Disabilità e M5S, inclusione? non si può!

On. Simona Flavia Malpezzi
 
 

I cinque stelle sono sicuramente maestri nel vendere teoria avvolta in carta patinata e il nuovo volto del movimento che vuole presentarsi come affidabile e preparato, pronto alla sfida di governo, si presenta come quello dei bravi ragazzi che organizzano convegni di livello su diversi temi. La scuola, si sa, va di moda, e allora perché non parlare di scuola e disabilità? Ma cosa succede poi quando dalla loro bellissima teoria si passa ai fatti? Cosa succede quando i grillini amministrano? Come affrontano il tema dell’inclusione?

Roma: nella capitale la giunta grillina, tra i pochi atti amministrativi che ha approvato, ha tagliato 50 milioni di euro per disabili, poveri e scuole. A settembre per molti bambini romani l’anno scolastico è cominciato con il taglio delle ore degli AEC, gli assistenti per gli alunni disabili. Risultato? Molti bambini non sono potuti andare a scuola: mancava chi li aiutasse a mangiare, spostarsi e andare in bagno.

Civitavecchia: non ci sono soldi? Tagliamo il nuoto per i disabili. (Per la cronaca, il progetto è ripartito grazie ad una raccolta fondi da parte di un’associazione e ad un contributo della cassa di risparmio)

Bagheria: succede come a Roma (ed eravamo nel 2014): 80 bambini rimangono a casa perché il comune non garantiva loro l’assistenza a scuola. Ed era stata brava la collega Laura Coccia , da sempre in prima linea sull’inclusione, a sollevare la questione in parlamento.

Tre città di diversa dimensione, tre città con storie diverse ma il filo conduttore è unico: quando arrivano, loro tagliano.

E siccome credo fermamente che i cittadini debbano pretendere una classe politica che sia valutabile rispetto alle scelte fatte e ai progetti realizzati, vi dico cosa abbiamo fatto noi nei #millegiorni sull’inclusione (e parlo solo di scuola, non ti tutto il resto che è molto altro).

Partivamo da una situazione difficile: sempre più ragazzi disabili e sempre meno insegnanti di sostegno perché mai nessuno aveva pensato ad una classe di concorso solo per loro.
Abbiamo trovato un sistema che si reggeva sulle supplenze temporanee e sui posti in deroga (non si sa mai quanti siano) con una situazione molto diversa tra Nord e Sud. Nel primo caso vi era urgenza di mandare in cattedra insegnanti anche senza titolo (non ne avevamo fisicamente!!!), nel secondo c’era un gran numero di docenti qualificati che restavano a casa a causa del blocco delle graduatorie e dei mancati trasferimenti. Abbiamo affrontato la questione.
Come?
Abbiamo assunto. Abbiamo assunto 24mila docenti di sostegno e abbiamo anche stabilito che in caso di un rapporto positivo con gli alunni e su richiesta delle famiglie, i docenti con contratto a termine possano essere riconfermati per più anni senza passare dalle annuali trafile di assegnazione delle supplenze.
Abbiamo investito sulla formazione per tutti i docenti, perché l’inclusione è un progetto che riguarda tutta la classe e abbiamo anche istituito un percorso specifico per insegnare nella scuola secondaria.
Abbiamo stabilito che ogni scuola debba avere un piano di inclusione e che questo piano sia oggetto di valutazione.

E’evidente che, per la prima volta, pensiamo ai docenti di sostegno come una categoria specifica valorizzando la loro professionalità e sostenendo i bambini e i ragazzi nel loro percorso scolastico con docenti più preparati e motivati.

Per raggiungere questi obiettivi abbiamo ascoltato e discusso a lungo con le famiglie, le associazioni e il mondo della scuola. E c’è ancora tantissimo da fare, risorse da aumentare, problemi da risolvere, equilibri da trovare.
Ma noi non tagliamo.
E siamo pronti ad andare avanti. Insieme.

Simona Flavia Malpezzi, Partito Democratico, componente della VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE) della Camera dei Deputati

 
 

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