A Verona nasce il progetto di musicoterapia

 
 

Un progetto unico in Italia, nato dalle radici del genio di don Antonio Provolo. È stato presentato oggi, il progetto Effatà, con l’inaugurazione di una nuova aula dell’Istituto Fortunata Gresner dedicata alla musicoterapia. Il progetto scientifico nasce dalla collaborazione tra l’Istituto Gresner e il Conservatorio Dall’Abaco di Verona e prevede l’avvio di percorsi di ricerca per analizzare gli effetti della musica sull’integrazione e sul benessere dei ragazzi con disabilità motoria o cognitiva.

 

All’incontro “Antonio Provolo, un genio contemporaneo. Coraggio, Intuizione, Modernità”, che si è tenuto al teatro Gresner, sono intervenuto il vescovo di Verona Monsignor Domenico Pompili, il direttore dell’Istituto Gresner Carlo Nogara, il vicedirettore del Conservatorio di Verona Edoardo Maria StrabbioliPaolo Caneva professore del Conservatorio di Verona ed Elena Fasoli, musicoterapeuta dell’Istituto Gresner. Presenti il questore Roberto Massucci, l’assessore alle Politiche educative Elisa La PagliaCatia Zambon, presidente nazionale Agesc, e alcuni tra i maggiori esperti della vita e della ricerca scientifica di don Antonio Provolo, che hanno illustrato la sua storia personale, inserita nel momento storico vissuto da Verona e, nel dettaglio, la metodologia che sta alla base del suo insegnamento.

“Il convegno e il progetto sono dedicati alla città di Verona, alla Congregazione e a chi vuole riscoprire una grande figura della nostra città – ha dichiarato Carlo Nogara, direttore dell’Istituto Fortunata Gresner -. Si potrà così conoscere il carisma del nostro fondatore, cioè l’Effattà, un aprirsi evangelico a nostro Signore che si concretizzò in un impegno unico. Provolo, infatti, fu un prete rivoluzionario, che grazie al suo coraggio e alla sua grande generosità, dedicò la vita ai più umili, rinunciando ad una brillante carriera nel canto. La sua figura, il suo impegno e i suoi studi sono assolutamente attuali. All’Istituto Gresner, vogliamo omaggiarlo, dando vita a un progetto di musicoterapia unico, in continuità con colui che è stato pioniere della materia. L’istituto insieme al Conservatorio, e con il supporto di un comitato scientifico creato ad hoc, studierà gli effetti della musicoterapia su un caso concreto. Siamo fieri di ospitare una realtà che non è soltanto un unicum nel territorio veronese, ma anche tra le primissime esperienze in Italia. Speriamo che questo nostro progetto, sostenuto anche da Regione Veneto e Ulss 9, possa essere replicato in altre scuole e in altre città”.

 

Un prete innovatore, Provolo visse una vita tra ricerca e solidarietà nei confronti degli ultimi. Dotato di una voce angelica, don Provolo fu il pioniere dell’educazione dei sordomuti, donando dignità a persone che all’epoca viveva ai margini della società. Il sacerdote ebbe competenze in esegesi biblica, musicoterapia, musicologia, pedagogia e fisica, acquisite grazie ai suoi studi e ai suoi molteplici viaggi in Europa. Il suo metodo rivoluzionario permise ai sordomuti di parlare attraverso il canto. La sua metodologia unica e pionieristica è illustrata nel suo manuale principale, testimonianza della grande modernità di un uomo vissuto duecento anni fa ma che ha proposto soluzioni, in ambito di musicologia, che tutt’oggi risultano innovative.

“Questa aula nasce dall’intuizione di Antonio Provolo – ha sottolineato il vescovo Pompili – che è stato un vero genio dell’educazione: dal canto è riuscito a dare la parola a chi ne era privato. Soprattutto questo progetto è l’occasione perché nella nostra città si sviluppi una forma di educazione alla musica che dà possibilità a tutti di essere introdotti nel mondo dell’esperienza artistica”. 

“Oltre 20 anni fa – spiega il vice direttore Strabbioli – il Conservatorio aveva iniziato ad occuparsi di musicoterapia, quindi, quando questa sinergia è maturata ci è sembrato naturale collaborare. Come Conservatorio abbiamo potuto portare i nostri laureati in una realità ideale per sviluppare tutte le conoscenze e integrare le due istituzioni. Speriamo di farlo diventare un progetto pilota per tante altre realtà veronesi e della nostra regione”.

 
 

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