Il nuovo piano di conservazione e gestione del lupo

 
 

di Lorenzo Dalai

Lunedì 21 marzo a Boscochiesanuova, presso la sede della Comunità Montana, l’On. Diego Zardini, membro della Commissione Ambiente della Camera, ha presentato agli amministratori locali della Lessinia il “Piano per la conservazione e la gestione del lupo”. Il Piano è stato approvato dal tavolo tecnico, attualmente è in fase di lettura presso il tavolo paritetico Stato-Regioni, dove potranno intervenire eventuali ulteriori modifiche suggerite dalle associazioni ambientaliste e da quelle degli allevatori, poi verrà definitivamente adottato. Una rivisitazione del problema che tiene conto del consolidamento della presenza della specie e degli inevitabili problemi che suscita la presenza di grossi carnivori, come si sta verificando in Lessinia da quattro anni a questa parte. Dalla lettura del documento risulta evidente che il Piano non propone “stragi”, come è stato paventato da alcune parti, ma cerca un punto di equilibrio e spartiacque tra una modalità iperprotettiva nei riguardi della presenza di questi predatori e la contrapposta volontà di eliminare la loro scomoda presenza. Infatti i tre capisaldi del piano sono:

– Verifica dello stato attuale della popolazione alpina e appenninica del lupo

– Obiettivi proposti per la conservazione della specie

– Azioni per il raggiungimento degli obiettivi proposti

Viene ribadito che il Piano si propone la “tutela della popolazione rispetto a quella dei singoli individui” e, di conseguenze, chiudendo definitivamente la fase del laissez faire, dove i conflitti tra attività antropiche e presenza del lupo si sono spesso risolti con azioni violente, senza conseguenze per gli autori. A tal fine, questione dirimente, viene introdotto il concetto di deroga, prevedendo il concetto di cattura e abbattimento, con tetto del 5% e regole ferree per la sua applicazione.

Il Piano prevede il termine di 18 mesi dalla sua stesura per l’applicazione, determina in modo chiaro il superamento delle normative risalenti al 1971, quando il lupo era sull’orlo dell’estinzione totale, chiarisce le competenze dei vari enti territorialmente preposti, prevede una soglia minima di conservazione della specie, inquadra una possibile collaborazione sovranazionale, visto che per i lupi i confini amministrativi e nazionali non sono vincolanti.

Forse qualcuno si attendeva una maggior flessibilità sulle deroghe, sicuramente ci sarà chi si straccerà le vesti, quando, leggendo il Piano, capirà che, in determinate circostanze, si potrà procedere alla rimozione di singoli esemplari con catture e abbattimenti.

In tutto questo contesto l’atteggiamento della Regione Veneto è sempre stato remissivo, ha sì promosso l’istituzione di tavoli di confronto, è di questi giorni la partenza del terzo, ma non ha mai esercitato azioni di pressione sul Governo, visto che la tematica è di competenza ministeriale. Visite degli assessori Regionali ripetute, ma sempre senza reali riscontri in un’azione di gestione della presenza dei grossi carnivori. In questo quadro occorre tenere presente che la Regione ha percepito un sostanzioso contributo relativo all’adesione al Progetto Europeo Life Wolf Alps pari a quasi mezzo milione di euro e di questa cospicua cifra solo una parte molto residuale è stata messa a disposizione degli allevatori per rifondere i danni e per attuare eventuali misure di prevenzione delle incursioni predatorie dei lupi. Che dire poi dei rimborsi che arrivano con circa sei mesi dal danno subito e gli appesantimenti burocratici, per usufruire dei rimborsi stessi e per smaltire le carcasse?

 
 

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