Enciclica “Laudato si'”: riflessioni e spunti

 
 

di Alberto Fenzi

l’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco unisce, in una articolata riflessione, gli argomenti della pace, della povertà, della equa ripartizione delle ricchezze della Terra e del malessere che disorienta l’uomo moderno. Deve essere interpretata come una grande sollecitazione morale e culturale ed un invito agli uomini affinché si convertano a stili di vita più sobri e compatibili con la sopravvivenza del Pianeta.

Francesco non è il primo Papa che si interessa di ambiente ed ecologia umana, prima di lui sono intervenuti Leone XIII ( Rerum Novarum 1891), GiovanniPaolo II ( Redemptor hominis 1979) e anche Benedetto XVI, in alcuni documenti del 2007.

Nella Laudato si’ Papa Francesco, con un linguaggio intellegibile prende posizioni nette e dall’innegabile significato politico.

Utilizzando il concetto di Casa Comune piuttosto che di Creatore Comune, l’Enciclica si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà, quindi non solo ai cattolici, e lo fa con toni preoccupati, analoghi a quelli usati da Papa Giovanni XXIII nella Pacem in Terris ( 1963) di fronte al pericolo di una guerra nucleare.

L’aver avvicinato il problema ambientale a quello della guerra dà un’idea di quanto la Chiesa consideri drammatici i pericoli per l’ambiente e per l’umanità; ciò spinge a non lasciare cadere la sollecitazione, ma a far giungere l’Enciclica al cuore e all’intelligenza del maggior numero possibile di persone.

La crisi ambientale, sociale e spirituale che minaccia l’umanità, è innanzitutto una grande sfida culturale ed educativa perché siamo cresciuti in un contesto consumistico e far maturare stili di vita più sobri e la consapevolezza di una Casa Comune richiederà un enorme sforzo educativo.

Ci siamo ormai resi conto che non bastano i programmi politici o le leggi per evitare comportamenti che offendono l’ambiente. Quando è il senso di una comune appartenenza che viene a mancare, le leggi sono intese solo come ostacoli da evitare.

I problemi affrontati nell’Enciclica sono planetari e richiedono interventi internazionali; ben diversi quindi da quelli che possono essere messi in campo da un movimento o anche da un singolo stato, se si vuole che l’informazione e l’educazione riescano a motivare nuovi stili di vita.

I comportamenti virtuosi delle singole persone che sono citati nella Enciclica sono importanti perché mostrano con l’esempio come ci si deve comportare. Quei comportamenti prevedono la riduzione dei consumi e ciò li porta in conflitto con le politiche economiche nazionali e internazionali che associano lo sviluppo e il benessere ai consumi e al PIL. Bisogna creare le condizioni affinché vengano adottate soluzioni internazionali in quanto, in una economia globalizzata come la nostra, non si può certo pensare di ridurre i consumi e il PIL solo in Italia o in una città.

D’altra parte le dimensioni internazionali del problema non devono diventare un alibi per non far nulla a livello locale o nazionale.

 

L’Enciclica parte dalla considerazione che la velocità con cui sono cambiati i ritmi di vita e di lavoro dell’umanità contrastano con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica, e che l’obiettivo dei cambiamenti sia stato solo il profitto: da raggiungere senza prestare attenzione alle conseguenze negative per l’uomo.

È giusto apprezzare le possibilità offerte dallo sviluppo tecnologico che hanno risolto innumerevoli problemi dell’uomo ( vita media cresciuta, fame superata in Europa…), tuttavia non si può ignorare che l’energia nucleare, le biotecnologie, la conoscenza del DNA e la possibilità di intervenire nei processi più intimi della natura forniscono, a coloro che detengono il potere di sfruttare queste nuove conoscenze, un dominio enorme sul genere umano.

L’uomo sembra spesso travolto da un delirio di onnipotenza perché non è sufficientemente sostenuto da una cultura che riguardi la responsabilità, i valori e la coscienza. Proprio a causa di questa carenza di cultura gran parte dell’umanità non avverte la gravità dei problemi e il pericolo di superare il punto di rottura.

La crisi ecologica e quella culturale-spirituale sono collegate nel senso che la crisi ecologica è la manifestazione esterna della crisi culturale-spirituale che a sua volta nasce da un eccesso di antropocentrismo che trascura ogni riferimento a una Casa comune fino ad annullare ogni legame sociale.

 

Per mantenere immutati gli stili di vita, di produzione e di consumo,alcuni sostengono che non sono ben dimostrati i nessi di causalità fra offese all’ambiente e disastri climatici e sociali, altri pensano che i problemi ecologici si risolveranno con nuove innovazioni tecniche, altri ancora ritengono che la soluzione sia la riduzione della presenza dell’uomo sul pianeta.

Fra queste posizioni estreme la Chiesa non propone soluzioni definitive alle questioni concrete e lascia aperta la domanda sul cosa fare.

L’Enciclica sostiene che l’ecologia, che per decenni si è basata unicamente sulla prevenzione e sull’informazione scientifica, dovrebbe anche considerare le condizioni di vita e di sopravvivenza della societàe mettere in discussione i modelli di sviluppo, di produzione e di consumo.

Affascina la chiarezza con cui nella Enciclica sono espresse queste posizioni che essere l’annuncio che dopo il superamento del comunismo sovietico, emergono sempre più chiari elementi di conflitto ed incompatibilità fra cristianesimo e un capitalismo che ha esasperato le sperequazioni fra i livelli di benessere.

 

Grazie al movimento ecologico mondiale, una parte dell’opinione pubblica ha preso coscienza della gravità dei problemi e le questioni ambientali sono state poste nell’agenda pubblica.I vertici mondiali sull’ambiente ( 1992 e 2012) hanno prodotto importanti manifestazioni di intenti, ma non hanno prodotto risposte efficaci perché, mancando controlli e sanzioni, i paesi hanno privilegiato gli interessi nazionali piuttosto che il bene comune.

La conferenza di Parigi del 2015, seguita con una partecipazione straordinaria in tutto il mondo, anche perché preceduta dalla Enciclica, ha lasciato ancora ai singoli paesi la responsabilità di attuare le direttive senza prevedere sanzioni.

Questi fatti, ma non solo questi, mostrano come siano necessarie leadership in grado di superare la logica che impedisce di prendere decisioni efficaci per contrastare il riscaldamento del Pianeta. La medesima logica che non permette di sradicare la povertà e proporre soluzioni adatte sia alle necessità delle attuali generazioni che alla salvaguardia di quelle future.

Alcuni affermazioni dell’Enciclica fanno forse capire cosa pensi il Papa dell’attuale governance del mondo e quanto sia indispensabile sviluppare istituzioni internazionali più incisive. Forse anche il Papa pensa che sia necessaria una evoluzione dell’ONU che lo renda meno prigioniero delle grandi potenze.

I nuovi leader in grado di prendere decisioni coraggiose e generose riusciranno ad emergere solo se crescerà un’opinione pubblica consapevole che li sostenga. Per questo occorre individuare fin da ora il contributo che ognuno può dare per mobilitare uno sforzo internazionale analogo a quello che ha portato al disarmo. (1970).

 

 

Partendo da queste considerazioni, l’Ass. Amici di Verona si rivolge alle associazioni e a tutti i cittadini per chiedere loro di promuovere confronti e percorsi di conoscenza e approfondimento sui temi dell’Enciclica al fine di accrescere la consapevolezza sulle condizioni sociali ed ambientali del Pianeta.

Gli Amici di Verona hanno deciso di mettere gratuitamente a disposizione di tutti coloro che lo richiedono una copia della Enciclica Laudato si’ in formato cartaceo o in formato elettronico pdf e, in collaborazione con la stamperia vaticana, in formato Braille.

Gli interessati potranno inviare la richiesta a [email protected]

 
 

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