La prevenzione è un (video)gioco; nuove frontiere di diagnosi contro la Sclerosi Multipla

 
 

Un videogioco che possa individuare precocemente i segni di una disfunzione cognitiva nella Sclerosi Multipla, anche nei pazienti più giovani, prima che i classici test riescano a individuarli.

Era questo l’ambizioso obiettivo, pienamente raggiunto, del progetto “Visual‐Attentional Load Unveils Slowed Processing Speed in Multiple Sclerosis Patients: A Pilot Study with a Tablet‐Based Videogame”, pubblicato sulla rivista Brain Sciences, ad opera del gruppo guidato da Massimiliano Calabrese, docente di Neurologia nel dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento dell’Università di Verona.

“Il nostro gruppo di ricerca ha messo a punto il primo videogame dedicato ai pazienti con Sclerosi multipla ed in grado di testare alcune delle principali funzioni cognitive. Il videogame è stato testato in 51 pazienti, che risultavano, fino a quel momento, come privi di deterioramento cognitivo nei classici test carta-matita, e in 20 soggetti neurologicamente sani, spiega Calabrese, “i risultati sono stati sorprendenti, perché il videogame, in modo semplice e soprattutto divertente, ha evidenziato alcuni precocissimi segnali di deterioramento cognitivo, anche laddove i classici test cognitivi finora in uso non evidenziavano alcuna disfunzione. Questo permetterà in futuro di partire con cure specifiche e con una riabilitazione personalizzata in una fase molto precoce della malattia”.

Velocità di elaborazione delle informazioni e quindi di risposta, attenzione sostenuta, capacità di concentrazione, accuratezza, questi alcuni degli elementi che il videogioco è in grado di valutareprosegue Calabrese e che “sono risultati significativamente correlati, ma più sensibili nell’evidenziare i disturbi cognitivi rispetto al test gold-standard, ovvero quello normalmente utilizzato per misurare la velocità di elaborazione delle informazioni. Il gioco è quindi in grado di individuare i primi segnali di una disfunzione cognitiva fungendo quindi da test di screening, ma è anche in grado di monitorare le performance del paziente indicando eventuali segni di progressione della malattia”.

 
 

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