Legambiente: necessaria revisione Tav BS-VR-PD

Sviluppo rete autostradale dal 1970
 
 

La sentenza del Tar di Roma  ha rigettato il ricorso di una sessantina di associazioni ambientaliste, ma Legambiente non ci sta: “Non è che “un incidente di percorso”, ci appelleremo al Consiglio di Stato perchè siamo legittimati a farlo. Stiamo chiedendo anche una revisione del progetto Tav da anni“. Sono 23, su un totale di 111, le opere infrastrutturali prioritarie su cui è in corso la project review da parte del ministero delle Infrastrutture, come riporta l’allegato Infrastrutture al Def, approvato l’11 aprile scorso dal Consiglio dei ministri insieme al documento di Economia e Finanza.
Nella lista ci sono conferme di revisioni in corso già note, come la Torino-Lione tratta nazionale, o la Catania-Palermo ferroviaria, ma anche molte novità, come l’autostrada Tirrenica, la metro C di Roma, l’alta capacità Brescia-Verona-Padova, il Terzo Valico, le tratte di adduzione ai tunnel svizzeri, la 106 Ionica, la superstrada Ferrara-Porto Garibaldi, la Grosseto-Fano.
Tramontata, con il nuovo Codice appalti, la legge obiettivo, l’allegato al Def  si configura come “documento ponte” in vista dei veri provvedimenti strategici individuati dal Codice: il Piano generale dei trasporti e della logistica (Pgtl) e il Documento pluriennale di pianificazione (Dpp), dovrebbero essere varati dal Mit entro pochi mesi.


Il ministero, dunque, prende atto che sulle tratte brevi come la Verona-Vicenza basterebbero 240K/h; Legambiente chiede che la revisione venga fatta anche per la Brescia-Verona e che il Cipe si esprima definitivamente per la cancellazione dello shunt (32 km in più dal costo di 900 milioni di euro). Ciò consentirebbe anche la revisione del tracciato, che potrebbe così passare da Peschiera del Garda, per assicurare una maggiore utenza anche turistica e una riduzione del consumo di suolo a 138 ettari contro quella di Rfi, che prevede 168 ettari. “La  nostra proposta  di affiancamento in sede dei nuovi binari – sostiene Dario Balotta, responsabile trasporti Legambiente Lombardia – sarebbe la più competitiva, perché i costi di infrastruttura e del materiale rotabile sarebbero nettamente inferiori e si eviterebbe la perdita del 25% del fatturato (12,5 milioni anno) dell’area del Lugana. I benefici ambientali sarebbero enormi, ma anche i costi di esercizio sarebbero inferiori, per il minori consumi di energia e di spese di manutenzione. Il quadruplicamento consentirebbe inoltre un reale raddoppio della capacità della linea e l’adozione di un sistema misto. A differenza del progetto Rfi, i treni locali, regionali, merci e le frecce potrebbero utilizzare indifferentemente i quattro binari, a beneficio dei pendolari, del turismo e delle merci“.

 

 

 
 

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