Un milione di ragioni veronesi – dimenticando Poroshenko

 
 

Tutto si può dire (e di qui appresso certamente non ci taceremo) su di lui, tranne che abbia, almeno, uno dei cognomi più facilmente pronunciabili dell’intero pallottoliere di nomenclature (con la “c”) del nord-est europa.
Petro “Pietro” Poroshenko, 52 anni, sale sul trono più alto del paese che gli ha conferito i natali, l’Ucraina, il 7 giugno 2014 e fin qui abbiamo scontentato solo tutti coloro che, di questo signore, non ricordano assolutamente niente. Per ragguagliarli dobbiamo scendere dagli allori della Presidenza e tornare ai “dolori” del nostro museo di Castelvecchio; era il 19 novembre 2015 e dalla nostra città, precisamente dal luogo in cui si tenne il famoso Congresso di Verona della nascente RSI, venivano rubate 17 tele e quadri a firma Mantegna, Rubens, Tintoretto e altri. Patrimonio e rabbia umanamente inestimabili, oltre 17 milioni di euro secondo Gennario Ottaviano, il magistrato che ha coordinato tutte le indagini di quella vicenda, ulteriormente stimolata dalla doppia denuncia presentata dall’avvocato veronese Guariente Guarienti. “Anche la nostra magistratura può indagare – sostenne Guarienti – in quanto si tratta di reato commesso da pubblico ufficiale estero ma su corpo di reato italiano. I reati ipotizzati sono appropriazione indebita e/o ricettazione”. L’appropriazione, di fatto, terminò l’11 maggio 2016 quando in un bosco dell’isola di Turunciuk, vennero ritrovate le opere trafugate, annunciate e riportate in madre patria proprio dallo stesso Poroshenko.
Non è volando via dal proprio paese, però, che si risolvono queste – e altre – spine ex sovietiche. Ed ecco che la salita a capo dello Stato ucraino, da parte di Poroshenko, diventa un’altra vicenda avvenuta a seguito di elezioni in un clima di fortissime violenze di piazza e guerra civile nella regione del Donbass. Il Presidente venne accusato di essere a capo di un sistema politico-istituzionale che trae il proprio fondamento dal colpo di Stato del febbraio 2014 che rovesciò il precedente presidente Yanucovich, elettoralmente legittimato. Ma non solo; la popolazione russofona del Donbass è sottoposta, tutt’ora, a una costante opera di repressione militare che il governo di Kiev attua persino mediante bombardamenti indiscriminati contro civili.

Insomma, ce n’è abbastanza per convincersi che, potendo scegliere, è meglio prendersi un caffé in beata solitudine che in sua compagnia. Di parere diverso l’ormai ex sindaco della nostra città, Flavio Tosi che, anche in questa vicenda, è riuscito nell’impossibile (negativo): proporre – ed ottenere – la cittadinanza onoraria per Poroshenko, ritenuto sufficientemente meritevole di tale menzione per l’impegno profuso nella sospetta e onerosa (un milione di euri) restituzione del maltolto artistico cittadino di Castelvecchio.
L’aria in città, recentemente, ha avuto modo di rinfrescarsi sia dal punto di vista meteorologico che amministrativo. Ed è su iniziativa di un cittadino, Loris Ferro, che, tramite un post su Facebook, viene proposta alla nuova giunta del sindaco Federico Sboarina l’idea giusta per far terminare un’altra bruttura che malissimo s’intona con la gentilezza secolare della nostra città; rimuovere tale menzione di cittadinanza onoraria per il presidente gialloblù (ucraino). E il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, ci fa sapere, ha già iniziato la raccolta firme.

 

 
 
33 anni, parte di questi trascorsi inutilmente nel tentativo di scrivere una biografia seria e sensata. Forse questa è la volta buona (lo dico sempre!). Italiano e veronese, amante della comunicazione con ogni mezzo e a (quasi) ogni costo. Hellas Verona nelle arterie, musica jazz e le parole di un caro amico al momento giusto. Con la famiglia di VeronaNews per dare il meglio di me alla città che più amo al mondo.

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