“Green Pass economicìda e discriminatorio”. Serrande abbassate di ‘Ristoratori Veneto’ e Ho.Re.Ca

 
 

Il governo ci ha ridotti a pagare per lavorare. Paghiamo il tempo impiegato a controllare i dipendenti e a organizzarci di fronte alle defezioni. E paghiamo in termini economici perché il personale senza green-pass va in qualche modo sostituito. Serve una presa di coscienza delle istituzioni affinché si eviti il caos”.

Con queste parole l’associazione Ristoratori Veneto & Ho.re.ca., fondata a Verona, oltre 2mila attività rappresentate in tutta la regione, ha accompagnato la sua iniziativa di protesta di oggi, venerdì 15 ottobre: molti imprenditori associati — ma l’iniziativa è stata abbracciata anche da colleghi di altri settori — hanno simbolicamente tenuto la serranda abbassata all’inizio della giornata lavorativa, esponendo un cartello di dissenso, per manifestare contro il nuovo decreto sul green pass.
Da mesi Ristoratori Veneto denuncia i problemi pratici determinati dall’obbligo di green pass, prima per i clienti che vogliono consumare al chiuso e adesso anche per i lavoratori: “Una misura economicida e discriminatoria che genera un’ulteriore tassa a carico di noi imprenditori — riflette Alessia Brescia, portavoce dell’associazione — Le linee guida per far rispettare l’obbligo del green pass generano anche oggi il caos. Nel settore privato, ad esempio, il dipendente senza green pass non può essere sospeso dal lavoro per i primi cinque giorni, il che significa dover trovare qualcuno che lo sostituisca. E mentre il governo parla di sospensione degli stipendi, gli avvocati dei dipendenti inviano diffide. Il tutto mentre molti locali sono sotto-organico per le nota difficoltà a trovare personale preparato”.

La morale, riflette l’associazione, è che “gli oneri come sempre sono scaricati su di noi: è inaccettabile addossare a chi lavora, o ai datori di lavoro, un ulteriore fardello come quello del costo dei tamponi, il tutto dopo due anni di chiusure a singhiozzo e indennizzi inesistenti.

 
 

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