Schei! Farli tornare e investirli è la sfida della prossima amministrazione

 
 

Gian Antonio Stella intitolava un famoso ritratto del Veneto degli anni d’oro, ovvero il ventennio ’80 e ’90 del secolo scorso con un emblematico: SCHEI! Quelli che hanno reso felice l’intero Nord-Est grazie alla laboriosità ed all’iniziativa imprenditoriale, ad una visione politica d’insieme che mirava, da un lato a valorizzare le migliori offerte del territorio e, dall’altro, a trarne anche un profitto personale, non privo d’avidità ed egoismo.

All’epoca la finanza veronese era tra le più importanti del Belpaese e “i schei” erano davvero tantissimi. Dal 2000 in poi la città è rimasta silenziosa di fronte ad un declino terribile: Verona ha perso la direzione della Cassa di Risparmio e della Banca Popolare, mentre Cattolica Assicurazioni andava incontro a perdite rovinose, come sanno bene anche i piccoli risparmiatori della Popolare. I nostri storici gioielli finanziari e il bancomat per gli investimenti di pregio come la Fondazione Cariverona sono andati alla malora, assieme al turismo, all’ente lirico ed al terzo settore, mentre la politica pensava a cimiteri verticali e alle coppole sull’arena.

Due anni di Covid ed una comunicazione pubblica non proprio all’altezza di una città come Verona non hanno agevolato il sindaco uscente, Federico Sboarina, che è apparso, in troppe occasioni, assente, tanto che dal solito bar Liston 12, in Brà, un capannello di persone di mezza età si ferma e dice: “va ben, ma, insomma, sa alo fato sto’ Federico in sinque ani? L’è un bon butèl, ma èlo bon de far politica?” L’impegno non è mancato, ed il coraggio di fare scelte importanti, anche se inizialmente impopolari, potrebbe essere il frutto positivo dei prossimi 5 anni, delle polemiche che lo hanno investito in questo primo mandato.

Se poi ci si sposta nelle zone in cui i lavoratori, spesso devono prendere l’aereo per viaggiare, non si sono sentite solo le lamentele per le problematiche relative alle restrizioni governative contro la pandemia. “E sto’ qua sarésselo n’aeroporto? Al massimo i te porta fin a Zevio co’ un volo scancanà, na olta al mese…” 

Poi, dopo, se si passeggia in Corso Porta Nuova, all’altezza del bar “Ai Duchi”, c’è gente in giacca e cravatta che si chiede che differenza passi tra i 22 anni di incontrastato potere assoluto di Paolo Biasi e il suo successore, il cardiochirurgo Alessandro Mazzucco, indicato, a tal ruolo, proprio da Biasi. Si parlò di “continuum tosiano” perché tale operazione fu benedetta dall’allora sindaco Flavio Tosi. Vicepresidente vicario resta l’avvocato Giovanni Sala, uomo molto vicino a Biasi. Ma Mazzucco dirà ad Alessio Corazza sul Corriere di Verona del 5/11/2017 che “la Fondazione cui guarda è un ente che vuole dire quel che fa e vuol dire quel che dice” perché non deve essere un centro di potere (come poteva sembrare prima) ma un’azienda che realizza profitti e li investe in operazioni senz’altro virtuose, ma destinate a rendere profitti.

Il periodo di queste elezioni amministrative non è dei migliori. Se, da un lato, stanno pian piano scomparendo le restrizioni, dall’altro il clima estivo favorisce la voglia di uscire e di viaggiare, di andare al mare, piuttosto che in montagna o sul lago. Si ricordi che il partito dell’astensionismo è una sciocchezza, perché non c’è quorum alle elezioni amministrative: chi va a votare decide anche per chi sceglie di andare in spiaggia. Invece, il quorum del 50%+1 degli aventi diritto al voto è indispensabile per i 5 Referendum sulla Giustizia, che dobbiamo votare per iniziare una riforma del sistema giudiziario, che in Italia manca da troppo tempo.

Verona è una città piccolo-borghese e conservatrice. Non ha troppa simpatia per i cambiamenti repentini, ma pretende risposte concrete ai problemi di tutti i giorni: dal traffico ai parcheggi, dai servizi alla tutela dell’ambiente, dalla sicurezza al decoro. In fondo, si aspetta una visione di città in prospettiva, senza tentennamenti, che superi l’atavico provincialismo e alzi il livello alla portata che merita, facendo rinascere i suoi gioielli finanziari e storico-culturali, che debbono tornare a luccicare fino ad abbagliare, con progetti fattibili ma molto attenti al sociale. La ricchezza di Verona è la sua gente, che va amata, pregi e difetti, e messa in condizione di risorgere dagli anni bui delle crisi e della “città fantasma” alle nove di sera.

Damiano Tommasi, in questa campagna elettorale è sembrato un pesce fuor d’acqua. La politica non pare il suo ambiente. Il Palazzo non è l’oratorio. Le partite per il bene comune non si giocano in uno stadio, ma nel confronto con le categorie, sapendo trovare una sintesi, che è il miglior assist per il più bel gol. Ascoltatolo, non appare un candidato da nazionale, quanto da campionato dilettanti: sempre i soliti slogan, tre frasette in croce per compiacere i catto-progressisti, gli ambientalisti e poi? Dio ha dato a ciascuno dei talenti, siamo sicuri che questo sia il suo o lo vedremmo meglio al Coni?

Flavio Tosi è una eccellente macchina da voti. Non avendo mai lavorato, se non per il consenso personale, è quello che ha più esperienza di tutti. Però, ha già dimostrato in un doppio mandato e con una clamorosa sconfitta quanto sia bravo a fare il barbecue, producendo tantissimo fumo e un po’ di arrosto, da dividere con gli amici e i benefattori. L’impressione è che la sua grande spinta sia dovuta maggiormente ad un isterico spirito di rivalsa rispetto alla fila dei suoi fallimenti politici, dalla cacciata dalla Lega in poi nel 2015, piuttosto che all’amore per la città. Ma, qualcuno, a distanza di 7 anni, nel partito di Salvini pare sentirne, inspiegabilmente, la mancanza. Chissà…

Infine, ci sono gli outsider. Con buona pace di Paolo Berizzi, non si presenta alcuna lista di “estrema destra” nella città “laboratorio-fantasma” del neo-fascismo. Ci sono, però, ben tre liste della galassia “no vax” o “free vax” che, disgraziatamente per loro, si presentano divise. Sarebbe stato curioso vedere una civica unica e compatta sui diritti costituzionali e le libertà individuali quale risultato avrebbe potuto dimostrare a tutt’Italia. Fra di esse, colpisce il coraggio e la determinazione di Paola Barollo che si candida sindaco per la civica Costituzione Verona Libero Pensiero. Alla luce dell’incidente che ha subito 20 anni fa, Barollo si propone come sindaco per rimettere al centro le esigenze delle persone più fragili, come disabili e anziani e per costruire una Verona più inclusiva e accessibile per tutti. Io sono vaccinata e quindi non mi considero assolutamente una No Vax. Non voglio essere assolutamente citata in questo senso, perché non lo sono. La nostra lista è a favore della libertà di pensiero e bisogna rispettare chi non vuole vaccinarsi perché siamo un Paese civile e democratico e quindi è giusto che ogni persona decida cosa fare nella sua vita”. 

Anna Sautto per il Movimento 3 V sembrerebbe più decisa sulla questione “no vax”, mentre Alberto Zelger, ex consigliere comunale uscente della Lega, si presenta con Verona per le libertà e altre due civiche sempre della galassia “no vax, no green pass”. Con lui, Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia e alcune frange minoritarie del mondo cattolico conservatore, che, forse, hanno fatto venire qualche mal di pancia al vescovo Giuseppe Zenti.

E’ d’uopo ricordare che si può esprimere il voto disgiunto, ossia barrare il nome di un candidato sindaco e dare la preferenza ad una lista ed un candidato consigliere comunale di un partito o civica che ne sostiene un altro.

Ad esempio, chi volesse votare Fratelli d’Italia potrebbe scrivere, che so, Daniele Polato, accanto al simbolo e, se non gli piace Sboarina, mettere una “X” sul nome di Paola Barollo. Alle amministrative, è importantissimo guardare alle persone ed esprimere la preferenza. Se non piace Sboarina, ma si vuol votare la Lega, si può scrivere, ad esempio, Damiano Buffo accanto al simbolo e apporre una “X” su un altro candidato sindaco, mentre se si lascia solo la preferenza, il voto va direttamente anche a Federico Sboarina. Sono molte le donne che si mettono in gioco in questo agone elettorale, ma un giovane, promettente ristoratore e agricoltore veronese, che desta particolari attenzioni per l’entusiasmo di questi giorni. Lui è Achille Carradore e si presenta per la civica Verona Domani a sostegno di Sboarina. I sondaggi danno per vincente la riconferma di Sboarina. La lista del sindaco, per i più affezionati di Federico Sboarina, vede in campo un volto noto come Riccardo Caccia, che si candida col centrodestra in dissenso col suo partito, Forza Italia, che ha deciso di spaccare la coalizione e di sostenere Flavio Tosi con le sue civiche, ove spicca il nome di De’ Manzoni, fratello di Massimo, caporedattore del quotidiano La Verità.

I veronesi scelgano con retto discernimento il loro destino dei prossimi 5 anni, siano esigenti, pretendendo progettualità e concretezza, visione politica di medio e lungo periodo, rinascita del meglio di questo territorio. L’esperienza di Polato, la tenacia di Buffo e l’entusiasmo di Carradore potrebbero essere molto utili in questa prospettiva.

Pensateci su e non delegate le scelte agli altri: andate a votare!

 

 

 
 
FONTESchei! Farli tornare e investirli è la sfida della prossima amministrazione
Nato in Val di Fassa nel 1976, ma Veronese "de soca" da generazioni, si è diplomato al Liceo Classico "Alle Stimate". Dopo aver studiato per due anni Giurisprudenza, prima a Ferrara e poi a Verona, ritiene opportuno entrare nel mondo del lavoro. E' sposato dal 2001 e lavora da 15 anni per un Ente pubblico economico. Eredita dalla famiglia la passione per la lettura, per la politica e per il giornalismo, mentre è alle elementari che nasce quella indissolubile per l'Hellas Verona e per il calcio in second'ordine. Ama Dio da Cattolico tradizionalista militante, la Patria e la Famiglia, stare con gli amici, pochi ma buoni, l'allegria e il realismo, l'onestà e la trasparenza. Se qualcuno lo addita come persona all'estrema destra del Padre, diciamo che non si offende.

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