Horse friendly lifestyle: report dalla Fieracavalli 2018

 
 

Cavallo al centro dell’attenzione: beh, ovvio, siamo a Fieracavalli! No, il senso è più sottile: chi ha frequentato nel tempo questo storico – sono 120 gli anni – appuntamento, avrà rilevato un graduale spostamento dell’asse da uomo-cavallo a cavallo-uomo. Il nobile animale prima era in secondo piano rispetto a colui che lo allevava, che lo cavalcava, che lo assoggettava alle varie necessità o passioni: dall’uso nella ruralità alla selezione della razza per riproduzione, allo sport, al commercio e via discorrendo.

Oggi, invece, il cavallo è davvero il protagonista della fiera, come testimoniano dettagli quali il numero di stand dedicati alla sua alimentazione e alla sua cura – come entrare in un supermercato biologico – o didattiche come l’addestramento etologico, per insegnare agli animali le basi del rapporto con l’uomo, con una regola fondamentale, ovvero rispettare la psicologia e i tempi di apprendimento, senza stress e metodi coercitivi. E ancora: un sistema terapeutico naturale indicato in presenza di traumi, contusioni, distorsioni, irritazioni e
tendiniti, ma anche per sciogliere lo stress attraverso microgetti di acqua tiepida sulle parti, e il chakra equino, trattamento bioenergetico per cavalli e fantini che si ispira alla medicina tradizionale cinese.

Si è allargata anche la rosa delle “applicazioni”, vedi l’ippoterapia, ad esempio, e si è ampliato e raffinato l’ecoturismo che, proprio in occasione di questa edizione fieristica, ha visto il lancio di “Horse friendly“, marchio di qualità che certifica maneggi, ippovie e strade, parchi, agriturismi e ristoranti a misura di cavallo. Le segnalazioni vengono valutate da un’apposita commissione formata da Fieracavalli e Progetto Islander, con il compito di assegnare il marchio a chi rispetta un codice etico per la gestione degli animali e soddisfa precisi standard riguardo a cinque parametri: location, accoglienza, attrezzature ippiche, offerta gastronomica e accessibilità.

Tante vetrine, tanti prodotti, tanto intrattenimento, ma anche autenticità dal vivo, come tra i fuochi della “Cittadella della mascalcia“, dove il ferro si batte davvero finchè è caldo.

Sono tutti bellissimi, i cavalli. Prendiamo a rappresentanza – vista il numeroso sventolìo, quest’anno, della bandiera coi quattro mori, tra i padiglioni – l’Anglo-arabo di Sardegna, il cui allevamento e riproduzione è seguito da Agris Sardegna, agenzia regionale per la ricerca scientifica, la sperimentazione e l’innovazione tecnologica nei settori agricolo, agroindustriale e forestale. L’Anglo-arabo sardo è allevato in Sardegna da oltre un secolo; nel 1874 si istituisce in Ozieri il “Regio deposito stalloni” per assicurare la riproduzione di una razza adatta alle esigenze dell’arma di Cavalleria dell’Esercito Sabaudo. I primi nati dall’unione tra fattrici sarde e stalloni orientali risultano però di statura insufficiente; nel 1915 il capitano Grattarola indica l’uso di stalloni purosangue arabi e orientali da accoppiare con le migliori seicento fattrici locali, escludendo lo stallone purosangue inglese, ottenendo cavalli adeguati all’esercito. Nel 1957 l’Istituto Incremento Ippico della Sardegna subentra al Regio deposito stalloni e riprende uno specifico programma per aumentare e migliorare l’allevamento, selezionando esemplari per competizioni sportive e concorsi.

La storia di Fieracavalli inizia con la seduta del consiglio comunale di Verona del 23 dicembre 1897, presieduta dal sindaco Antonio Guglielmi: all’unanimità viene approvata la proposta di istituire la fiera, 50.000 lire – di cui 30.000 coperte da donazione del barone Ignazio Weill-Weiss di Lainate – sono i costi messi a bilancio per costruire le 13 scuderie che rappresenteranno il primo nucleo della rassegna. Nel preventivo si stima in 200 quintali la quantità di fieno necessaria per l’evento e come incentivo per i commercianti il vitto dei cavalli è concesso gratuitamente.


Il debutto di Fieracavalli avviene l’anno seguente, dal 14 al 16 marzo 1898; si connota come manifestazione semestrale e la seconda edizione si svolge infatti in autunno, dall’11 al 13 ottobre, già, nei fatti, internazionale, con esemplari importati da Inghilterra, Prussia, Russia e Ungheria. Il primo quartiere fieristico è nel centro storico di Verona, allestito tra la via dei Cappuccini Vecchi e la riva destra dell’Adige, con il mercato del bestiame in piazza Cittadella e il posteggio dei cavalli alla corda in via Pallone.
Che succede in Europa, intanto? A Parigi è il periodo della Belle Époque ed Edgar Degas dipinge le corse dei cavalli all’ippodromo, mentre in Italia il macchiaiolo Giovanni Fattori celebra l’equino come compagno di lavoro e come supporto nelle attività militari.
Arriva il 1900 e Veronafiere, che chiude in anticipo l’edizione di Fieracavalli per l’assassinio del re Umberto I per mano dell’anarchico Gaetano Bresci; si espone il “cavallo meccanico” è per l’Italia è la prima mostra di automobili.
Nel 1901 debutta a Verona il Congresso Ippico Nazionale, due anni dopo – vita cittadina – viene fondato l’Hellas Verona – che disputa le gare non ufficiali sui campi dei cavalli – e nel
1913 l’Arena ospita la prima stagione lirica.
Nel 1914 la rassegna si identifica la più importante fiera dei cavalli in Italia, con più di 3.000 cavalli, e il primo mercato dedicato alle macchine agricole. Stop per il dramma della prima guerra mondiale e riapertura nel 1919; nei primi anni Venti si registra in fiera il boom della meccanizzazione agricola: è il tramonto del cavallo nei campi e l’alba dell’èra commerciale. Nel 1926, nella sola prima giornata di manifestazione, vengono venduti 1.200 cavalli, per un giro di 10 milioni di lire dell’epoca: un’enormità; nel 1938 si superano i 22 milioni di lire.

Nel 1926, si svolge – al termine di Fieracavalli – la prima gara automobilistica Circuito del Pozzo, che l’anno seguente sarà vinta da Tazio Nuvolari.
Nel 1930 la fiera di marzo si trasforma ufficialmente nella Fiera dell’Agricoltura e dei Cavalli. 
Auto vs cavallo: nel 1939 ci si interroga sul futuro, i tempi cambiano e a Verona si
affronta il tema della circolazione sulle nuove strade asfaltate, con il convegno “Cavallo-carrostrada”.
La seconda guerra mondiale brucia l’Europa e sospende le edizioni. Nel 1942 , il 24 agosto a Izbuscenkij (Russia) e il 17 ottobre a Poloj (Croazia), il Savoia Cavalleria e il reggimento Cavalleggeri di Alessandria sferrano, al grido di “Savoia!”, le ultime cariche in battaglia con l’impiego dei cavalli. È la fine di un’era militare iniziata nel X secolo a.C. con gli Assiri.
Nel 1946 Fieracavalli è la prima manifestazione riaprire in Italia e due anni dopo, per la 50ª edizione, viene trasferita dal centro della città al nuovo quartiere fieristico, forte di 200.000 metri quadrati, di cui 24.000 coperti da padiglioni, scuderie, stalle e impianti.
La manifestazione continua a crescere, nel ’60 è trasmessa in diretta dalla Rai (nata nel 1954), con la telecronaca di Tito Stagno.

Dal 1970 si riscopre il cavallo come mezzo di trasporto: sono gli albori
dell’equiturismo, che portano la rassegna internazionale di Verona a sviluppare tale tendenza con la prima Borsa della vacanza a cavallo, nel 1985, con i raid in sella da Monaco di Baviera a Verona nel 1986 e nel 2006, per rinsaldare un gemellaggio che dura dal 1960.
Nel 1988 viene inaugurato il Westerndromo, un unico padiglione con tutte le razze
nordamericane, le associazioni di specialità e le performance sportive legate alla cultura dei cowboy. Arrivano anche gli indiani: nel 1992, il leader del popolo Lakota, Birgil Kills Straight, vince il prestigioso trofeo «Horse adventure».
Il centenario di Fieracavalli è celebrato con il concorso nazionale sui purosangue di razza
araba organizzato dall’Associazione Nazionale Cavallo Arabo e con il «Battesimo della sella» della Federazione Italiana Sport Equestri, per iniziare più piccoli al mondo del cavallo.
Varenne e il suo driver Gianpaolo Minucci: entrati nella storia dell’ippica mondiale, sono ospiti nel 2009.
La tutela e il benessere degli animali durante la manifestazione sono garantiti da una
Commissione etica e una Commissione tecnico scientifica, che coinvolgono tra gli altri i Carabinieri, il ministero della Salute, l’Università di Padova e l’Istituto zooprofilattico delle Venezie.
Nel 2015 si presenta la guida l’Italia a cavallo, volume declinato in 21 itinerari per scoprire le bellezze del paese dall’alto di una sella, nato dalla collaborazione di Fieracavalli con il Touring Club Italiano. L’equiturismo sale in cattedra: nel 2017 la Fiera ospita il primo master di
Turismo Equestre con giornate di formazione e l’inaugurazione ufficiale della prima ippovia urbana di Italia. Con questa edizione, fino a domenica 28 ottobre, Fieracavalli festeggia 120 anni, confermandosi la più importante manifestazione internazionale dedicata al mondo equestre: ogni anno sono presenti in media 2.400 cavalli di 60 razze, 35 associazioni allevatori, 750 aziende espositrici da 25 nazioni e 160.000 visitatori da oltre 60 paesi.
Con costante rispetto e amore per un animale meraviglioso.

 
 
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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