è già un’altra cosa, il segmento della trasformazione è quello che sta trainando tutte le nostre performance agroalimentari basta guardare i 40 miliardi di Export agroalimentare, record assoluto per l’Italia. Un secondo grosso tema è come mettere in equilibrio i costi e i ricavi dell’azienda agricola in quanto abbiamo punti di disequilibrio oggi per diverse ragioni, uno di questi è il costo della terra che raggiunge cifre imparagonabili rispetto ad altri paesi europei come la Francia, la Spagna o la Germania. Il motivo è orografico, al netto della pianura padana e del Tavoliere delle Puglie il resto degli appezzamenti di terreno in Italia è di piccola dimensione. Ed è proprio in ragione di questa composizione territoriale è ancora più urgente il tema organizzativo e su questo punto l’Italia sta facendo oggi fatica, storicamente fatica ad organizzare la domanda e la produzione, Ma non si può più tirare a campare, non è più il tempo, tanto più in agricoltura.

Alberto Speciale

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here