Due grandi classici del Novecento per la prima volta al teatro Filarmonico nell’ambito del nono concerto di Fondazione Arena.
Al debutto sul podio veronese Valentin Uryupin, direttore in ascesa, al cimento con la 6^ Sinfonia di Šostakovič, mentre Costanza Principe, giovane e premiata pianista, esegue il 4° Concerto di Rachmaninov, una rara pagina prediletta dai grandi maestri.
Gli spettacoli sono in programma per venerdì 12 maggio alle ore 20,00 e sabato 13 maggio alle ore 17,00, con una durata prevista di 85 minuti, compreso un intervallo.
Rachmaninov, compositore e pianista russo tardoromantico di fama internazionale, si trasferì all’estero poco prima della Rivoluzione del 1917, per stabilirsi negli Stati Uniti. Il suo Quarto concerto per pianoforte e orchestra (l’ultimo, eccettuate le Variazioni su tema di Paganini) vide la luce nel 1926 dopo lunga gestazione ed ebbe per altri quindici anni ritocchi e tagli. Il risultato (nei canonici tre movimenti con un Adagio in posizione centrale fra due Allegro vivace) è una sintesi della poetica di Rachmaninov, con uno sguardo al ‘900 intorno a lui.
Inalterate sono la ricca vena melodica, la densità dell’armonia e la varietà timbrica, nonché il virtuosismo richiesto allo strumento solista.
Meno famoso del Secondo e del Terzo, il Quarto in sol minore ha sempre avuto estimatori e raffinati interpreti caratteristica apprezzata dal pubblico e riconosciuta in vari premi alla concertista Costanza Principe, interprete già applaudita a Verona e qui al suo esordio con l’Orchestra di Fondazione Arena.
Debuttante di prestigio al Teatro Filarmonico è anche il direttore Valentin Uryupin, giovane ma già esperto conoscitore del repertorio tanto sinfonico quanto operistico. Dal poderosoorganico dell’Orchestra areniana trarrà i colori della nostalgia di Rachmaninov, lontano dalla madrepatria e figlio di un tempo irrimediabilmente cambiato dalla rivoluzione, ma anche la stessa terra vista dallo sguardo realista e vigile di chi vi è rimasto anche durante il regime sovietico: spentosi Prokof’ev, lo scettro di massimo compositore russo vivente toccò a Dmitri Šostakovič. Prolifico sinfonista, dovette affrontare la scure della censura per tutti gli artisti non allineati, addirittura ritirando le proprie opere: dopo il successo ufficiale della Quinta sinfonia, desta scalpore la nascita nello stesso clima (1939) dell’anomala Sesta sinfonia in si minore(stesso numero e tonalità della Patetica, il testamento di Čajkovskij). Le anomalie stanno nella forma e nella sostanza: in luogo dei quattro tempi tradizionali, ve ne sono tre, di cui il primo è un misterioso Adagioseguito da due vivacissimi e brevi scherzi; una risata nervosa, ironica e distaccata, che stempera con un’amarezza allucinata la tensione accumulata nel lungo primo movimento.
La novità di quest’anno è il Preludio rche addoppia e offre un’introduzione all’ascolto prima di ogni concerto, nella prestigiosa sala Maffeiana un’ora prima del concerto.