Nonostante tutto, in Veneto il lavoro indeterminato non è per forza un miraggio / DATI

 
 

I nuovi scenari internazionali, l’inflazione e le sue conseguenze sui consumi e sulle politiche monetarie ad oggi non sembrano precludere il protrarsi degli andamenti positivi nel mercato del lavoro regionale. Dal 23 febbraio 2020 (data convenzionale di inizio della pandemia) fino al 31 luglio 2022 il bilancio occupazionale grezzo del settore privato con riferimento ai tre contratti principali (a tempo indeterminato, a tempo determinato e apprendistato) è in Veneto positivo per 97.400 posizioni lavorative”.

Questo un estratto dell’ampia analisi sul lungo periodo riportate dal periodico mensile “La Bussola” dell’Agenzia Regionale Veneto Lavoro.
Per i ricercatori, si legge nel documento, “la perdita di posizione dei contratti precari a favore di quelli stabili (-1.765 il saldo a luglio per il tempo determinato) è indice di un consolidamento della posizione dei lavoratori resa possibile da un incremento quantitativo e qualitativo della domanda”.
Infatti un risultato di +2.098 posizioni a tempo indeterminato, con 9.015 assunzioni nel mese, riflette una crescita del +16% sul 2021 e tornano ad attestarsi al volume precedente alla pandemia.

Si assiste, dunque – proseguono gli analisti di Veneto Lavoroad un calo dei nuovi contratti a termine, stagionali e non, negli ultimi due mesi (in luglio -4% sul 2021) a fronte del proseguire delle trasformazioni verso il posto fisso (in luglio +51% sul 2021)”.
Considerando invece l’intero arco di tempo tra gennaio e luglio 2022, le assunzioni sono state 387.653, in crescita tendenziale del +25% e superiore anche al 2019 in cui i nuovi contratti erano stati 372.000.
Il saldo tra assunzioni e cessazioni nei primi sette mesi del 2022 è stato pari a +78.215 unità, dato superiore a quello del 2021 (+74.633) ma ancora inferiore a quello del 2019 (+82.900).

 
 

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