Catullo, l’Ing. Bassetti: “La politica faccia presto scelte coraggiose!”

 
 
L’Ing. Carmine Bassetti è stato Direttore Generale dell’Aeroporto Catullo di Verona per circa tre anni, fino al 2014 ed aveva predisposto il nuovo piano industriale per il rilancio del sistema aeroportuale del Garda. Oggi, l’Ing. Bassetti, che gode di comprovata esperienza internazionale e professionalità, rappresenta un fondo inglese, che ha da poco ha acquisito lo scalo Ancona Falconara e i risultati parlano per lui.

Continuando nella nostra inchiesta sull’Aeroporto veronese, che riteniamo un’eccellenza non valorizzata a dovere, abbiamo pensato di intervistarlo, sapendo che il suo legame con la nostra città non si è mai rotto e che la sua bellezza continua ad affascinarlo.
Ing. Bassetti, Lei che da diversi anni lavora nel settore, cosa pensa dell’attuale situazione degli aeroporti italiani?
 
“La situazione generale è un disastro. Il Coronavirus ha peggiorato una situazione, di per sè, già difficile. In Italia, il governo ha pensato di ricapitalizzare Alitalia (giusto) e pensava di aver risolto i problemi del settore. Invece, i fatti dimostrano che sarebbero stati necessari molti altri interventi, su tutta la filiera del settore del trasporto aereo come il settore aeroportuale.  Credo che, in questo momento, l’importante sia riaprire tutto e ripartire. Se si riparte subito, si ha una speranza di recuperare il più possibile sulla stagione estiva e, gradualmente crescere. Non ho motivo, per adesso, di pensare che questo non si possa realizzare”.
 
Lei ha lavorato a Verona. Quale futuro vede?
 
“Verona è  bellissima e ha un potenziale enorme, ma rimane un caso a se stante, tutto da scrivere. Il bacino d’utenza è enorme e le potenzialità sono incredibili perché il territorio è molto ricco e dispone di località così belle ed importanti, da costituire, da sole, un’eccellenza che aspetta solo di essere valorizzata. Nel 2007 Verona poteva contare 3 milioni e mezzo di passeggeri. Nel 2019, prima dell’emergenza sanitaria, il numero era sostanzialmente invariato. Se un aeroporto dalle potenzialità veronesi non riesce a implementare i passeggeri nell’arco degli ultimi dodici anni, significa che qualcosa non ha funzionato, in passato”.
Di fronte a questi dati che ci fornisce, c’è da rimanere allibiti. Cos’è mancato?
 
Quando manca la crescita i problemi sono molteplici. Sicuramente, come in ogni azienda, le scelte strategiche sono fondamentali. E’ lì che vanno cercati le ragioni, per creare un piano di rilancio che potrebbe essere alla portata, se c’è la volontà politica. Se c’è coraggio. Verona è stata sfortunata. In questi anni ha subito due eventi negativi, quasi contemporanei, che tutti dimenticano :  1) Il mercato dei voli charter si è andato esaurendo ed il Catullo come ha perso, a favore delle low cost, una buona parte di questo mercato; 2) Il fallimento di Meridiana, che aveva una base importante a Verona, ed ha provocato una perdita importante di traffico sullo scalo, mai del tutto recuperato. Nonostante questi eventi, Verona è sempre viva. Comunque sia, il bacino d’utenza di Verona è invidiabile e va stimato – per il medio termine – attorno agli 8/10 milioni di passeggeri all’anno, per la sua posizione geografica e per l’enorme attrattiva turistica della zona” e quindi non ho dubbio sul recupero anche dall’evento Covid.
 
Gli investimenti nelle infrastrutture aeroportuali sono, dunque, ancora attuali?
 
“L’aeroporto è sempre un cantiere aperto. Deve rinnovare, deve stare al passo con le esigenze dei clienti e quindi deve tenere in considerazione moltissimi aspetti, tra cui le offerte di spazi commerciali. Aeroporti come Venezia, Bologna, Bergamo e Torino hanno investito moltissimo nello sviluppo infrastrutturale, ammodernando i rispettivi aeroporti, con un’ offerta di spazi commerciali importanti. Hanno saputo rinnovarsi al momento giusto e stare al passo con il mercato e con la miglior offerta possibile. Verona appare un po’ indietro rispetto ai concorrenti. Durante il periodo estivo, dovrebbe avere un’aerostazione tre volte più grande per consentire di gestire la domanda del suo reale potenziale turistico. La Covid porterà con se la necessità di reinventarsi e mettere mano allo sviluppo, sono più che convinto che nei prossimi mesi si possa vedere la concretizzazione di un autentico piano di crescita che adegui Verona ai grandi aeroporti internazionali d’Europa”.
 
La ripartenza del traffico sarà immediata o lenta e dispendiosa?
 
Sarà una ripresa lenta e dispendiosa. Ryanair ha già fatto sapere che conta di andare a regime quest’inverno. Per questo ritengo, come detto prima, che prima si parte e meglio è. Eurocontrol prevede che entro aprile 2021 il traffico sarà inferiore rispetto a quello del 2019 di circa il 10%. Pertanto ci sono ampi margini di recupero, purché si faccia in fretta”.
 
Come si comportano ora le compagnie aeree? Chiedono incentivi? Com’è la situazione?
 
Purtroppo sono drammaticamente in condizioni difficili. Ad esempio la Luftansa, in Germania, ha bisogno di 9 miliardi di euro per ripartire, con una disponibilità di 700 aerei. Alitalia è stata nazionalizzata con 3 miliardi e mezzo di euro e ha una flotta di circa 100 aerei. Stanno cercando aiuti da parte dei governi perché sono compagnie di bandiera e, un po’ come la Fiat, si comportano da “nazionalizzate”. Le altre compagnie cercano il credito agevolato attraverso le banche, che, però, pongono mille difficoltà per dare l’accesso al denaro, per mancanza di garanzie. Ci sarà il rischio della chiusura di molte. Fortunatamente nel nostro settore le casse integrazioni sono arrivate e hanno dato una boccata d’ossigeno”.
 
Dunque, nel breve periodo, potrebbe esserci acquisizioni di Fondi infrastrutturali ?
 
Certamente nei prossimi tre o quattro anni i Fondi possono avere la possibilità di fare “shopping nel settore”, perché le valutazioni degli asset aeroportuali si abbasseranno di molto. I Fondi infrastrutturali hanno tantissima liquidità e soprattutto hanno – in molti casi – una visione di lungo termine che si lega molto bene con il business aeroportuale.  La logica del Fondo infrastrutturale rappresenterebbe sicuramente un’opportunità, a fronte di progetti seri e condivisi e che garantiscono crescita e sviluppo, anche per gli Enti. Per questo prima ho parlato della necessità di politiche coraggiose. Se non si esce dalle vecchie mentalità stataliste, in favore di mirate privatizzazioni, oggi con il post Covid si rischia il baratro. Perciò, approfitto dell’opportunità che lei mi dà per suonare la sveglia a tutti coloro che ancora sono indietro, e dire che, finché siamo ancora in tempo, è ora di partire, per non rischiare di morire. Ricordo spesso quello che fece Bassolino da Presidente della Regione Campania. Consegnò lo scalo di Capodichino agli inglesi della BAA. Fu subissato di critiche, ma gli effetti della privatizzazione dell’aeroporto di Napoli gli hanno dato ragione, ed oggi, coi suoi 10 milioni di passeggeri annui impatta in modo importante e determinante sulla città di Napoli. E’, addirittura, diventato tra i più importanti scali d’Italia. E chi l’avrebbe mai detto? Per fare investimenti occorrono coraggio e oculatezza. Solo così si può stare al passo con le immense potenzialità che abbiamo in Italia. 

 
 
Nato in Val di Fassa nel 1976, ma Veronese "de soca" da generazioni, si è diplomato al Liceo Classico "Alle Stimate". Dopo aver studiato per due anni Giurisprudenza, prima a Ferrara e poi a Verona, ritiene opportuno entrare nel mondo del lavoro. E' sposato dal 2001 e lavora da 15 anni per un Ente pubblico economico. Eredita dalla famiglia la passione per la lettura, per la politica e per il giornalismo, mentre è alle elementari che nasce quella indissolubile per l'Hellas Verona e per il calcio in second'ordine. Ama Dio da Cattolico tradizionalista militante, la Patria e la Famiglia, stare con gli amici, pochi ma buoni, l'allegria e il realismo, l'onestà e la trasparenza. Se qualcuno lo addita come persona all'estrema destra del Padre, diciamo che non si offende.

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