Strage di Capaci, Verona ricorda i servitori dello stato, vittime della Mafia

 
 

Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo. I loro nomi, ieri, a 31 anni dalla strage di Capaci, sono stai ricordati a voce alta da una cinquantina di bambini e ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori che hanno partecipato in mattinata, nel Pronao di Palazzo Barbieri, alla cerimonia in ricordo del devastante attentato. Un coro di voci che ha fatto simbolicamente risuonare nella città i nomi dei cinque ‘Servitori dello Stato’, che persero la vita nell’esplosione sull’autostrada tra l’aeroporto di Punta Raisi e Palermo, compiuta il 23 maggio 1992, a pochi minuti dalle 18, con una carica di 500 chili di tritolo.

Oltre al magistrato Falcone, persero infatti la vita anche la moglie Francesca Morvillo, magistrato, e tre agenti della scorta.

Alla cerimonia ufficiale, promossa da Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Avviso pubblico Enti locali e Regioni contro mafie e corruzioni e Scuole e Territorio: Educare Insieme, con il patrocinio del Comune di Verona, sono intervenuti gli assessori comunali alla Legalità Stefania Zivelonghi e alle Politiche giovanili Jacopo Buffolo. Presenti, inoltre, il Questore Roberto Massucci, Anna Grazia Giannuzzi delegata del Prefetto e Claudio Ferrari di Libera.

“La giornata di oggi è molto importante ed è un piacere poter ospitare in questa occasione, nella casa di tutti i veronesi, tanti giovani – ha sottolineato l’assessora Stefania Zivelonghi –. Un momento di ricordo ma non solo, perchè dando memoria di chi ha dato la sua vita al servizio dello Stato, sprona noi tutti a portare avanti quei valori fondamentali per costruire il bene di una comunità. Pensiamo a questi esempi di dedizione al Paese per ispirarci, perche loro, nel ruolo che in quel momento stavano svolgendo, hanno dato il massimo e sono, soprattutto per i più giovani, una straordinaria guida per costruire un percorso di vita positivo in favore della città”.

“E’ bello che questa cerimonia si stia svolgendo all’esterno, visibile alla città – ha evidenziato l’assessore Jacopo Buffolo –. Se non abbiamo il coraggio di ricordare e parlare di queste cose in maniera aperta e libera in piazza abbiamo perso in partenza. E’ fondamentale ricordare tutte le vittime di mafia, esempi da cui partire per costruire azioni positive insieme. Il lavoro fatto dalla istituzioni negli anni nelle scuole è fondamentale per mantenere viva la memoria e dare un senso a queste morti e alla loro battaglia. Quando ci occupiamo e parliamo di mafia sembra qualcosa di più grande di noi, ma non è così, e insieme possiamo generare processi di cambiamento che concretizzino veramente una realtà culturale della legalità, contro ogni genere di malaffare”.

“Forse siete troppo giovani per capire l’importanza del momento – ha dichiarato Anna Grazia Giannuzzi –, ma è un bene che i vostri insegnanti vi abbiamo portato qui oggi per commemorare questi simboli dello Stato. Falcone era un magistrato che combatteva la mafia, e noi dobbiamo continuare su questo percorso, perché da queste morti la battaglia non si è fermata, anzi, è diventata grande, più forte e partecipata da tutta la società civile italiana. Un ‘fuoco’ di lotta che ha contaminato tutte le forze dello Stato e che mi auguro possa giungere a voi per proseguire nel futuro”.

“Per capire bene la giornata di oggi dobbiamo pronunciare forte e insieme i nomi di quanti hanno perso la vita, dobbiamo farli sentire a tutta Verona – ha dichiarato il Questore Roberto Massucci –, così vivono nella nostra memoria e ritornano ad essere persone come noi, che hanno sacrificato tutto per noi. Un boato enorme e poi il silenzio, come se tutto fosse finito, ma nella realtà non è finito nulla, da lì tutto è iniziato. Altri ‘Servitori dello Stato’ hanno perso la vita, ma da lì è anche iniziata la riscossa della società civile, siamo iniziati noi, che siamo quello che siamo grazie a questi uomini e donne che non amavano farsi definire eroi, ma ‘Custodi di valore’ di cui noi dobbiamo dare memoria. I cittadini migliori fanno comunità migliori che tolgono spazio alle mafie”.

“Considerare le mafie come puro fenomeno criminale è fare un favore ai mafiosi – ha dichiarato Claudio Ferrari – perché il suo è un tessuto culturale distorto, che attacca le vite delle persone. La corruzione è lo strumento operativo delle mafie. La mafia ai giorni nostri non fa paura perché ha cambiato strategia, più affari e meno sangue. Si muove sotto traccia e attecchisce nel tessuto economico come a Verona e in Veneto in generale. Non è sufficiente il lavoro che si fa nelle scuole, che è tanto e di qualità, per costruire le basi di una società democratica, libera e giusta. Occorre che il mondo degli adulti – politici, imprenditori, professionisti, genitori, educatori – dia esempi concreti di rettitudine morale e che vi sia impegno per costruire giustizia sociale”.

 
 

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