La “bancarotta” è un sostantivo nato nel Medioevo quando ai cambiavalute e prestatori di denaro che non erano più in grado di far fronte agli impegni, le guardie letteralmente rompevano a pezzi il banco. A questo fa riferimento il titolo del libro di Maurizio Crema, veronese, giornalista del Gazzettino, che racconta il Veneto e il Nordest tradito dalla grande crisi che ha azzerato il valore di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Un danno complessivo al risparmio di oltre 200 mila soci e famiglie che non ha eguali nella storia del nostro paese, di gran lunga superiore a quello che ha coinvolto le quattro banche salvate dal crac dal governo; un disastro che ha dissolto il controvalore di circa 12 miliardi di euro. Il libro, presentato la scorsa settimana presso la libreria Pagina 12 di Corte Sgarzarie, a Verona, edito da Nuova dimensione (13 euro) è un atto d’accusa durissimo verso chi ha causato il crac. L’autore ripercorre le tappe di un’ascesa che ha avuto momenti molto positivi e che poi, a causa di conduzioni dissennate, accompagnate da norme sempre più restrittive emanate dalla Banca Centrale Europea, ha portato all’epilogo che ormai tutti conosciamo. La presentazione è stata moderata da Patrizio Del Prete e, assieme all’autore, ha visto protagonista la Deputata del Partito Democratico Alessia Rotta che ha sottolineato come le vicende di queste banche siano state frutto anche di una malintesa “autosufficienza” propria della classe politica e imprenditoriale che ha governato il Veneto negli ultimi vent’anni.