Monitoraggio delle frane: aperta la Consultazione pubblica sulle Linee Guida SNPA

 
 

Si è aperta il 18 maggio la consultazione pubblica sulle Linee Guida SNPA per il monitoraggio delle frane. Un’attività importante per prevenire questi fenomeni che sono sempre più frequenti e con effetti disastrosi.


E’ in corso in questi giorni la consultazione pubblica sulle Linee Guida SNPA per il monitoraggio delle frane. Un’attività importante per prevenire questi fenomeni che sono sempre più frequenti e con effetti disastrosi.

Il Sistema, attraverso la Piattaforma nazionale IdroGEO, consente la consultazione di dati, mappe, report, foto, video e documenti dell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia, oltre alle mappe nazionali di pericolosità e agli indicatori di rischio idrogeologico. Sui medesimi fenomeni, poi, Ispra ha pubblicato recentemente il rapporto sul Dissesto idrogeologico in Italia.

Il Rapporto ISPRA evidenzia come le frane siano fenomeni estremamente diffusi in Italia, anche tenuto conto che il 75% del territorio nazionale è montano-collinare. Delle circa 900.000 frane censite nelle banche dati dei paesi europei, quasi i 2/3 sono contenute nell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI) realizzato dall’ISPRA e dalle Regioni e Province Autonome.

I fattori più importanti per l’innesco dei fenomeni franosi sono le precipitazioni brevi e intense, quelle persistenti e i terremoti. Negli ultimi decenni i fattori antropici, quali tagli stradali, scavi, sovraccarichi dovuti ad edifici o rilevati, hanno assunto un ruolo sempre più determinante tra le cause predisponenti delle frane.

L’istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha censito negli anni 620.808 frane (periodo di riferimento 2016-2017) che interessano un’area di circa 23.700 km2, pari al 7,9% del territorio nazionale, e le ha registrate nell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI).

Il nostro è uno dei paesi più fragili d’Europa. Per uniformare e armonizzare le procedure di raccolta dei dati, sono state realizzare le Linee Guida SNPA per il monitoraggio delle frane. I dati sono aggiornati al 2017 per la Regione Umbria; al 2016 per le regioni: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Sicilia, Valle d’Aosta e per la Provincia autonoma di Bolzano; al 2015 per la Toscana; al 2014 per la Basilicata e la Lombardia. Per le restanti regioni i dati sono aggiornati al 2007. Sono oltre mezzo milione di persone vivono in aree a pericolosità frane molto elevata.

Il dissesto idrogeologico è uno dei problemi ambientali più vivi ed impegnativi per il nostro Paese. I dati rilevati attraverso l’inventario dei fenomeni franosi d’Italia popolano uno degli indicatori ambientali di sintesi presenti nel Rapporto Ambiente Snpa 2018.

Le tipologie di movimento più frequenti, classificate in base al tipo di movimento prevalente, sono gli scivolamenti rotazionali/traslativi (31,9%), i colamenti rapidi (14,9%), i colamenti lenti (12,7%), i movimenti di tipo complesso (9,5%) e le aree soggette a crolli/ribaltamenti diffusi (8,9%).

Nel rispetto del modello di open government, per rendere procedimenti e decisioni più trasparenti e aperti alla partecipazione dei cittadini, ISPRA ha aperto le Linee guida ad una consultazione pubblica, che si è aperta il 18 maggio 2021. Obiettivo dell’iniziativa è favorire la condivisione, la partecipazione e la trasparenza con gli altri enti di ricerca e i soggetti pubblici e privati che si occupano di monitoraggio delle frane.

Le Linee Guida hanno l’obiettivo di armonizzare le procedure e fornire riferimenti e criteri per la progettazione, l’installazione, la gestione e la manutenzione delle reti di monitoraggio delle frane, nonché per la diffusione dei dati. Hanno un’impostazione pratica e operativa con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio di esperienze maturate e conoscenze acquisite, fornendo ai destinatari gli elementi per un corretto ed efficace approccio metodologico, per effettuare scelte mirate e consapevoli, per dare uniformità a livello nazionale ai nuovi progetti di reti di monitoraggio.

Le Linee Guida intendono rappresentare uno strumento di riferimento per i soggetti che operano sul territorio nel monitoraggio e controllo dei fenomeni franosi, quali Pubbliche Amministrazioni, gestori di reti infrastrutturali, liberi professionisti e sono strutturate in due parti: la parte generale e l’appendice:

La Parte Generale illustra la valenza, le potenzialità e i limiti delle differenti tipologie di reti di monitoraggio, gli indirizzi e le raccomandazioni per una corretta progettazione, installazione, gestione, manutenzione della rete e diffusione dei dati. Fornisce indicazioni sulle procedure operative di esecuzione delle misure, sui contenuti delle monografie, sullo schema delle anagrafiche, sul formato dei dati e sull’organizzazione dei metadati, al fine di standardizzare e rendere più agevole lo scambio degli stessi tra pubbliche amministrazioni.

L’Appendice contiene le caratteristiche tecniche e le specifiche di installazione della strumentazione geotecnica superficiale e in foro, topografica e radar, meteo-pluviometrica, della strumentazione di monitoraggio delle colate detritiche, dei sistemi di acquisizione, trasmissione e archiviazione dei dati. L’Appendice propone dodici casi di studio di siti monitorati distribuiti sul territorio italiano, caratterizzati da differenti tipologie di movimento, velocità, litologie coinvolte, evidenziando i principali punti di forza, elementi innovativi o eventuali criticità della rete di monitoraggio e/o della strumentazione applicata.

La media di rischio idrogeologico dei Comuni Veneti è del 18%, un dato molto alto che a Verona però si attesta al 3%, tuttavia pur essendo poche le zone esposte al pericolo nel veronese non lo sono in caso di forti piogge, come quelle che si stanno verificando periodicamente in questi ultimi anni. Soggetta a rischio è l’intera zona della Val d’Alpone, già vittima in passato di pesanti disastri idrogeologici come non sono del tutto al sicuro le località vicine al Fibbio, come San Martino Buon Albergo, San Pietro di Lavagno e Vago. Nel comune di Verona invece le zone più pericolose sono alcune zone lungo l’Adige, come Porto San Pancrazio e le risorgive di Montorio.

I commenti e le osservazioni dovranno essere inviati entro e non oltre il 16 giugno 2021 alle ore 12:00 all’indirizzo di posta elettronica: [email protected]

Alberto Speciale

(Immagine di copertina, fonte ISPRA)

 
 
Classe 1964. Ariete. Marito e padre. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa ed amante della trasparenza. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. Ex triatleta in attesa di un radioso ritorno allo sport.

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