Evasione nel settore delle cripto-attività

 
 

I finanzieri del Comando Provinciale di Verona, all’esito di specifiche attività tese a contrastare l’evasione fiscale nel campo delle tecnologie applicate al mondo delle monete digitali, hanno svolto tre verifiche fiscali nei confronti di lavoratori autonomi operanti nel settore delle cripto-attività, in particolare due nella c.d. “digital-art” (viene commercializzata un’opera o una pratica artistica che utilizza la tecnologia digitale come parte del processo creativo o di presentazione espositiva) e una in quella del “mining” (processo attraverso il quale nuove cripto-valute vengono messe in circolazione, in cambio di un compenso, la c.d. “fee”).

Il servizio, che nasce da approfondimenti sulla percezione di redditi da “cripto-attività” elaborati dal Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma, ha disvelato:

nel caso di due “artisti digitali”, la vendita su portali online dedicati di numerose opere digitali (meglio note come non-fungible token – NFT), tramite l’utilizzo di varie blockchain (meccanismo di database avanzato che permette la condivisione trasparente di informazioni all’interno di una rete), a esperti e investitori del settore, i cui importi non sono confluiti nelle relative dichiarazioni dei redditi;

un “miner” (letteralmente “minatore” di cripto-valute) che ha percepito compensi non dichiarati al fisco per l’attività di “impacchettamento” di informazioni in “blocchi” per consentirne l’accodamento nella blockchain.

Complessivamente è stata recuperata a tassazione, ai fini delle imposte sui redditi, una base imponibile pari a euro 522.000,00.

 
 

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